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Conferenza droga
Fiorenzi Massimiliano - 14 giugno 1991
AIDS/sperimentazione vaccino (USA)
Padova/Convegno su Aids e Complicanze neurologiche

San Francisco/ Omessesualità:statistica(George Lemp)

Fonti: New England Journal of Medicine ;

Istituto di ricerca militare Walter Reed ;(U.S.A.)

Ansa ;(I)

Varie ;

COMPLICAZIONI NEUROLOGICHE NEL 90 PER CENTO DEI MALATI DI AIDS

PADOVA, 13 GIU - Circa il 50 per cento dei malati di

Aids subiscono nel corso della malattia danni neurologici,

infezioni ''opportunistiche'' o tumori del sistema nervoso

centrale. E' stato inoltre rilevato che il 90 per cento delle

persone uccise dal virus hanno riportato danni diretti al

cervello. Sono questi alcuni dei dati piu' significativi resi

noti oggi a Padova nel corso della prima giornata del simposio

internazionale dedicato alle complicazioni neurologiche

dell'Aids e che vede riuniti una trentina dei massimi studiosi

mondiali dei problemi neuroimmunologici connessi alla sindrone

da immunodeficenza acquisita. L'incontro, promosso

dall'Istituto di neurologia dell'Universita' di Padova, si pone

come convegno ''satellite'' alla settima conferenza mondiale

sull'Aids che si terra' la settimana prossima a Firenze. E'

noto che il virus dell'Aids - ha spiegato il prof. Bruno

Tavolato, della clinica immunologica di Padova - attacca le

cellule che ci difendono dai virus provocando infezioni

cosidette 'opportunistiche'. Questo avviene anche a livello

neurologico, con la differenza che qui il virus, in un modo che

stiamo ancora studiando, entra nel sistema nervoso e danneggia

direttamente il cervello. E' chiaro che, mentre si puo'

intervenire nei riguardi delle infezioni contro il virus si

puo' fare ben poco''.

La sintomatologia piu' comune in

tal senso - ha osservato Tavolato - e' la dementia complex.

''Si tratta - ha proseguito lo studioso - di un'encefalopatia

progressiva, che si manifesta con disfunzioni mentali, paralisi,

tremori, e che spesso compare nei soggetti colpiti da Aids prima

della stessa immunodeficenza''. Quello delle complicazioni

neurologiche del virus HIV - e' la considerazione unanime emersa

dall'incontro - e' in sostanza un settore in gran parte

inesplorato che pone importanti problemi di diagnostica

specialistica data anche la ''scarsa rilevanza finora

attribuita alla neurologia nell'ambito della lotta all'Aids''.

A margine del congresso, il prof. Tavolato ha commentato le

notizie pubblicate nell'ultimo numero della ''New England

Journal of Medicine'' e riguardanti la sperimentazione di un

nuovo vaccino che stimolerebbe le difese immunitarie nei

sieropositivi; vaccino realizzato da un'equipe americana sulla

base di un'intuizione di Jonas Salk, inventore del vaccino

contro la poliomenite. ''Dalle notizie che ho potuto apprendere

- ha detto Tavolato - si tratta di un vaccino che stimola la

produzione di anticorpi nei sieropositivi, e quindi puo' andar

bene solo per questi soggetti e non ha certo potere preventivo.

Su questa sperimentazione, tuttavia, si conoscono ora solo dati

preliminari che vanno confermati''.

USA, SPERIMENTAZIONE VACCINO: SPERANZE PER IL FUTURO

NEW YORK, 13 GIU - Nuova speranza per la

possibilita' di sviluppare un vaccino contro l' Aids e allarme

per una ''nuova ondata'' di casi prevista tra i giovani

omosessuali: sono le due piu' importanti novita' dagli Usa alla

vigilia della settima conferenza internazionale sull' Aids che

prende il via domenica a Firenze. Seppure con dovuta prudenza,

gli esperti americani sono unanimamente ''sorpresi'' e

''incuriositi'' dai promettenti risultati ottenuti all' Istituto

di ricerca dell' esercito ''Walter Reed'' a Rockville, nel

Maryland, da un vaccino sviluppato attraverso la manipolazione

genetica: nessuno aveva creduto di poter sollecitare una

risposta immunitaria da un vaccino somministrato dopo l'

insorgenza dell' infezione.

Il 63 per cento dei partecipanti sieropositivi ha invece

registrato un incremento degli anticorpi mentre e' rimasto

stabile il livello dei vulnerabili globuli bianchi (le cellule

''T''). Il risultato ha ''vendicato'' il padre del vaccino

antipolio Jonas Salk. Fu infatti il famoso microbiologo

americano a suggerire per primo, quattro anni fa, che un vaccino

avrebbe forse potuto essere in grado di rafforzare le difese del

corpo anche dopo il contagio del virus. Ma la sua strategia fu

accolta con cortese scetticismo.

Salk e' attualmente impegnato a

San Diego, in California, nella sperimentazione di un suo

vaccino: una versione 'inattivata' del virus dell' Aids,

sviluppata con la stessa tecnica del vaccino antipolio degli

anni '50. Lo scetticismo - e la sorpresa per i risultati dell'

esperimento al Walter Reed - riguarda la diffidenza che un

vaccino potrebbe ripristinare il sistema immunitario quando il

virus stesso non e' stato in grado di provocarne la reazione di

autodifesa.

''E' controintuitivo'', ha ammesso Anthony Fauci, direttore

delle ricerche governative per l' Aids. ''Dal punto di vista

dall' immunologia, tutto questo e' estremamente interessante:

significa che in qualche modo e' possibile guidare e migliorare

la risposta immunitaria''.

Fauci ha anche espresso soddisfazione per l' apparente

innocuita' del vaccino, che e' stato sviluppato dalla

''MicroGeneSys'' e che contiene una solo proteina dello strato

esterno del virus. ''C' era il timore che, vaccinare una persona

gia' malata, avrebbe potuto aggravare le sue condizioni - ha

detto - ma non e' stato invece registato alcun aumento del

livello del virus nel sangue''.

USA,OMOSSESSUALI,STATISTICA Da un altro studio, preparato per la

conferenza di Firenze, emergono dati sul comportamento

dei giovani omosessuali in Usa:

Da un' indagine condotta tra gli omosessuali di San Francisco

tra i 17 e i 19 anni - uomini cioe' che erano bambini quando

esplose negli anni ottanta l' epidemia dell' Aids - risulta che

il 40 per cento non fa uso di profilattici: dal test per l'

Aids quasi il 15 per cento e' risultato sieropositivo.

Secondo l' autore dello studio, George Lemp, a differenza

degli omosessuali tra i 30 e i 40 anni, le nuove generazioni si

illudono di poter avere rapporti sessuali senza prendere le

necessarie precauzioni. ''Molti giovani credono di essere al

sicuro limitandosi ad avere rapporti con altri giovani'', ha

detto l' assistente sanitario Giuliano Nieri.

''Dai risultati tutto lascia pensare che siamo alla vigilia

di una seconda ondata di Aids tra i giovani omosessuali e

bisessuali'', ha detto Lemp. Egli ha pertanto proposto che l'

educazione sessuale e la pubblicita' antiAids siano rivolte agli

adolescenti con messaggi che ''personalizzano il rischio'' a cui

sono sottoposti.

 
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