----------------------------------Roma, 1 marzo 1991
IL CO.R.A. PER LA "CASA DI BAN"
E' di questi giorni la notizia del processo a Carlo Petrella arrestato nell'87 insieme ai suoi collaboratori. Vorremmo ricordare la figura di questo operatore del C.N.O.T. (Coordinamento Nazionale Operatori Tossicodipendenze) impegnato da anni in un durissimo lavoro di terapia, sostegno e solidarietà ai tossicodipendenti di una regione tra le più colpite dal fenomeno "droga", quella del Napoletano, dove i giovani vivono il loro quotidiano tra emarginazione e camorra.
La "Casa di Ban", struttura pubblica residenziale, creata da Petrella e dai suoi collaboratori come risposta non repressiva al bisogno di tanti tossicodipendenti, è stata arrogantemente chiusa. In nessun conto sono stati tenuti gli ottimi risultati di questo esperimento terapeutico. Si tratta di quella stessa logica che nell'85 (decreto Degan) ha determinato senza verifiche la fine della sperimentazione a morfina che Corradeschi, la Bravetta 80, il C.M.A.S. di Napoli, di Torino e tutti gli operatori del C.N.O.T. hanno portato avanti con risultati riconosciuti tra i migliori nel campo a livello europeo; la stessa logica che ha dettato la legge Jervolino; la stessa logica che oggi restringe ancora di più la possibilità di terapie sostitutive (decreto De Lorenzo), in un accanirsi di proibizionismo che moltiplica a livello individuale e sociale la patologia del fenomeno "droga" (morti, sofferenze, Aids, grande criminalità organizzata, ecc.).
Stranamente la chiusura della "Casa di Ban" coincide con un ventilato esproprio della zona per un progetto di un grande centro di disintossicazione. Gestito da chi? Le "terapie" per i tossicodipendenti dovranno essere stabilite e condotte sempre dagli stessi personaggi di consolidato e inattaccabile potere?
Il CO.R.A. esprime la sua solidarietà a Carlo Petrella e si chiede il senso di questi provvedimenti processuali che si concludono inevitabilmente con una assoluzione "perché il fatto non sussiste" (si ricordi per tutti il caso di Franca Catri).
Ci auguriamo che interventi operativi per i tossicodipendenti del genere di quello della "Casa di Ban" possano riprendere vita e moltiplicarsi.