Autore: Henk Jan van Vliet
Organizzazione: Metropolink
1. Verso la meta' degli anni Sessanta, quando il consumo di cannabis, LSD e altre droghe divento' un elemento caratterizzante della cultura giovanile di tutto il mondo, le autorita' olandesi reagirono in generale come quelle di tutti gli altri paesi occidentali: spaventate da un fenomeno nuovo e sconosciuto, si rifugiarono nella repressione, in conformita' alla legislazione proibizionista internazionale. Settori rilevanti della popolazione, pero', giudicarono questa reazione preconcetta inutile e persino pericolosa. Verso la fine del decennio in alcuni paesi industrializzati e prosperi, come gli Stati Uniti, il Canada, l'Olanda e alcuni altri, il dibattito pubblico sull'uso di droga e le scelte politiche in merito ad essa culminarono nella creazione di comitati ufficiali ad alto livello: la Commissione Shaffer negli Stati Uniti, la Commissione Le Dain in Canada, la Commissione Baan in Olanda (1,2,3). Altre nazioni, come la Francia e l'Inghilterra, istituirono simili commissioni in uno stadio successivo.
Tra il 1972 e il '73 le commissioni olandese, statunitense e canadese pubblicarono i loro rapporti. Tutte e tre avevano compiuto un'analisi approfondita del problema della droga nei rispettivi paesi e tutte e tre indicavano la necessita' di scelte strategiche piu' sofisticate, che tenessero conto delle modificate situazioni sociali e culturali e si basassero sull'educazione piu' che sulla repressione. Dei tre paesi, pero', l'Olanda e' stato l'unico in cui le conclusioni e le raccomandazioni della Commissione sono state le fondamenta della politica interna sulla droga da due decenni a questa parte. Questa rimane una posizione unica nel panorama mondiale.
Questi due soli elementi, una base strategica non dogmatica e scientifica, e una posizione nazionale unica e identificabile,
bastano a provocare rapporti difficili non solo col sistema proibizionista internazionale e i suoi amministratori, ma anche con i governi, le organizzazioni e i mezzi di comunicazione che sostengono la guerra alla droga. Le relazioni in materia di politica sulla droga tra i Paesi Bassi e la Germania Federale e gli Stati Uniti in particolare sono state a lungo agitate, e sono ancora piuttosto ambigue e vulnerabili.
D'altronde, lo sviluppo delle strategie sotto forti pressioni esterne ha condotto anche a un livello piuttosto alto di integrazione e coerenza del complesso della politica olandese sulla droga, con il risultato che attualmente l'Olanda puo' essere descritta come un laboratorio sociale per politiche su scala nazionale, e la sua politica sulla droga come una strategia di controllo per prevenire e contenere i problemi del consumo di droga e per ridurne i rischi sociali e individuali.
Non si tratta pero' di una politica antiproibizionista; piuttosto, essa esplora, usa e allarga i margini e gli spazi vuoti del sistema proibizionista globale: e' una politica di compromessi. E' una politica tributaria da un lato delle normative e dei valori olandesi, delle metodiche tradizionali per la soluzione dei problemi, specialmente per quanto riguarda l'atteggiamento verso il consumo di droga, dall'altra dell'ideologia e della pratica proibizionista, particolarmente in relazione al narcotraffico internazionale e alla produzione di droga.
Il pensiero olandese sulla droga e il modo di affrontarla si e' sviluppato in una nazione benestante dell'Europa settentrionale all'apice della sua potenza, delle proprie pretese e capacita' di sperimentazione; sia l'ideologia che la politica nei confronti dei consumatori di droga puntano all'integrazione sociale del fenomeno droga e di chi ne fa uso. La politica interna sulla droga tende ad essere economicamente efficiente (il che non significa: poco costosa): punta a risultati a lungo termine e lunga durata ponendo una forte enfasi su un approccio basato sull'educazione e la salute pubblica. La repressione poliziesca e giudiziaria, benche' piu' economica e piu' spettacolare a breve scadenza, non e' mai stata lo strumento preferito dagli olandesi per risolvere i problemi interni.
