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Conferenza droga
Corso Stefano - 3 maggio 1991
DROGA E PENA DI MORTE

(Estratto da un documento di Amnesty International)

I seguenti paesi prevedono per legge la pena di morte per reati

connessi alla droga:

- Arabia Saudita

- Bahrein

- Bangladesh

- Brunei Darussalam

- Cina

- Egitto

- Emirati Arabi Uniti

- Giordania

- Indonesia

- Iran

- Kuwait

- Malaysia

- Mauritius

- Myanmar (Birmania)

- Qatar

- Repubblica di Corea (Corea del Sud)

- Singapore

- Siria

- Sri Lanka

- Stati Uniti d'America

- Taiwan

- Thailandia

- Turchia

Nei paesi che prevedono la pena di morte c'e' molta disparita' su

come vengono puniti i reati connessi alla droga. Alcuni paesi non

hanno mai condannato nessuno a morte, mentre in altri di norma

vengono effettuate esecuzioni. Alcune legislazioni nazionali

restringono la pena di morte al traffico di droghe oppiacee,

mentre altre includono la cocaina e persino la cannabis, anche se

il consumo di quest'ultima costituisce solo un reato minore.

Alcune legislazioni cercano di limitare la pena di morte ai reati

piu' gravi, restringendola ai casi che comportano una quantita'

di droga superiore ad un certo limite, altre non prevedono una

quantita' minima, oppure la quantita' minima e' cosi' bassa che

si possono punire i tossicodipendenti senza avere le prove

specifiche anche del reato di spaccio. In alcuni paesi i

prigionieri accusati di spaccio di stupefacenti sono condannati a

morte e giustiziati secondo procedure non conformi agli standard

internazionali per un processo equo.

Tra tutti i paesi che hanno introdotto la pena di morte per reati

connessi alla droga, dieci lo hanno fatto nell'ultimo decennio.

In Malesia la politica antidroga del governo e balzata

all'attenzione della cronaca internazionale all'inizio degli anni

'80, quando il governo ha reso la pena di morte ingiuntiva per

traffico di droga. Al giugno 1990 la stampa nazionale riferiva d

104 condannati impiccati per reati connessi alla droga dal 1983,

e di altri 200 nel braccio della morte in attesa di esecuzione.

Nel marzo 1987 l'Arabia Saudita ha introdotto la pena di morte

per spaccio di stupefacenti e le autorita' hanno giustiziato

almeno 10 persone, mediante decapitazione, per reati connessi

alla droga nei 12 mesi seguenti.

Nelle Mauritius 4 persone sono state condannate a morte secondo

una legge del 1986 che prevedeva la condanna per l'importazione

di droghe pericolose.

Nel luglio 1988 il Bangladesh ha introdotto la pena di morte per

traffico di stupefacenti.

Nel novembre 1988 gli Stati uniti hanno introdotto la pena di

morte per reati connessi alla droga secondo la legislazione

federale. Adesso la legge federale permette l'imposizione della

pena di morte per chi uccide intenzionalmente o fa uccidere

qualcuno in connessione con un reato relativo alla droga.

In Iran sono state giustiziate moltissime persone: solo nel 1989

sono state segnalate piu' di 1000 esecuzioni per reati connessi

con la droga. Molte persone vengono condannate a morte in seguito

a processi veloci e sommari in cui e' seriamente minacciato il

diritto di essere presunto innocente finche' non venga provata la

colpevolezza.

In Cina la pratica per cui il verdetto precede il processo

permette che gli imputati passibili di condanna a morte ben

raramente ricevano un processo equo. Nel 1990 sono state

registrate 900 condanne e giustiziate piu' di 600 persone. dal 28

dicembre 1990 gli accusati di spaccio o vendita di piu' di un

chilo di oppio o 50 grammi di eroina rischiano condanne che vanno

dai 15 anni di reclusione alla morte.

