(Estratto da un documento di Amnesty International)
I seguenti paesi prevedono per legge la pena di morte per reati
connessi alla droga:
- Arabia Saudita
- Bahrein
- Bangladesh
- Brunei Darussalam
- Cina
- Egitto
- Emirati Arabi Uniti
- Giordania
- Indonesia
- Iran
- Kuwait
- Malaysia
- Mauritius
- Myanmar (Birmania)
- Qatar
- Repubblica di Corea (Corea del Sud)
- Singapore
- Siria
- Sri Lanka
- Stati Uniti d'America
- Taiwan
- Thailandia
- Turchia
Nei paesi che prevedono la pena di morte c'e' molta disparita' su
come vengono puniti i reati connessi alla droga. Alcuni paesi non
hanno mai condannato nessuno a morte, mentre in altri di norma
vengono effettuate esecuzioni. Alcune legislazioni nazionali
restringono la pena di morte al traffico di droghe oppiacee,
mentre altre includono la cocaina e persino la cannabis, anche se
il consumo di quest'ultima costituisce solo un reato minore.
Alcune legislazioni cercano di limitare la pena di morte ai reati
piu' gravi, restringendola ai casi che comportano una quantita'
di droga superiore ad un certo limite, altre non prevedono una
quantita' minima, oppure la quantita' minima e' cosi' bassa che
si possono punire i tossicodipendenti senza avere le prove
specifiche anche del reato di spaccio. In alcuni paesi i
prigionieri accusati di spaccio di stupefacenti sono condannati a
morte e giustiziati secondo procedure non conformi agli standard
internazionali per un processo equo.
Tra tutti i paesi che hanno introdotto la pena di morte per reati
connessi alla droga, dieci lo hanno fatto nell'ultimo decennio.
In Malesia la politica antidroga del governo e balzata
all'attenzione della cronaca internazionale all'inizio degli anni
'80, quando il governo ha reso la pena di morte ingiuntiva per
traffico di droga. Al giugno 1990 la stampa nazionale riferiva d
104 condannati impiccati per reati connessi alla droga dal 1983,
e di altri 200 nel braccio della morte in attesa di esecuzione.
Nel marzo 1987 l'Arabia Saudita ha introdotto la pena di morte
per spaccio di stupefacenti e le autorita' hanno giustiziato
almeno 10 persone, mediante decapitazione, per reati connessi
alla droga nei 12 mesi seguenti.
Nelle Mauritius 4 persone sono state condannate a morte secondo
una legge del 1986 che prevedeva la condanna per l'importazione
di droghe pericolose.
Nel luglio 1988 il Bangladesh ha introdotto la pena di morte per
traffico di stupefacenti.
Nel novembre 1988 gli Stati uniti hanno introdotto la pena di
morte per reati connessi alla droga secondo la legislazione
federale. Adesso la legge federale permette l'imposizione della
pena di morte per chi uccide intenzionalmente o fa uccidere
qualcuno in connessione con un reato relativo alla droga.
In Iran sono state giustiziate moltissime persone: solo nel 1989
sono state segnalate piu' di 1000 esecuzioni per reati connessi
con la droga. Molte persone vengono condannate a morte in seguito
a processi veloci e sommari in cui e' seriamente minacciato il
diritto di essere presunto innocente finche' non venga provata la
colpevolezza.
In Cina la pratica per cui il verdetto precede il processo
permette che gli imputati passibili di condanna a morte ben
raramente ricevano un processo equo. Nel 1990 sono state
registrate 900 condanne e giustiziate piu' di 600 persone. dal 28
dicembre 1990 gli accusati di spaccio o vendita di piu' di un
chilo di oppio o 50 grammi di eroina rischiano condanne che vanno
dai 15 anni di reclusione alla morte.