D'altro canto l'Olanda ha ratificato la Convenzione Unica Sui Narcotici del 1961, sta preparando la ratifica della Convenzione sulle Sostanze Psicotrope del 1971, e ha firmato la Convenzione delle Nazioni Unite contro il Traffico Illegale di Narcotici e Sostanze Psicotrope del 1988. L'Olanda fa parte della struttura internazionale di controllo e agenti olandesi sono membri della crescente burocrazia di poliziotti, amministratori e diplomatici che cercato di dirigere una lotta globale contro produttori, trafficanti e consumatori di droga. In Olanda tuttte le droghe non terapeutiche sono illegali e la repressione penale e poliziesca e' un elemento importante della politica olandese sulla droga.
Gran parte delle strategie olandesi sulla droga non differiscono molto da quelle della maggioranza degli altri paesi anche se i meccanismi repressivi possono essere diversi. La flessibilita' del codice penale, le scelte strategiche di basso profilo e l'alto livello di collaborazione tra chi si occupa di recupero e gli organi giudiziari, hanno certamente contribuito alle caratteristiche specifiche della politica olandese sulla droga. Alcuni degli alti vertici della polizia olandese sono tra i maggiori promotori della legalizzazione della droga.
In questa relazione faccio riferimento a tre concetti di base che sottendono l'approccio educazionale e di salute pubblica che caratterizza la politica olandese sulla droga, concetti che possono essere di esempio per altri: il Criterio del Rischio, l'idea delle Riduzione del Danno, e il concetto di Normalizzazione del Problema Droga. Ciascuno di essi, e tutti e tre nel loro complesso, hanno provocato esperimenti sociali a vari livelli: cittadini, e nazionali; nella prevenzione, nella cura e nella gestione dei problemi legati alla droga.
2. Il primo concetto, che e' tutt'ora quello di base, e' il Criterio del Rischio, introdotto nel rapporto del 1972 della Commissione Baan: "Precedenti e rischi dell'uso di droga" (3). Secondo l'opinione della Comissione, il punto di partenza per sviluppare una politica in materia dovrebbe essere la considerazione che non tutte le droghe e non tutti i consumatori di droga sono ugualmente pericolosi; devono essere presi in considerazione i loro rischi relativi. Sotto questo profilo la Commissione ha studiato prevalentemente la cannabis, essendo marijuana e hashish ancora le droghe illegale usate piu' diffusamente nei paesi occidentali, e ha posto le basi scientifiche per la depenalizzazione del possesso e della vendita al dettaglio della cannabis avvenuta nel 1976, e per lo sviluppo di programmi educativi ancora in corso.
La revisione della Legge sull'Oppio nel 1976 era destinata principalmente allo scopo di prevenire i rischi associati all'uso illegale di droga. Prendendo in considerazione i rischi relativi all'uso di cannabis rispetto alle altre droghe, la legge fa una distinzione tra "prodotti della cannabis" e "droghe che presentano rischi inaccettabili" (eroina, cocaina, anfetamine, LSD, eccetera). Mentre queste ultime venivano affrontate soprattutto attraverso la repressione legale, i primi erano trasferiti, per quanto possibile (dato che restavano fuorilegge) dalla sfera criminale a quella educativa e sanitaria.
La depenalizzazione legale della cannabis comprese una rilevante diminuzione delle pene per il possesso e la vendita al dettaglio fino a 30 grammi. Nello stesso periodo il Ministero di Giustizia ha emesso delle "Direttive per l'investigazione e i procedimenti per le offese di cui alla Legge sull'Oppio" (4). Queste Direttive stabilivano le priorita' che dovevano essere osservate dalla polizia e dal Dipartimento d'accusa del Ministero, e contevevano raccomandazioni sulle pene che dovevano essere richieste in Tribunale. Il possesso e la vendita di piccole quantita' erano ai livelli piu' bassi delle priorita' stabilite dalle Direttive.
L'educazione sulla droga in Olanda, non e' basata fondamentalmente sulla prevenzione, e' comprensiva e integrata. Questo significa che l'educazione non e' destinata a evidenziare i pericoli delle droghe, ma allo sviluppo della responsabilita' individuale, dell'autocontrollo, e di stili di vita salutari. Le scuole e i servizi antidroga fanno la maggior parte del lavoro relativo all'educazione sulla materia: la polizia ha imparato a giocare un ruolo solo minoritario.
