Ho letto ultimamente la vostra "Lettera Antiproibizionista" e condivido le vostre idee al punto che ho fotocopiato il vostro giornale per esporlo (inutilmente però perché è stato tolto per motivi antiestetici) su alcuni muri dell'ospedale, in modo che chiunque potesse leggerlo. Ho sentito comunque il desiderio e anche una certa esigenza, visto anche il vostro appello per avere spunti su nuovi argomenti, di scrivervi riguardo certi problemi, a mio parere importanti, che mi pare voi non prendiate molto in considerazione o forse è solo che io non ne ho sentito parlare, anche perché non vi ho mai seguito veramente da vicino.
Quello di cui voglio parlare e che, sia io che altri ragazzi come me vivono veramente, è il problema del "metadone", e dico problema proprio perché già essendolo in se stesso come lo può essere qualsiasi cosa di cui ti senti schiavo, per diversi motivi viene fatto vivere ancora più male; più opprimente e umiliante è quasi dover bramare come la manna dal cielo, un aiuto, "una cura" che in fin dei conti ti dovrebbe venire data senza tante sospirazioni e compromessi, come tra l'altro non è per altre cure nelle diverse malattie fisiche o mentali.
Parlando poi di quello che sta succedendo ultimamente, che dopo dieci anni in cui è stato adottato questo tipo di terapia, si è sentito dire che stanno discutendo, secondo non so quali criteri, se il metadone serva o meno o che sia addirittura uno sbaglio, quindi valutare se continuare a usarlo. Naturalmente questo secondo i soli modi di pensare e di fare o disfare leggi a piacere di chi ha solo il "potere", quali esempio Craxi o la Jervolino o gli altri "signori" che stanno al governo. Quindi, pensato questo, puntano l'attenzione sulle comunità terapeutiche che "loro" lasciano credere, e che tanto generosamente finanziano (quando in realtà è il popolo che lo fa con tanto di tasse) che siano per chi vuole veramente smettere con la droga. Se poi tutti questi soldi se li mangiano quei tanto meritevoli "salvatori" come Muccioli, a loro non importa, il loro dovere lo hanno fatto e la coscienza a posto ce l'hanno. Quando si vede poi che quasi il cento percento dei tossicodipendenti che escono dalla comunità torna
no a bucarsi, chiaramente con tutte le conseguenze del tipo di vita costretti a fare, la colpa è solo di chi non vuole smettere e non il dubbio che qualcosa può non funzionare.
Aggiungo a questo che a quei ragazzi che vanno in comunità, e che all'80% lavorano forse più di quanto lavorerebbero a casa loro, non viene dato alcun stipendio e quindi nessuna possibilità che al momento in cui la lascerebbero possano essere agevolati nel fare una nuova vita: comprare una casa, mezzi per un lavoro o quello che gli può servire; questo in nome di quel "caro" tetto che gli danno e di un pasto, senza sottolineare poi quelle comunità che pretendono addirittura costosissime rette.
Chiusa questa parentesi, dico che fortunatamente esistono però anche i contrari a questo punto di vista e quindi favorevoli all'uso del metadone e chissà perché la maggior parte di questi sono persone che hanno avuto una lunga esperienza a riguardo. Così per l'ennesima volta ci possiamo trovare, come tutte le leggi o decreti legge (pare ci sia già una proposta di decreto a questo proposito) sul problema droga, in una lotta di pareri contrastanti, e chi ci rimette è chi sta sulle spine, chi paga le conseguenze è sempre il tossicodipendente, sempre oggetto e schiavo di decisioni altrui. E proprio qui voglio soffermarmi e dire a voi e a tutti che visto che la legalizzazione dell'eroina, in modo particolare qui in Italia, non ci sarà mai, e questo soprattutto (voi lo sapete meglio di me) perché la mafia non lo permetterebbe e nemmeno chi "dice" di avere le mani legate per combatterla, io punterei di ottenere almeno che venga continuato a dare il metadone, quale aiuto, e che venga dato nella maniera più giusta a
chi ne ha bisogno.
