LEGALIZZARE, NON REPRIMERE.
Seguace di Marco Pannella, fondatore del Comitato radicale (sic) e della Lega internazionale antiproibizionista, europarlamentare, Marco Taradash da alcuni anni ha fatto della legalizzazione degli stupefacenti e della lotta al narcotraffico il tema principale del suo impegno politico. Lo abbiamo intervistato.
D. Onorevole Taradash, a quasi otto mesi dall'entrata in vigore della legge "repressiva" sulla droga, e' disposto a salvarne qualche aspetto?
R. Alcuni strumenti di indagine nuovi, come l'acquisto simulato di sostanze illegali da parte dei poliziotti, possono avere un qualche valore. Ma e' poca cosa. In realta' l'impostazione della legge e' completamemte sbagliata.
D. Lei cosa propone?
R. A questo punto l'unica scelta giusta e' quella di puntare l'attenzione sulla politica sanitaria: per esempio, migliorando la quantita' e la qualita' dei servizi di assistenza. E anche inaugurando una rete di centri per lo scambio delle siringhe usate con quelle nuove. In teoria la legge lo permette, ma in realta' solo un'amministrazione fortemente motivata come quella di Modena ha avuto il coraggio di realizzare questa iniziativa.
D. E sul fronte anti-proibizionista?
R. Abbiamo cercato di far capire che il problema della droga ha tanti risvolti: economici, sociali, politici, culturali, sanitari, criminali; e che non si risolvera' mai dichiarando illegale il consumo dell'eroina o della cocaina. Qualche risultato si comincia a raccogliere: proprio in questi giorni la Comunita' europea vara la Commissione d'inchiesta sulla criminalita' organizzata legata al traffico di droga.
D. E oltreoceano?
R. In America Latina e' entrata in crisi la cosiddetta "War on Drugs" lanciata dagli Stati Uniti. Lo scorso novembre il governo colombiano, in contrasto con Washington, ha aperto una trattativa con i narcotrafficanti, promettendo, fra l'altro, che non li avrebbe estradati negli Usa. Il governo di Alberto Fujimori, in Peru', ha rimesso in discussione tutta la politica contro la cocaina, decidendo di non contrastare piu' la coltivazione della foglia di coca. Fujimori non propone ancora la legalizzazione, ma chiede di sciogliere i vincoli economici che rendono ancora piu' conveniente la coca rispetto alle altre coltivazioni.
D. Non dev'essere stato facile per il Cora continuare a sostenere la legalizzazione della droga in Italia, dopo l'approvazione di una legge che va in tutt'altra direzione.
R. Il peggio e' passato. Ora che si vedono i risultati fallimentari delle nuove norme, la nostra battaglia ridiventa subito piu' semplice. E in prospettiva diventa anche una battaglia politica. Perche' a noi non interessa solo la salute dell'individuo, ma quella di tutta la societa'. In giro avverto un clima culturale molto conservatore: sono pero' convinto che con la sconfitta della politica repressiva sulla droga si riaprira' una nuova stagione di liberta' individuali.