Sentenze miti, interventi di polizia ridotti all'osso ed educazione, questi elementi nel loro complesso hanno permesso che nel corso degli anni si sviluppasse un mercato di cannabis al dettaglio separato, visibile, depenalizzato, e, nel migliore dei casi, controllato, totalmente al di fuori del precendente mercato della droga, incontrollato e clandestino. Attualmente il mercato al dettaglio della cannabis in Olanda e' una situazione sicura, aperta e gestibile per i giovani che vogliono fare esperienza; un terreno di gico in cui possono sviluppare i propri orientamenti verso le droghe e il loro uso, e i propri meccanismi di autocontrollo. Tutto questo e' in perfetta conformita' con gli obiettivi della politica.
Allo stesso tempo questa situazione implica una legalizzazione di fatto della cannabis a livello di consumo e vendita al minuto, specialmente ad Amsterdam e nella parte occidentale del paese. I 250 circa "coffe-shop" di Amsterdam vengono visitati ogni anno da decine di migliaia di turisti giovani e meno giovani. Essi non devono preoccuparsi per la cattiva qualita' o la diluizione della droga, ne' di prendere droghe diverse da quelle che scelgono, ne' che la polizia li perseguiti o li arresti. In pratica, viene loro permesso di dare un rapido sguardo in una specie di "mondo migliore", una situazione che un tempo poteva essere una realta' mondiale: questo fatto costituisce in modo particolare una grossa preoccupazione per buona parte dei governi e degli apologeti della Guerra alla Droga.
Un secondo concetto base della politica sulla droga e' la Riduzione del Danno, o la sua minimizzazione, come fondamento dei sistemi di aiuto e trattamento.
L'espressio "riduzione del danno" e' stata coniata a Liverpool, in Inghilterra, e non nei Paesi Bassi. Gli Olandesi, verso la fine degli anni Settanta e agli inizi degli Ottanta, hanno sviluppato un concetto e una pratica chiamati "interventi a basso limite", in opposizione ai trattamenti ad "alto limite", totalmente privi di droga. Per molti aspetti, anche se non per tutti, i concetti di basso limite e di riduzione del danno sono simili o identici. La riduzione del danno pero' e' una strategia di intervento sociale piu' coerente e comprensiva. Sviluppata nel laboratorio sociale relativamente piccolo della regione del Merseyside, di cui Liverpool e' il centro piu' importante, essa e' stata illustrata e promossa internazionalmente in modo piuttosto efficace, e ha praticamente sostituito in Olanda l'idea degli interventi di aiuto a basso limite.
Il principio fondamentale del modello secondo le parole di Liverpool e' che "l'astinenza (prevenire che la gente cominci a usare droga, e fare in modo che i consumatori di droga smettano di usarla) in dovrebbe essere l'unico obiettivo dei servizi per i tossicodipendenti, poiche' esclude una sostanziale porzione di persone che sono coinvolte in uno stile di vita legato all'uso di droga a lungo termine"; "l'astinenza dovrebbe essere concepita come l'obiettivo finale in una gerarchia di obiettivi di riduzione del danno - come una serie di reti di sicurezza" (5).
I principi piu' importanti che sottendono il concetto olandese sono:
"a) una rete multi-funzione di servizi sociali e medici, (...)
che dovrebbe essere costruita a livello locale e regionale;
b) l'aiuto dove essere facilmente accessibile;
c) dovrebbe essere promossa la riabilitazione sociale dei
tossicodipendenti e degli ex tossicodipendenti;
d) dovrebbe essere fatto pieno uso di servizi non specificamente
legati al problema della droga, come medici generici e
servizi per il benessere giovanile" (6).
In Olanda le idee sul miglioramento del benessere fisico e mentale dei tossicodipendenti e sull'accessibilita' dei servizi sulla droga comprese nelle strategie dell'intervento di aiuto a basso limite e/o della riduzione del danno fanno da base specialmente ai programmi di mantenimento a metadone, sviluppati a partire dagli anni Settanta e sanciti dal governo grazie a una ridefinizione della politica sulla droga all'inizio degli anni Ottanta (7). La prevenzione e il controllo dei rischi legati all'uso di droga per il singolo consumatore, la comunita' e la societa' nel suo complesso sono diventati gli obiettivi della nuova politica. I programmi di mantenimento a metadone, integrati quasi dovunque in servizi droga accessibili abbastanza facilmente, sono stati finanziati e sviluppati come modalita' standard del trattamento della droga in tutto il paese. La distribuzione del metadone e' stata legata o integrata con altri programmi, come formazione professionale e progetti socilai, trattamento ambulatoriale, e cen
tri di assistenza diurna. Lentamente e parzialmente il metadone e' penetrato anche nelle stazioni di polizia, nelle prigioni, e negli stessi avamposti del sistema delle comunita' terapeutiche che praticano la totale astinenza dalla droga.
