Una volta che L'Onu ha scelto la strada dell'intervento armato -l'Onu come è ora, sotto l'influenza determinante degli Usa, non quella di domani, quando la Comunità Europea si sarà accorta di esistere anche come valore e non soltanto come mercato, quando l'Urss e la Cina avranno scoperto che la democrazia è qualcosa di più di una concessionaria Fiat sulla Piazza Rossa o Tien An Men- sono convinto che sarebbe stato un grave errore per il nostro Governo dissociarsi. In assenza di qualsiasi proposta alternativa credibile (anche quelle più "avanzate", come la proposta di conferenza di pace mitterandiana, che avrebbe rappresentato, per come è stata formulata, un sicuro successo politico di Saddam Hussein, sono svaporate per l'ostinatezza irakena) si doveva scegliere la via della legittimità internazionale. L'intervento armato è un errore, sabotarlo senza saper proporre nessun'altra alternativa se non la vittoria politica e militare di Saddam Hussein, mi sembra un errore peggiore.
Oggi resto convinto -e l'ho detto in un mio intervento al parlamento europeo mercoledi scorso- che la strada dell'embargo resta percorribile ed è la più efficace. Un mio emendamento alla mozione di alcuni Verdi, comunisti, laburisti e arcobaleno era formulato in questo modo: "Il Parlamento Europeo -A- Considerando che la risoluzione 678 dell'ONU autorizza ma non prescrive l'uso della forza militare per costringere l'Irak al ritiro dal Kuwait e che la continuazione e l'escalation delle ostilità rischia di aggravare e di estendere il conflitto con incalcolabili conseguenze per i militari, per i civili, per l'ambiente e per l'economia; -B- Convinto che la questione puo' essere risolta con mezzi non bellici e con l'uso delle sanzioni; -1- Chiede l'immediato ritiro, senza condizioni, dell'Irak dal territorio del Kuwait, anche per risparmiare al popolo irakeno ulteriori distruzioni e sofferenze; -2- Chiede un atto unilaterale di "cessate il fuoco" da parte delle forze alleate, perché, in piena conformità con la ri
soluzione 678, si torni alla stretta applicazione dell'embargo e delle sanzioni, quale misura più efficace per costringere l'Irak al rispetto di tutte le risoluzioni dell'Onu; -3- Chiede che si apra nei confronti dell'Irak, da parte della Cee e della comunità internazionale, con tutta la potenza tecnologica a disposizione, una offensiva di informazione sui crimini di pace e di guerra, commessi, in atto e in preparazione, dal presidente irakeno Saddam Hussein in primo luogo contro il suo stesso popolo e le minoranze etniche".
Insomma: no al ricorso alla guerra, si all'entrata in guerra, si al ritorno all'embargo. Questo per la cronaca. Cio' detto, cosa c'entra tutto cio' col Cora e con la politica antiproibizionista? O esiste un supremo censore delle virtù antiproibizioniste applicate alla vita quotidiana e alla dialettica delle Nazioni? E che minaccia, o Annuncio è: "Senza di me"?