Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
dom 20 lug. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Conferenza droga
Caravaggi Caterina - 8 luglio 1991
Consumatori di droghe in calo negli Usa? E' falso. Ecco perché.

Di seguito l'articolo di Giancarlo Arnao (del Comitato scientifico del CORA - COordinamento Radicale Antiproibizionista) uscito su Il Manifesto di venerdì 14 giugno 1991.

All'inizio dell'anno il Ministero della sanità ed assistenza degli Stati Uniti (Dhss) ha diffuso alla stampa una relazione sulla situazione dell'abuso di droga. La relazione riferisce una diminuzione del numero di consumatori di sostanze illegali in usa e parte da questo dato per dimostrare il successo della strategia antidroga, la "war on drugs" del governo. In realtà, una lettura attenta dei documenti originali ("Hhs News - Us Dhhs", Dec. 19, 1990 & Jan. 24, 1991) suggerisce una serie di considerazioni critiche.

1) I dati sul numero dei consumatori sono stati raccolti dal "National Household Survey on Drug Abuse", un'indagine demoscopica su una campionatura selezionata di 9259 cittadini dai 12 anni in su, in rappresentanza di una popolazione complessiva di 201 milioni di persone. La rilevazione si concreta con l'anonimato e non comprende né i militari, né i senzacasa, né i detenuti.

Clima di terrore

I consumatori preferiscono non rispondere

Considerato il clima di terrore creato dal governo Usa negli ultimi anni (il solo fatto di aver fumato uno spinello può provocare misure extragiudiziarie gravissime, come la perdita del lavoro) è presumibile che i consumatori di droga (e in particolare quelli non-problematici, inseriti nella società) non abbiano nessun interesse a dichiarare di essere tali. In effetti, una ricerca pubblicata recentemente ha rilevato che i dati del National Survey sono talvolta discordanti con quelli di altri indicatori, e che soprattutto è aumentato negli ultimi anni il numero di persone che rifiutano di rispondere: dal 17 per cento del 1985 al 26 per cento del 1988 (Journ. Psychoact. Drugs. No. 3, 1990, pag.319): uno scarto di 9 punti che ha cancellato la rappresentanza di circa 18 milioni di cittadini, fra cui è probabile una incidenza particolarmente alta di consumo di sostanze illegali.

Un dato indicativo in proposito è quello che troviamo nel quadro sinottico del numero dei consumatori di droga pubblicato dal Nida e ricavato dal National Household Survey: secondo questo quadro, l'eroina sarebbe stata usata almeno una volta nella vita da 1.654.000 persone, mentre i consumatori "correnti" (almeno una volta nell'ultimo mese) ammonterebbero nel 1990 a 48 mila (Nida capsules, Dec. 1990).

Se questo fosse vero, l'eroina sarebbe in assoluto la sostanza che offre la minore probabilità che l'uso occasionale si trasformi in uso abituale (si tratterebbe di 1/34, una possibilità su 34, contro 1/27 per gli allucinogeni, 1/14 per stimolanti e cocaina, 1/13 per sedativi); e gli Usa avrebbero abbassato in pochi anni il numero dei dipendenti da eroina ad un livello inferiore a quello di qualsiasi altro paese industrializzato.

I dipendenti da eroina

Negli Usa tra 500 mila e 1.500.000

In realtà, i dipendenti da eroina in Usa sono valutati fra 500 mila e 1.500.000. Che ai dati sull'eroina non ci credano neppure le autorità sanitarie Usa è peraltro dimostrato dal fatto che nella relazione del Dhss (incredibilmente!) l'eroina non viene neppure nominata. Il che rimette in discussione la validità di tutti gli altri dati.

La relazione del Dhhs enfatizza la riduzione del numero dei consumatori "correnti" (da 14,5 milioni nel 1988 a 12,9 nel 1990), considerandola come un dato cruciale di verifica della validità della politica governativa: "Se i livelli di uso di droga salgono, la strategia sarà fallita: se scendono la strategia sarà un successo" (pag.2).

La tendenza a valutare il problema dell'abuso di droga in termini di diffusione del consumo piuttosto che di danni e rischi sanitari provocati dall'abuso delle sostanze fa parte integrante dell'approccio "religioso" della "war on drugs", ed è concettualmente alle antipodi del criterio della "harm reduction" (ossia riduzione del danno), praticato da molte autorità sanitarie europee e adottato dai movimenti antiproibizionisti: in questo contesto, è comprensibile che il Dhhs esalti la riduzione del numero dei "peccatori" indipendentemente dalle conseguenze concrete del loro peccato.