L'aggiunta piu' importante a questo complesso di servizi per la riduzione del danno e' stata inserita verso la meta' degli anni Ottanta quando organizzazioni di tossicodipendenti e autorita' sanitarie locali hanno promosso programmi di scambio di siringhe per arginare la diffusione di epatite, HIV e AIDS. Il governo ha seguito rapidamente questa strada dichiarando lo scambio di siringhe un compito di primaria importanza non solo per il servizio sanitario pubblico ma anche per i servizi privati antidroga. Attualmente esistono almeno 125 programmi diversi di scambio siringhe, che distribuiscono ogni anno da un numero limitato fino a un milione di siringhe, e sono integrati in programmi antidroga, o autonomi, o nelle farmacie, nei luoghi di spaccio o funzionano su spedizione postale; la maggior parte di essi e' chiaramente indicata in un opuscolo a disposizione dei tossicodipendenti.
Il sistema olandese di assistenza e trattamento per la droga puo' essere definito un esperimento sociale nella misura in cui e' destinato ad aiutare e controllare la maggioranza dei consumatori attivi di droga del paese, in collaborazione con gli stessi consumatori, mantenendoli quindi chiaramente visibili per l'opinione pubblica. Lavorando per questi scopi i promotori di questa politica, il sistema di assistenza e i consumatori stessi hanno preparato il terreno per mettere in pratica il terzo concetto base della politica antidroga.
4. Lo sviluppo del concetto di Normalizzazione dei Problemi della Droga e' partito da un progetto di ricerca promosso dal governo. Nel 1982 alcuni ricercatori dell'Universita' di Groningen hanno completato un approfondita indagine intitolata "Consumatori di eroina in Olanda: una Tipologia di Stili di Vita" (8). Nello stesso anno il parlamento olandese ha approvato una mozione che sollecitava il governo a riconoscere sia le cosiddette "Junky Unions" (i "sindacati dei tossici") sia le organizzazioni dei genitori dei tossicodipendenti come partner nella formazione delle scelte politiche sulla droga a livello nazionale.
L'idea di "integrazione culturale del consumo di droga", che era il concetto strategico di base dello studio, non ha incontrato facile approvazione a tutti i livelli governativi. Dopo lunghe discussioni, nel 1985 la Commissione Interministeriale per l'Alcool e la Droga ha pubblicao un rapporto ("Sviluppi della Politica sulla Droga")(9), nel quale sono state accolte molte delle conclusioni e delle raccomandazioni della ricerca "Consumatori di eroina in Olanda". L'idea di integrazione del consumo di droga, comunque, e' stata modificata, o diluita, nel concetto di integrazione, o normalizzazione dei problemi di droga: un altro esempio di come la politica olandese sia fatta per compromessi.
Il presupposto di base del concetto di normalizzazione e' che la ricerca di un mondo completamente libero da droghe e' un'illusione, come si puo' verificare nel caso di alcool e tabacco. "Normalizzazione dei problemi di droga" significa quindi la societa' deve imparare a far fronte a un certa quantita' di consumo di droghe illecite, come ha fatto per l'alcool, il tabacco e le droghe prescrivibili medicalmente, e che deve accettare il Problema Droga come un normale problema sociale invece che come un problema speciale. Il Segretario di Stato Joop van der Reyden ha affermato che "c'e' bisogno di un graduale processo di integrazione del fenomeno droga nella nostra societa'". La societa' dovrebbe assumere "un punto di vista piu' pratico" rispetto ai problemi legati alla droga, e dovrebbe "porre l'accento sugli aspetti pragmatici della politica sulla droga piuttosto che su quelli morali" (10). Questo comporta: lotta al narcotraffico internazionale, al crimine organizzato e all'invasione di vendita al dettaglio de
lle droghe, ma contemporaneamente integrazione, o incapsulamento, dei consumatori di droghe nel grosso del corpo sociale. La societa' ai suoi vari livelli, cosi' come i consumatori di droghe in quanti membri della cosieta', dovrebbero sviluppare opinioni esplicite su quanto puo' e non puo', sara' o non sara' tollerato, e sui diritti e sui doveri dei consumatori di droga.
