Padova/Convegno su Aids e Complicanze neurologicheSan Francisco/ Omessesualità:statistica(George Lemp)
Fonti: New England Journal of Medicine ;
Istituto di ricerca militare Walter Reed ;(U.S.A.)
Ansa ;(I)
Varie ;
COMPLICAZIONI NEUROLOGICHE NEL 90 PER CENTO DEI MALATI DI AIDS
PADOVA, 13 GIU - Circa il 50 per cento dei malati di
Aids subiscono nel corso della malattia danni neurologici,
infezioni ''opportunistiche'' o tumori del sistema nervoso
centrale. E' stato inoltre rilevato che il 90 per cento delle
persone uccise dal virus hanno riportato danni diretti al
cervello. Sono questi alcuni dei dati piu' significativi resi
noti oggi a Padova nel corso della prima giornata del simposio
internazionale dedicato alle complicazioni neurologiche
dell'Aids e che vede riuniti una trentina dei massimi studiosi
mondiali dei problemi neuroimmunologici connessi alla sindrone
da immunodeficenza acquisita. L'incontro, promosso
dall'Istituto di neurologia dell'Universita' di Padova, si pone
come convegno ''satellite'' alla settima conferenza mondiale
sull'Aids che si terra' la settimana prossima a Firenze. E'
noto che il virus dell'Aids - ha spiegato il prof. Bruno
Tavolato, della clinica immunologica di Padova - attacca le
cellule che ci difendono dai virus provocando infezioni
cosidette 'opportunistiche'. Questo avviene anche a livello
neurologico, con la differenza che qui il virus, in un modo che
stiamo ancora studiando, entra nel sistema nervoso e danneggia
direttamente il cervello. E' chiaro che, mentre si puo'
intervenire nei riguardi delle infezioni contro il virus si
puo' fare ben poco''.
La sintomatologia piu' comune in
tal senso - ha osservato Tavolato - e' la dementia complex.
''Si tratta - ha proseguito lo studioso - di un'encefalopatia
progressiva, che si manifesta con disfunzioni mentali, paralisi,
tremori, e che spesso compare nei soggetti colpiti da Aids prima
della stessa immunodeficenza''. Quello delle complicazioni
neurologiche del virus HIV - e' la considerazione unanime emersa
dall'incontro - e' in sostanza un settore in gran parte
inesplorato che pone importanti problemi di diagnostica
specialistica data anche la ''scarsa rilevanza finora
attribuita alla neurologia nell'ambito della lotta all'Aids''.
A margine del congresso, il prof. Tavolato ha commentato le
notizie pubblicate nell'ultimo numero della ''New England
Journal of Medicine'' e riguardanti la sperimentazione di un
nuovo vaccino che stimolerebbe le difese immunitarie nei
sieropositivi; vaccino realizzato da un'equipe americana sulla
base di un'intuizione di Jonas Salk, inventore del vaccino
contro la poliomenite. ''Dalle notizie che ho potuto apprendere
- ha detto Tavolato - si tratta di un vaccino che stimola la
produzione di anticorpi nei sieropositivi, e quindi puo' andar
bene solo per questi soggetti e non ha certo potere preventivo.
Su questa sperimentazione, tuttavia, si conoscono ora solo dati
preliminari che vanno confermati''.
USA, SPERIMENTAZIONE VACCINO: SPERANZE PER IL FUTURO
NEW YORK, 13 GIU - Nuova speranza per la
possibilita' di sviluppare un vaccino contro l' Aids e allarme
per una ''nuova ondata'' di casi prevista tra i giovani
omosessuali: sono le due piu' importanti novita' dagli Usa alla
vigilia della settima conferenza internazionale sull' Aids che
prende il via domenica a Firenze. Seppure con dovuta prudenza,
gli esperti americani sono unanimamente ''sorpresi'' e
''incuriositi'' dai promettenti risultati ottenuti all' Istituto
di ricerca dell' esercito ''Walter Reed'' a Rockville, nel
Maryland, da un vaccino sviluppato attraverso la manipolazione
genetica: nessuno aveva creduto di poter sollecitare una
risposta immunitaria da un vaccino somministrato dopo l'
insorgenza dell' infezione.
Il 63 per cento dei partecipanti sieropositivi ha invece
registrato un incremento degli anticorpi mentre e' rimasto
stabile il livello dei vulnerabili globuli bianchi (le cellule
''T''). Il risultato ha ''vendicato'' il padre del vaccino
antipolio Jonas Salk. Fu infatti il famoso microbiologo
americano a suggerire per primo, quattro anni fa, che un vaccino
avrebbe forse potuto essere in grado di rafforzare le difese del
corpo anche dopo il contagio del virus. Ma la sua strategia fu
accolta con cortese scetticismo.
Salk e' attualmente impegnato a
San Diego, in California, nella sperimentazione di un suo
vaccino: una versione 'inattivata' del virus dell' Aids,
sviluppata con la stessa tecnica del vaccino antipolio degli
anni '50. Lo scetticismo - e la sorpresa per i risultati dell'
esperimento al Walter Reed - riguarda la diffidenza che un
vaccino potrebbe ripristinare il sistema immunitario quando il
virus stesso non e' stato in grado di provocarne la reazione di
autodifesa.
''E' controintuitivo'', ha ammesso Anthony Fauci, direttore
delle ricerche governative per l' Aids. ''Dal punto di vista
dall' immunologia, tutto questo e' estremamente interessante:
significa che in qualche modo e' possibile guidare e migliorare
la risposta immunitaria''.
Fauci ha anche espresso soddisfazione per l' apparente
innocuita' del vaccino, che e' stato sviluppato dalla
''MicroGeneSys'' e che contiene una solo proteina dello strato
esterno del virus. ''C' era il timore che, vaccinare una persona
gia' malata, avrebbe potuto aggravare le sue condizioni - ha
detto - ma non e' stato invece registato alcun aumento del
livello del virus nel sangue''.
USA,OMOSSESSUALI,STATISTICA Da un altro studio, preparato per la
conferenza di Firenze, emergono dati sul comportamento
dei giovani omosessuali in Usa:
Da un' indagine condotta tra gli omosessuali di San Francisco
tra i 17 e i 19 anni - uomini cioe' che erano bambini quando
esplose negli anni ottanta l' epidemia dell' Aids - risulta che
il 40 per cento non fa uso di profilattici: dal test per l'
Aids quasi il 15 per cento e' risultato sieropositivo.
Secondo l' autore dello studio, George Lemp, a differenza
degli omosessuali tra i 30 e i 40 anni, le nuove generazioni si
illudono di poter avere rapporti sessuali senza prendere le
necessarie precauzioni. ''Molti giovani credono di essere al
sicuro limitandosi ad avere rapporti con altri giovani'', ha
detto l' assistente sanitario Giuliano Nieri.
''Dai risultati tutto lascia pensare che siamo alla vigilia
di una seconda ondata di Aids tra i giovani omosessuali e
bisessuali'', ha detto Lemp. Egli ha pertanto proposto che l'
educazione sessuale e la pubblicita' antiAids siano rivolte agli
adolescenti con messaggi che ''personalizzano il rischio'' a cui
sono sottoposti.