Il metadone deve essere visto sì anche come terapia di recupero, quindi con la speranza che il tossicodipendente prima o poi diventi libero da qualsiasi droga pesante, ma solo esclusivamente se di sua iniziativa, solo se è convinto di volerlo e mai imposto, costretto o esageratamente sollecitato; credo poi che il compito di chi segue il paziente, ovvero il medico, dovrebbe essere quello di tenere sotto controllo lo stato di salute dell'utente, e di metterlo al corrente degli eventuali effetti collaterali del farmaco, soprattutto nelle terapie a mantenimento (chiaramente nei limiti del possibile, dato che questo tipo di trattamento con questo farmaco, almeno per quello che riguarda l'Italia, è stato usato solo in quest'ultimo decennio quindi è difficile stabilire dati sicuri sugli eventuali effetti nocivi), eventualmente dare anche consigli oltre che cercare di instaurare col paziente un rapporto di reciproca fiducia e comprensione senza condizionarlo o imporgli quello a cui egli non crede, perché la tossicod
ipendenza, ormai bisognerebbe averlo capito, è soprattutto una malattia psicologica e sociale oltre che fisica, nonostante i disturbi più o meno gravi sia dell'astinenza che della debilitazione dell'organismo dovuta all'uso prolungato e anche alle condizioni a cui porta una vita sregolata.
Detto questo su quello che riguarda il trattamento dal punto di vista medico, tutto il resto (sostegno psicologico, aiuto di tipo sociale ecc...) dovrebbe essere disponibile in modo competente e tempestivo, qualora occorresse, solo nel caso in cui venissero richiesti dal paziente; invece accade spesso che il paziente che non richiede questo tipo di appoggio, viene sollecitato a colloqui e incontri di questo tipo, costringendolo a volte di presentarsi a questi pur di non rischiare di perdere il metadone, senza averne il desiderio, e quindi con perdita di tempo da ambo le parti; viceversa succede che chi chiede un aiuto quale ad esempio bisogno di trovare un lavoro o di un appoggio per essere assunto sul lavoro (quale chiaramente difficoltà per un tossicodipendente o ex) o per certificati o per altri motivi, a volte debba attendere o non siano sufficientemente in grado di offrire un aiuto.
Riprendendo poi sulla terapia farmacologica aggiungo che, chiaramente favorevole alla terapia a mantenimento o comunque di lunga durata (ovvero fino a che il paziente sia o si senta in grado di provare a farne a meno) e, dopo aver valutato che terapie a scalare imposte o veloci o comunque l'imposizione al tossicodipendente di smettere, non hanno portato in alcun caso ad esiti favorevoli, ritengo che questo tipo di cura, cioè con metadone, dovrebbe venire usata sia con il paziente che dimostra desiderio di togliersi la tossicodipendenza sia con quello che lo userebbe come sostitutivo all'eroina (con tutti i vantaggi sia fisici che sociali e psicologici) sia con chi continuerebbe a fare uso di eroina, avendo anche in questo caso il vantaggio di consentire un uso minore rispetto a quello che userebbe senza questo e di consentirgli inoltre di "farsi" senza lo stesso assillo e quindi anche con una minore disponibilità alla "delinquenza" e alla vita sregolata e nociva, per sé e per gli altri che sarebbe altrimenti
costretto a fare; in questo ultimo caso bisognerebbe valutare di non offrire dosaggi eccessivamente elevati per non avere un sovraccarico di sostanza ma stabilire (anche col paziente) un dosaggio sufficiente per una copertura all'astinenza.
Inutile dire poi che l'assunzione del metadone, dovrebbe avvenire a chi si presenta nei centri con richiesta di terapia, immediatamente e non dopo settimane o mesi secondo le liste di attesa: tempo in cui si fa a tempo a compiere atti illegali quindi rischiare il carcere o ridursi alla prostituzione, ecc... e, peggio, la possibilità di iniettarsi un'ultima dose fatale.
Sempre restando in questo discorso, bisognerebbe capire come di primaria importanza sia anche non terrorizzare il paziente in alcun modo, quale particolarmente nel timore che può nascere nel tossicodipendente che di sua iniziativa vuole provare a smettere con la terapia (non facendo più uso di altre sostanze) o di "scalare" a dosaggi minori, di non avere la garanzia, la sicurezza che se il tentativo fallisse (sia che torni a fare uso di eroina sia per motivi psicologici sente di non riuscire ancora a farne a meno anche senza una ripresa all'uso di droga) il trattamento venga ripreso immediatamente secondo le esigenze del paziente. In modo diverso si rischia che l'utente oltre già le sue difficoltà, venga frenato in eventuali decisioni.