Lo stesso rapporto sulla "Politica della Droga", e il suo viaggio attraverso le istituzioni e l'opinione pubblica, puo' essere visto come un esempio di normalizzazione.
Il Segretario di Stato van der Reyden lo presento' in Parlamento esprimendo la speranza che avrebbe provocato un dibattito, cosa che accadde, ma non tanto nel Parlamento stesso quanto nell'opinione pubblica e nella pubblica amministrazione. Il Parlamento non ha mai discusso il rapporto, e ha persino abbandonato la sua commissione speciale sulle droghe: a livello politico nazionale molti dei problemi legati alla droga sembrano essersi gia' normalizzati; il "Problema Droga" e' stato spoliticizzato nella misura in cui e' stato possibile affidarlo alle autorita' giudiziarie e locali e ai settori sanitari pubblici e privati.
Evidentemente esisteva ed esiste un generale consenso intorno alla necessita' della normalizzazione sia nel governo che nella societa', attraverso tutto lo spettro politico, sociale, culturale e religioso. La sua attuale realizzazione, dunque, l'integrazione nella societa' del problema droga e dei consumatori di droga costituisce un importante esperimento sociale in se stesso. Il concetto e' stato definito nelle grandi linee a livello politico, ma deve essere continuamente ridefinito via via che viene attuato nei vari strati della societa' e nelle diverse circostanze locali.
Uno degli aspetti della normalizzazione e' gia' stato citato nei principi che informano la versione olandese del concetto di riduzione del danno: il coinvolgimento dei servizi medici e sociali in generale nella gestione del problema droga. Il punto di vista governativo e' che "i servizi specificamente destinati ai tossicodipendenti devono essere limitati allo stretto necessario per evitare restrizioni nell'accessibilita' ai servizi di assistenza e per evitare la stigmatizzazione dei consumatori di droga" (11). Ad Amsterdam, per fare un esempio, questo ha portato al coinvolgimento dei medici generici nell'assistenza alla droga, specialmente per la distribuzione del metadone; circa un terzo di tutto il metadone di Amsterdam viene distribuito dai medici di famiglia. Un'importante attuazione istituzionale della normalizzazione e' venuta dalla politica olandese sull'AIDS. Fin dal primo apparire dell'epidemia di AIDS, quando la malattia sembrava limitata alla comunita' gay, rappresentanti di tutti gli altri gruppi
a rischio sono stati coinvolti nella creazione di una strategia di prevenzione dell'AIDS e di una struttura di controllo del morbo. E' stata richiesta la partecipazione delle banche del sangue, del sistema di assistenza per la droga, delle organizzazioni delle prostitute e di altri gruppi interessati. Nel 1985, dopo l'individuazione dei primi casi di AIDS legati alla tossicodipendenza, la federazione olandese delle Junky Unions si e' affiancata alla struttura politica e di controllo, che e' diventata il primo settore della pubblica amministrazione in cui i consumatori di droga hanno formalmente voce in capitolo.
5. Alcune conseguenze della politica olandese sulla droga e della sperimentazione sociale che hanno avuto buoni risultati e non sono ancora state discusse:
* Sono state poste in luce larghe parti della cultura del consumo di droga, requisito base per la gestione e la regolamentazione del cattivo uso della droga e dei problemi da essa provocati.
* La stragrande maggioranza dei giovani non e' interessata alla droga: essa e' stata in gran parte smitizzata. Nel gruppo di eta' inferiore ai 19 anni, solo l'1,8% aveva fatto uso di droga nel mese precedente, con una prevalenza di eroina e cocaina inferiore allo 0,5%. Nonostante l'alta "visibilita'" e la facilita' di procurarsi cannabis ad Amsterdam, meno del 25% dei residenti della citta' intorno ai 16 anni l'avevano mai provata; meno del 10% aveva fatto uso di cannabis nel 1987 (12).