Nel 1989 l'Egitto ha eseguito la sua prima condanna a morte in
assoluto per traffico di droga: Anwar Hussein Kassar Hussein, un
pachistano ventisettenne, impiccato in un prigione del Cairo il 6
luglio. Dalla meta' degli anni '80 a livello governativo c'e' una
crescente attenzione per il problema della droga in Egitto. E'
stato riferito che nel giugno 1990 nelle prigioni egiziane
c'erano circa 30 trafficanti di droga condannati in attesa di
esecuzione.
Sembra che la pena di morte sia stata introdotta senza
considerare i rischi che poteva comportare, ad esempio il rischio
che, di fronte alla possibilita' di essere condannati a morte, i
trafficanti sarebbero piu' pronti ad uccidere pur di evitare la
cattura, il che aumenta il pericolo a cui sono esposti i
funzionari dell'ordine pubblico. Un altro rischio e' che i
piccoli spacciatori o persino i consumatori di droga potrebbero
essere condannati a morte, mentre i criminali di livello
superiore possono sfuggire alla cattura e quindi alla pena;
oppure che aumentando la severita' della condanna si farebbe il
gioco del crimine organizzato, in quanto verrebbero impiegati
criminali incalliti che sono piu' adatti ad affrontare pericoli
maggiori. Quindi non solo l'introduzione della pena di morte
comporta dei rischi, ma non ci sono neanche prove che sia un
deterrente piu' efficace contro lo spaccio rispetto ad altre
pene, nonostante sia proprio questa una delle piu' diffuse
motivazioni che la giustificano.
L'inutilita' della pena di morte come deterrente per il traffico
ed il consumo degli stupefacenti e' ben dimostrata dal caso della
Malesia. Questo paese, in la pena di morte e' esecutiva da quasi
10 anni, e' diventato il banco di prova per comprovare
l'efficacia della pena come estremo rimedio contro la droga
illegale. Nel 1970 vennero identificati solo 711
tossicodipendenti in tutto il paese. venti anni dopo, nel
dicembre 1989, il Dipartimento per la cura e la riabilitazione
dalla Dadah (droga), dipendente dal Ministero degli Interni,
aveva identificato 145.685 tossicodipendenti in tutto il paese.
Non solo l'aumento e' stato sconvolgente, ma e' anche continuato
non stante il rischio di impiccagione, la pena di morte non e'
riuscita a ridurre il numero dei tossicodipendenti, e non ha
costituito un deterrente al traffico di stupefacenti.
L'esperimento e' fallito ma l'esecuzioni continuano. dalle 104
esecuzioni registrate, pare che 25 fossero di stranieri, tra cui
cittadini dell'Australia, Gran Bretagna, Indonesia, Filippine,
Singapore Thailandia, e Hong Kong. Amnesty International ha piu'
volte sollecitato le autorita' malesi affinche' smettessero
queste uccisioni, ed ha preso la stessa posizione contro la pena
di morte per ogni reato in tutti i paesi. In "Quando lo stato
uccide...", un rapporto sulla pena di morte diffuso in tutto il
mondo nel 1989, Amnesty International concludeva che, nonostante
le migliaia di esecuzioni, non ci sono prove decisive di una
diminuzione del traffico di droga riconducibile sicuramente alla
minaccia o all'impiego della pena di morte.
Siete invitati a scrivere alle autorita' dei paesi sotto
elencati, sollecitandoli cortesemente ad interrompere le
esecuzioni della persone condannate per i reati connessi alla
droga.
Inviare appelli a:
IRAN: Hojatoleslam Ali Shushtari/ Minister of Justice/ Ministry
of Justice/ Park-e Shahr/ Teheran/ Repubblica Islamica dell'Iran.
MALAYSIA: YB Datuk Dr Haji Sulaiman Haji Daud/ Minister of
Justice/ 21st Floor/ Bangunan kuwasa/ Jalan Raja Laut/ Malaysia.
CINA: Liu Fuzhi/ Janchazhanang/ Zurigao Renmin Jianchayauan/
Beijingshi/ Zhonghua Remnin Gongheguo/ Repubblica Popolare
Cinese. C ̣t ï
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