Per condire tutti questi punti e metodi già a sfavore di un miglioramento delle condizioni del tossicodipendente, ci volevano i NOT.
Tanto per cominciare, questi nuclei operativi, essendo autonomi, esigono di prendere iniziative riguardo la metodologia della cura, secondo l'ideologia o la mentalità del medico o dell'equipe che li forma, trovando così che da una zona all'altra della città (essendo uno per ogni zona) possono sussistere trattamenti diversi: c'è quello contrario, quello che ti impone continui colloqui mentre quello no, quello che crede nella terapia a mantenimento e quello che crede solo in quella a scalare ritrovandoci così noi alla mercé della fortuna o della sfortuna di "sotto chi capiti".
Bisogna aggiungere poi come, dopo tanti anni in cui il trattamento avveniva attraverso i presidi ospedalieri in cui molte persone con terapia a mantenimento o molto lunghe che venivano conosciuti e curati da tempo da un medico o da un equipe di medici, arrivando perciò a conoscere il caso singolo più da vicino, e magari instaurato dopo tempo (a volte di timori e incomprensioni) un minimo di rapporto di fiducia tra medico e utente (e dico minimo anche perché molto spesso questi vengono bloccati dall'ignoranza e dalla negatività della burocrazia e delle leggi e soprattutto della mentalità di chi le impone), non si sia tenuto minimamente conto di quale difficoltà e problemi comporti un trasferimento ad un altro centro ed essere messi nelle mani di un altro medico, aggravando a volte la sua già delicata situazione (quale tra l'altro una probabile indegna manovra per togliere certe responsabilità con pazienti in cui si è accettato un mantenimento è quindi inammissibile e difficile da parte di un medico cosciente
poter imporre lo scalaggio o lo smettere nel qual caso, mi auguro non sia, dovessero decidere di non continuare a dare il metadone per legge).
Con questo, io non condanno né un centro né l'altro, né il personale medico e paramedico, ma condanno e soprattutto chiedo con una certa amarezza (data la mia paura e di tutti che certe decisioni vengano prese solo secondo i loro punti di vista) che facciano davvero un appello alla loro coscienza sia i politici che i medici valutando seriamente quali siano i pro e i contro di eventuali decisioni di ogni tipo su questo problema.
Sarebbe inutile dire che non dare il metadone significa sicuramente aumento notevole della "delinquenza" (se così si può definire), dell'AIDS (quindi il peggioramento dei già malati e di un aumento del propagare dell'infezione dovuto alla prostituzione) e infine di un "non" recupero quasi sicuro dei casi in cui il metadone può o sta riuscendo.
Questo, in nome forse di una mentalità di tipo cattolico che scrupolosa per la salute e il benessere dei giovani ti dice "non possiamo noi dare una droga di Stato!"? Quando quante droghe di Stato danno all'intero popolo?! Quando dall'aria che respiriamo, ai cibi incurati, all'educazione sociale e nelle scuole, al sistema sanitario, insomma gli avvelenamenti continui fisici e morali di tutta la gente e soprattutto dei giovani sono permessi, che sia perché siamo ad un livello irrecuperabile o che sia di proposito?! Io sono convinta che il "recupero" del tossicodipendente, la possibilità che arrivi alla decisione di smettere sia con l'eroina che con il metadone, deve venire da dentro se stessi, dal rifiuto, dalla rinuncia all'uso di queste per convinzione propria e non perché non puoi o è difficile averle.
Certo che nel mondo in cui viviamo oggi e in questo tipo di società in cui siamo compresi noi stessi, è ben difficile fare un baratto tra droga, eroina o stupefacenti e... che cosa? Tanto facile però additare e punire su questo problema quasi rovesciando la situazione per coprire e per sviare ai problemi più gravi che sono la terra e il concime di questa!
Franca, 22 anni, tossicodipendente