* I consumatori di droga che vogliono assistenza o cura possono ottenerle quasi immediatamente; la stima dei tossicodipendenti che sono noti e controllati dai vari servizi droga e' del 70-80%.
* A partire dal 1980 il numero di problematiche legate alla droga nel paese si e' stabilizzato tra 15.000 e 20.000. Persino Amsterdam, nonostante abbia una politica locale piuttosto orientata in senso disciplinare e di ordine pubblico, mostra una tendenza stabilmente calante, da circa 9.000 casi del 1984 ai circa 6.000 del 1989 (13).
* In generale le condizioni di salute dei tossicodipendenti olandesi sono buone; a parte l'HIV/AIDS ad Amsterdam la prevalenza della malattia epidemica e' bassa, come il numero di morti dovute alla droga nel complesso del paese. Il Servizio sanitario del comune di Amsterdam ha contato 42 morti per overdose in citta' nel 1989, 28 delle quali di tossicodipendenti che venivano dall'estero (principalmente dalla Germania) e solo 14 di cittadini olandesi. A partire dal 1985 si registra un deciso e stabile calo delle morti per overdose (14).
* L'incidenza dell'HIV/AIDS tra i tossicodipendenti fuori da Amsterdam e' incredibilmente bassssa. Fino a luglio 1990, solo 120 del totale dei 1313 casi di AIDS erano legati alla droga, pari a una percentuale del 9% (16). La percentuale di consumatori di droga con l'AIDS praticamente non e' cresciuta affatto dopo l'inizio dell'epidemia.
6. Quale delle caratteristiche della politica olandese sulla droga e dell'esperienza olandese potrebbe essere rilevante dal punto di vista europeo e da quello antiproibizionista?
Ciascuna nazione, regione e citta' deve in certa misura sviluppare una sua propria politica sulla droga, preferibilmente in rapporto con la propria situazione e tradizione sociale, culturale e di uso della droga. Il fatto di non tener conto di questo concetto basilare spiega buona parte del disastroso fallimento della politica proibizionista della droga diretta a livello mondiale e internazionale. Non tener conto di questo concetto mentre si spiega la politica olandese, prendendola come esempio comporterebbe un errore della medesima grandezza.
Dunque: molti paesi dell'Europa occidentale possono essere definiti "welfare states", e molti di essi hanno strutture di sicurezza sociale, assistenza sanitaria pubblica e sistema scolastico ben sviluppate. Secondo la mia opinione questo e' un elemento fondamentale di territorio comune, necessario per lo sviluppo di politiche di normalizzazione, disegnate con esattezza per le specifiche situazioni locali e nazionali. In effetti in molte nazioni della Comunita' europea e non stanno crescendo i servizi antidroga orientati verso l'intervento a basso limite o a riduzione del danno. Sia la crisi dell'AIDS che gli esempi olandese e del Merseyside hanno contribuito a che cio' avvenisse. Oggi e' possibile parlare dell'inizio di un movimento europeo per la riduzione del danno.
La crisi dell'AIDS ha rafforzato anche la necessita' di sviluppare la normalizzazione come elemento portante delle politiche sulla droga di altre nazioni: per le autorita' di tutti i paesi occidentali e' cruciale poter raggiungere il massimo numero possibile dei consumatori di droga. Per poter ottenere questo risultato le autorita' e i cittadini dovranno accettare i consumatori di droga come componenti adulti della societa', che devono essere coinvolti attivamente negli sforzi della societa' stessa per prevenire ogni ulteriore diffusione dell'HIV e dell'AIDS. Sara' necessario educare i tossicodipendenti a prevenire il proprio contagio e quello degli altri. Se le autorita' e i cittadini non accettano e mettono in atto questi punti di partenza, stanno consapevolmente creando delle bombe a orologeria non solo per le loro comunita', ma anche per gli altri paesi, come se il libero movimento dei consumatori di droga attraverso l'Europa precedesse l'unificazione economica del 1992.
