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Conferenza droga
Partito Radicale Emma - 8 novembre 1990
Siringhe e Granzotto

Ecco il testo della lettera inviata insieme a Marco Taradash al direttore de IL GIORNALE che oggi ha pubblicato, in prima pagina, un articolo di Paolo Granzotto dal titolo "Scopare il metrò di Roma? Meglio la galera"

Caro direttore,

è vero, cercavamo il "caso". A New York del resto è facile: è bastato consegnare un paio di pacchetti di siringhe ipodermiche (di quelle che da noi si comprano al supermercato e costano duemila lire ogni dieci) ai robusti ma gentili policemen che facevano la guardia davanti all'ufficio del sindaco di New York. Era il nostro contributo simbolico alla politica sanitaria (che non c'è) della metropoli. E siamo stati ammanettati, caricati sul cellulare, processati, perché a New York il possesso di siringhe senza prescrizione del medico è un reato -punibile con la prigione fino ad un anno- che cade addirittura sotto la sferza delle leggi antidroga.

Nello Stato di New York, appunto, perchè diversamente da quello che crede di sapere il dr. Granzotto, giornalista molto acido ma certamente poco informato - e ce ne dispiace soprattutto per i lettori del Giornale - negli Stati Uniti solo 11 Stati vietano la vendita o il possesso di siringhe ipodermiche senza prescrizione medica. Gli altri 39 Stati non solo la consentono, ma anzi promuovono e finanziano piani di distribuzione gratuita di siringhe sterili. Per contribuire alla informazione dei lettori del Giornale, e del dr. Granzotto basterà qui ricordare che Connecticut ed Hawai hanno recentemente approvato programmi di distribuzione di siringhe abolendo una legge precedente che lo vietava. New Haven ha recentemente lanciato un piano simile così come Boulder in Colorado, Seattle, Tacoma in Wasginton e Portland in Oregon. Anzi il programma della città di Tacoma deciso dalle autorità sanitarie regionali è stato recentemente dichiarato Legale dal tribunale dello Stato e a San Francisco, California, e a P

ortland, Oregon, programmi di distribuzione di siringhe sono attuati da associazioni di volontari con l'approvazione ed il finanziamento delle amministrazioni comunali.

Strano che, nel nostro occidente democratico, per proporre all'opinione pubblica una via sanitaria contro l'Aids si debba finire in galera, no? Altri politici, se fanno cose da galera, mica convocano una conferenza stampa e la televisione. Al contrario, sotterrano. E se va male insabbiano. Comunque attenuano, sfumano, svaporano. In galera non ci finiscono mai, neppure per un giorno, per un'ora. Si vede che non hanno bisogno di pubblicità.

E cosi' colpevoli, e nemmeno pentiti, aspettiamo la condanna, quella del giudice americano e quella di Paolo Granzotto. Al primo, che ci proponeva l'archiviazione del caso in cambio di un giorno di 'community service' spazzando la metropolitana, abbiamo fatto una controproposta: due giorni nelle strade di Harlem o del Bronx (che non sono meglio delle fermate Porta Furba o Colosseo, ci si creda sulla parola) a distribuire siringhe sterili, non avvelenate di Aids, a chi ne ha bisogno. Anche per Granzotto, che ci sfida ad accettare la pena, abbiamo una controfferta, che presenteremo fra un attimo.

Prima ci consenta di spiegare meglio perché abbiamo fatto quello che abbiamo fatto.

A New York ci sono circa 250.000 eroinomani. Una bella cifra, (no?) per la capitale mondiale della Guerra alla Droga e del Proibizionismo, quello a tolleranza zero. 175.000 di loro sono sieropositivi, quasi centomila hanno già o avranno nei prossimi mesi l'Aids. A New York il 90% delle rapine, degli scippi e degli omicidi è legato alla droga. Ogni anno è peggio, anzi ogni mese, tanto che le carcere sono strapiene e si prevede per i prossimi giorni un'ordinanza federale che vieterà, per motivi sanitari e di ordine pubblico, ogni ulteriore ingresso in carcere. Non è uno scherzo, lo ha scritto l'altro ieri il New York Times. Di fronte a questa realtà alcuni pensano che è meglio non fare niente, anzi, peggio, continuare a fare le cose che hanno condotto a questo disastro.

"Ti droghi? Peggio per te" pensano a New York (e anche a Milano, a Napoli e a Firenze, sia detto per inciso). In realtà è peggio per tutti, perché la delinquenza la paghiamo tutti, la mafia pure, e l'Aids si trasmette dai 'drogati' agli altri, attraverso le relazioni sessuali. Altri, e noi siamo fra questi, la pensano diversamente.

Guardiamo all'esempio di Liverpool, dove da 5 anni il governo regionale attua la politica cosi' detta della 'riduzione del rischio', distribuendo sotto controllo medico siringhe sterili, preservativi, eroina, cocaina, anfetamine. A Liverpool non ci sono quasi più sieropositivi né malati di Aids fra i tossicodipendenti, la criminalità si è ridotta negli anni del 40%, e il consumo di droga è diminuito. Passata la nottata della droga, i ragazzi e le ragazze di Liverpool torneranno alle famiglie, a se stessi, alla vita. Quelli di New York, o di Milano, o di Napoli, no.

Noi, antiproibizionisti, che siamo contro la libera assunzione di droga fornita dalla criminalità, e che vogliamo vivere in una società sempre meno infetta di violenza, corruzione e Aids, proponiamo di imitare l'esempio di Liverpool. Dove lo Stato non fa proclami di guerra, ma dove opera con ragionevolezza. Raccontiamo fregnacce, per usare il linguaggio metropolitano di Roma? Ecco finalmente la nostra controfferta: perché Il Giornale non manda un suo inviato, Granzotto magari, a Liverpool a verificare se siamo pazzi, imbroglioni e bugiardi? Vada, veda e poi dica giustizia. Noi prendiamo l'impegno: se a suo giudizio inappellabile risulteremo colpevoli di alimentare illusioni o -come ha scritto- "il vizio", ci presenteremo armati di Pippo e strofinaccio, all'alba, come si conviene, ai cancelli della sotterranea. Anche se, a dire il vero, ci sembrerebbe decisamente più urgente una robusta ripulita ai sotterranei di Palazzo Chigi o del Quirinale.

Cordiali saluti

Emma Bonino

Presidente del Partito Radicale

Marco Taradash

deputato al Parlamento Europeo

 
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