Nel 1989 l'Egitto ha eseguito la sua prima condanna a morte in

assoluto per traffico di droga: Anwar Hussein Kassar Hussein, un

pachistano ventisettenne, impiccato in un prigione del Cairo il 6

luglio. Dalla meta' degli anni '80 a livello governativo c'e' una

crescente attenzione per il problema della droga in Egitto. E'

stato riferito che nel giugno 1990 nelle prigioni egiziane

c'erano circa 30 trafficanti di droga condannati in attesa di

esecuzione.

Sembra che la pena di morte sia stata introdotta senza

considerare i rischi che poteva comportare, ad esempio il rischio

che, di fronte alla possibilita' di essere condannati a morte, i

trafficanti sarebbero piu' pronti ad uccidere pur di evitare la

cattura, il che aumenta il pericolo a cui sono esposti i

funzionari dell'ordine pubblico. Un altro rischio e' che i

piccoli spacciatori o persino i consumatori di droga potrebbero

essere condannati a morte, mentre i criminali di livello

superiore possono sfuggire alla cattura e quindi alla pena;

oppure che aumentando la severita' della condanna si farebbe il

gioco del crimine organizzato, in quanto verrebbero impiegati

criminali incalliti che sono piu' adatti ad affrontare pericoli

maggiori. Quindi non solo l'introduzione della pena di morte

comporta dei rischi, ma non ci sono neanche prove che sia un

deterrente piu' efficace contro lo spaccio rispetto ad altre

pene, nonostante sia proprio questa una delle piu' diffuse

motivazioni che la giustificano.

L'inutilita' della pena di morte come deterrente per il traffico

ed il consumo degli stupefacenti e' ben dimostrata dal caso della

Malesia. Questo paese, in la pena di morte e' esecutiva da quasi

10 anni, e' diventato il banco di prova per comprovare

l'efficacia della pena come estremo rimedio contro la droga

illegale. Nel 1970 vennero identificati solo 711

tossicodipendenti in tutto il paese. venti anni dopo, nel

dicembre 1989, il Dipartimento per la cura e la riabilitazione

dalla Dadah (droga), dipendente dal Ministero degli Interni,

aveva identificato 145.685 tossicodipendenti in tutto il paese.

Non solo l'aumento e' stato sconvolgente, ma e' anche continuato

non stante il rischio di impiccagione, la pena di morte non e'

riuscita a ridurre il numero dei tossicodipendenti, e non ha

costituito un deterrente al traffico di stupefacenti.

L'esperimento e' fallito ma l'esecuzioni continuano. dalle 104

esecuzioni registrate, pare che 25 fossero di stranieri, tra cui

cittadini dell'Australia, Gran Bretagna, Indonesia, Filippine,

Singapore Thailandia, e Hong Kong. Amnesty International ha piu'

volte sollecitato le autorita' malesi affinche' smettessero

queste uccisioni, ed ha preso la stessa posizione contro la pena

di morte per ogni reato in tutti i paesi. In "Quando lo stato

uccide...", un rapporto sulla pena di morte diffuso in tutto il

mondo nel 1989, Amnesty International concludeva che, nonostante

le migliaia di esecuzioni, non ci sono prove decisive di una

diminuzione del traffico di droga riconducibile sicuramente alla

minaccia o all'impiego della pena di morte.

Siete invitati a scrivere alle autorita' dei paesi sotto

elencati, sollecitandoli cortesemente ad interrompere le

esecuzioni della persone condannate per i reati connessi alla

droga.

Inviare appelli a:

IRAN: Hojatoleslam Ali Shushtari/ Minister of Justice/ Ministry

of Justice/ Park-e Shahr/ Teheran/ Repubblica Islamica dell'Iran.

MALAYSIA: YB Datuk Dr Haji Sulaiman Haji Daud/ Minister of

Justice/ 21st Floor/ Bangunan kuwasa/ Jalan Raja Laut/ Malaysia.

CINA: Liu Fuzhi/ Janchazhanang/ Zurigao Renmin Jianchayauan/

Beijingshi/ Zhonghua Remnin Gongheguo/ Repubblica Popolare

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