La depenalizzazione del consumo di cannabis e la crescente educazione integrata alla droga, possono contribuire efficaciemente a diminuire l'attrazione dei giovani verso la possibilita' di diventare un "eroe della droga", ponendo cosi' le basi per un atteggiamento piu' maturo delle societa' e dei cittadini dell'Occidente nei confronti di quelle che sono ancora droghe illegali. Sia l'esempio olandese che quelli simili di vari stati USA, particolarmente l'Alaska, sono le prove viventi di questa affermazione. Inoltre l'esperimento di depenalizzazione della cannabis ha creato uno dei pochi "modelli di legalizzazione" esistenti oggi in tutto il mondo.
Se altri paesi desiderano mettere in atto i concetti portanti della politica olandese sulla droga, sia a livello locale che nazionale, ci sono naturalmente vari ostacoli da superare e aggiustamenti da fare.
Particolarmente cruciali, e anche particolarmente difficili da realizzare, ad esempio, sono il coinvolgimento di una parte almeno delle strutture giudiziare nei vari paesi, e i cambiamenti nei principi e nelle pratiche poliziesche e penali. Comunque in tutta Europa la polizia e il personale operativo della struttura repressiva giudiziaria, che spesso sono i soldati di prima linea nella guerra alla droga, stanno cominciando ad arrendersi alla forza della ragione. Molti di loro non stanno semplicemente "facendosi olandesi"; sulla base della loro esperienza pratica hanno raggiunto la conclusione che questa sorta di guerra civile nelle loro strade e citta' e' un prezzo troppo alto da pagare per l'illusione di un mondo libero dalla droga. Molti di loro, comunque, hanno in comune il fatto di aver studiato attentamente le esperienze olandesi.
Al giorno d'oggi l'Olanda costituisce (relativamente) l'unico esperimento mondiale di politica della droga su scala nazionale, e questo e' un fattore politico di grande importanza.
Questo esperimento sta venendo studiato da molti ricercatori olandesi e stranieri, e viene visitato da un numero sempre crescente di visitatori, dai professionisti e politici ai turisti che vogliono godere i frutti dello sperimentalismo olandese.
Tutto costoro possono attingere alle nostre fonti e imparare dai nostri sbagli e dai nostri successi. Non dovrebbero, pero', voler copiare le nostre scelte politiche, perche' esse sono state definite specificamente per la situazione olandese e non sono perfette nemmeno sotto questo profilo.
Cio' di cui gli altri paesi hanno bisogno non sono le scelte dell'Olanda, ma scelte politiche migliori di quelle che hanno adesso, ma l'esperienza olandese puo' essere ed e' gia' estremamente utile per raggiungere questo risultato.
Henk Jan van Vliet/Metropolink, Amsterdam/10 Dicembre 1990.
Note (ancora incomplete)
1. Commissione Shaffer
2. Commissione Le Dain
3. Baan Working Party: "Background and Risks of Drug Use"; The Hague, Government Printing Office, 1972.
4. Ministerie van Justitie: "Richtlijnen voor het opsporings- en vervolgingsbeleid inzake strafbare feiten van de Opiumwet"; The Hague, Staatscourant, 18 July 1980.
5. Allan Parry & Russell Newcombe: ...
6. Ministerie van WVC: "Fact Sheet on the Netherlands; Drug Policy"; Rijswijk, 1989, p.3.
7. Leon Wever: ...; The Hague, Staatscourant,
8. Otto Janssen & Koert Swierstra: "Heroinegebruikers in Nederland; een typologie van levensstijlen"; Groningen, 1982, and Otto Janssen en Koert Swierstra: "Uitgangspunten voor een integraal heroinebeleid"; Groningen, 1983.
9. Interministeriele Stuurgroep Alcohol en Drugbeleid: "Drugbeleid in Beweging"; Rijswijk, 1985.
10. J.W. van der Reijden: "Speech of the State Secretary of WVC", Conference 'Local Authorities and Drug Policy'; The Hague, 23 October 1985.
11. Ministerie van WVC: "Fact Sheet", p.4.
12. E.L. Engelsman: "Het Nederlandse drugbeleid in West Europees perspectief", in M.S. Groenhuijsen & A.M. van Kalmthout: "Het Nederlands Drugbeleid in West Europees Perspectief"; Arnhem, 1989, P.18.
13. E.C. Buning: "De GG en GD en het drugprobleem in cijfers, deel 3"; Amsterdam, 1989, p.
14. Buning: "De GG en GD...", p.
15. Centraal Bureau voor de Statistiek:...