Documento approvato dal XXI Congresso della Federazione del PCI di Bologna - 14/17 gennaio 1991.Un vento proibizionista e conservatore soffia sul nostro Paese.
L'attacco alla legge 194, sull'interruzione volontaria della gravidanza; quello continuato contro l'abolizione dei manicomi e la riforma dell'assistenza psichiatrica; gli attacchi sempre piu' insistenti contro la legge Gozzini e infine la punizione del consumo di ogni tipo di droga mostrano come la nostra classe politica preferisca dare soluzioni repressive ai problemi sociali complessi.
La nuova legge sulla droga, dunque, non e' un caso isolato ma un'esempio significativo del generale arretramento della cultura giuridica e civile del nostro Paese.
Anche sul piano dell'efficacia e' davvero difficile concepire una legge sulla droga piu' stupida, vessatoria e dannosa di quella proposta dal Governo.
Vale la pena ricordare alcuni fra gli effetti perversi che essa sta producendo: la clandestinita' dei tossicodipendenti e quindi il loro rifiuto di riferirsi ai luoghi della solidarieta' sociale e dell'assistenza pubblica, l'impossibilita' di attuare una adeguata strategia di contenimento dell'AIDS, il rischio di un collasso dell'amministrazione della giustizia e del sistema carcerario.
L'irrazionalita' del provvedimento governativo, il suo essere un inganno malizioso deve spingerci a contestarla in nome della ragione, della salute e della salvezza di tanti individui.
E' difficile negare, infatti, sulla base dell'esperienza dei paesi che si sono dotati di una legislazione proibizionista, che i principali effetti di tali legislazioni sono quelli di consolidare il monopolio criminale della droga, di promuovere la criminalita' organizzata, di realizzare giganteschi profitti legati al narcotraffico, di aggravare le condizioni di isolamento dei tossicodipendenti ostacolandone la cura, senza, con tutto cio', ridurre il fenomeno in maniera significativa.
Insomma, la storia dimostra che le iniziative di solidarieta' e di recupero trovano nella persistenza del regime proibizionistico un ostacolo grave alla propria duratura riuscita.
Si tratta dunque di ricercare soluzioni meno ostili allo sviluppo e alla riuscita di un'iniziativa contro il flagello sociale delle tossicomanie diffuse.
Ne consegue che una politica razionale di lotta alla droga deve laicamente accedere a una prospettiva di tipo antiproibizionista.
Percorrere questa strada significa uscire dall'ipocrisia di un divieto ideologicamente rassicurante ma del tutto inefficace e tale da garantire alle organizzazioni criminali il monopolio di un mercato lucrosissimo sul cui controllo esse fondano un potere sociale inaudito, che invade in misura crescente l'economia, la politica e le istituzioni.
Non e' nostro compito entrare nel merito delle diverse proposte anti proibizioniste.
Chiediamo invece che questo congresso pronunci la propria condanna alla legge Jervolino-Vassalli chiedendo, ai futuri organi dirigenti del PDS, di studiare e approfondire la possibilita' di un coerente indirizzo politico e legislativo antiproibizionista.
Questo documento e' stato proposto da 75 delegati tra cui Franco Grillini, presidente nazionale ARCI-GAY.