In ogni caso, il numero accertato dei consumatori statunitensi è pur sempre indicativo di una diffusione molto superiore alla media degli altri paesi occidentali. Per dare un esempio, la prevalenza di uso corrente di droghe fra i 17-18enni americani rispetto ai coetanei olandesi è superiore di tre volte e mezzo per la marijuana, di 4 volte e mezzo per gli inalanti, di 10 volte per gli stimolanti, di 14 volte per la cocaina.

Inoltre, per ammissione dello stesso documento, non è diminuito negli Usa il numero dei consumatori a rischio: la diffusione dell'uso quotidiano o quasi-quotidiano di cocaina è aumentata del 15 per cento (da 292.000 a 332.000 soggetti) fra il 1988 e il 1989, mentre invariato è il numero dei consumatori abituali di crack (quasi mezzo milione) e di inalanti (più di un milione).

Nessun accenno viene fatto a sostanze che pure provocano grossi problemi, come eroina, amfetamine, inalanti.

2) Il documento del Dhss non riporta dati complessivi di mortalità, che pure erano stati calcolati fino al 1987: i dati epidemiologici elaborati dal Nida riguardano soltanto una parte del territorio e sono spesso formulati in modo da non permettere confronti e tracciare linee di tendenza.

3) Il documento del Dhhs riporta un calo nei ricoveri di emergenza: apparentemente, questi dati dovrebbero rispecchiare un miglioramento della situazione sanitaria dei consumatori di droghe.

Tuttavia, l'analisi dell'ultimo studio epidemiologico del Nida dimostra che i dati di mortalità e di ricoveri di emergenza non sono necessariamente omogenei: ad esempio, nell'area di Los Angeles la mortalità collegata ad uso di cocaina è aumentata da 450 casi nel 1988 a 644 nel 1989 (+43 per cento), ma i ricoveri di emergenza sono diminuiti del 27 per cento: la mortalità da eroina è aumentata da 422 a 542 (+28 per cento) mentre i ricoveri sono diminuiti del 18 per cento (Nida: Proceedings Cewg, Dec. 1990, pagg 146-147).

Ragionevolmente si può supporre che, in un clima di dura repressione dei consumatori, molti soggetti preferiscano non rivolgersi ai servizi di pronto soccorso per paura delle conseguenze legali.

4) Merita infine qualche considerazione il problema dei costi economici e sociali della strategia antidroga. Sotto questo profilo, il documento del governo americano fornisce un dato davvero impressionante: il budget per la guerra antidroga è stato portato nel 1990 a 10,4 miliardi di dollari annui (ossia più di 13 mila miliardi di lire!).

Chi prende le droghe

Disoccupati: incidenza più che doppia

Per ammissione delle stesse autorità Usa, il problema droga riguarda prevalentemente le frange socialmente emarginate: infatti, l'incidenza di uso di sostanze illegali fra i disoccupati è più del doppio (14 per cento contro 6,4 per cento) che nella popolazione complessiva. Ora, c'è da chiedersi che cosa si sarebbe potuto fare con questa somma per migliorare le condizioni di una frangia di emarginazione sociale che è cresciuta enormemente durante il decennio di amministrazione repubblicana.

Un altro costo da mettere in bilancio è l'enorme crescita dell'attività repressiva: 1,4 milioni di arresti per droga all'anno, per il 75 per cento a carico di consumatori, e per il 40 per cento relativi a droga leggera: sovraccarico delle prigioni, che contribuisce in misura determinante ad attribuire agli Usa un primato mondiale indegno di una democrazia: 420 detenuti per 100 mila abitanti, contro 333 del Sudafrica, 268 dell'Urss, 81 della Francia, 60 dell'Italia (le cifre sono state citate da L'Unità il 6 gennaio 1991).

A tutto questo va aggiunto un costo non quantificabile in termini di qualità della vita e di diritti civili.

Milioni di clandestini

I test antidroga, la delazione

In questa direzione vanno i test antidroga obbligati (sotto sorveglianza) per i lavoratori e gli studenti, sanzioni extragiudiziarie per i consumatori anche occasionali (perdita del lavoro o del posto all'università), incoraggiamento alla delazione di massa anche anonima, eccetera: uno stato di cose che costringe alla clandestinità milioni di cittadini americani e a umilianti procedure di controllo tutta la popolazione.

5) Per concludere. La relazione del Dhhs dimostra come le elaborazioni epidemiologiche riportate nel documento, e soprattutto le loro interpretazioni, non sono basate su un approccio scientifico, ma su una evidente disposizione a conformarsi alla politica governativa.

Sul piano scientifico, i dati emersi dal National Household Survey mettono in discussione la validità dei rilievi epidemiologici su persone sottoposte ad un profondo ostracismo sociale, e soprattutto alla minaccia di una repressione legale ed extralegale violentissima, come i consumatori di sostanze illegali negli Usa di oggi.

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail