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Conferenza droga
Lorenzi Giuseppe - 17 luglio 1991
Intervento OLD al Convegno Antiproibizionista (Genova, 13/14-7-91)

Intervento di Carla Rossi, coordinatrice dell'Osservatorio delle Leggi sulla Droga, al Convegno Nazionale - LEGGE SULLA DROGA: BILANCIO DI UN ANNO PROIBIZIONISTA - Genova - 13/14 luglio 1991

Analisi dell'impatto della legge 162/90 e, in particolare, della politica proibizionista in Italia.

1. Introduzione.

Si parla molto di fallimento della legge 162/90 in occasione del primo anniversario della sua entrata in vigore, ma ritengo che sarebbe sbagliato e perdente focalizzarsi da parte nostra su questa legge, che poco ha influito (peggiorando comunque la precedente situazione), piuttosto che sulla filosofia proibizionista sottostante a questa, come alle leggi precedenti. In realtà stiamo assistendo, anche se è troppo presto per prevedere un'evoluzione favorevole a breve o medio termine, ad un diffondersi ed affermarsi delle idee antiproibizioniste, anche al di là delle nostre migliori previsioni solo di pochi mesi fa, è nostro compito favorire questo fenomeno mediante una migliore diffusione di informazioni e un'analisi approfondita dei danni provocati dall'attuale regime e non solo e non tanto dalla 162/90.

Alcuni andamenti di fenomeni legati alla droga, o meglio all'attuale regime di mercato della droga, non possono essere con certezza imputati alla nuova legge, ma derivano certamente dalle basi proibizioniste di questa, come di quelle precedentemente in vigore. Non possiamo osservare radicali cambiamenti di tendenza, solo alcuni aggravamenti, altri se ne possano facilmente prevedere per il futuro in base alle conoscenze che si hanno della situazione attuale, ma è la filosofia della legge che dobbiamo contestare e non la legge stessa in quanto tale.

2. Con quali finalita' (ufficiali) è stata varata e applicata la legge e con quali risultati.

Si è sostenuto che la nuova legge sarebbe stata utile, tra l'altro, per:

- ridurre il mercato mediante mezzi, finanziari e non, volti a contrastare il piccolo e grande traffico;

- mettere in atto, medianti opportuni finanziamenti, efficaci campagne di prevenzione del fenomeno tossicodipendenza rivolte soprattutto ai giovani;

- avviare al recupero, con opportuni mezzi e finanziamenti, un rilevante numero degli attuali tossicodipendenti.

Si è anche previsto un monitoraggio ufficiale dell'impatto, mediante una struttura di osservazione, e relazioni periodiche dei Ministeri interessati.

Gli esiti per ora valutabili mostrano il fallimento di tutti gli obiettivi suddetti.

Il primo obiettivo fallito riguarda proprio il monitoraggio ufficiale dell'impatto.

Consideriamo per esempio i dati forniti dall'Osservatorio Permanente sul fenomeno Droga del Ministero dell'Interno in merito agli interventi dei Prefetti, che avrebbero dovuto essere il tramite tra il tossicodipendente di strada e i centri di assistenza (o il carcere per quelli riottosi).

In qualche modo, anche secondo il Prefetto di Roma intervistato da una delegazione del CORA alla vigilia dell'entrata in vigore della legge, il compito principale dei Prefetti doveva essere quello di "avvicinare" i tossicodipendenti e avviarli, se opportuno, ai centri di assistenza per le terapie di recupero, evitando, per quanto possibile, le sanzioni.

Sugli interventi delle Prefetture sono stati diffusi, a più riprese, dati ufficiali, riportati ampiamente dalla stampa in modo del tutto acritico, senza neppure controllare, ma il Ministero almeno questo avrebbe dovuto farlo, se le diverse informazioni contenute nelle tabelle fossero almeno congruenti.

L'OLD, mediante alcune rilevazioni a campione alla fonte e l'analisi comparativa delle tabelle ufficiali, ha evidenziato che (Rapporti OLD 1 e 2, 1991):

- l'acquisizione dei dati da parte del Ministero risulta affetta da ritardi di notifica tali da rendere inutilizzabili i dati stessi per monitorare l'impatto della legge: a titolo di esempio al Ministero risulta che al 25/3/91 sono state impartite in tutto il Lazio solo 10 sanzioni, mentre, dalla nostra rilevazione diretta presso la Prefettura di Roma, risulta che solo a Roma erano state già comminate 13 sanzioni al 24 ottobre 1990.

Un'altra discrepanza grave si rileva confrontando i dati forniti dal Ministero dell'Interno con quelli forniti dal Ministero degli Affari Sociali e relativi al primo trimestre 1991:

- per il Ministero dell'Interno si sono avute dal 1/1/91 al 25/3/91 5.071 segnalazioni alle Prefetture in tutta Italia, con una media di 60 segnalazioni al giorno;

- per gli Affari Sociali ci sono state nel primo trimestre '91 8.500 persone segnalate.

Se il dato precedente fosse valido, si sarebbero dovute avere almeno 3.429 segnalazioni negli ultimi sei giorni di marzo (periodo pasquale), con una media giornaliera di 571 segnalazioni almeno.

E' ovvia l'incongruenza delle due fonti ufficiali.

- altre incongruenze sono riscontrabili all'interno di una stessa tabella di dati ufficiali. In alcune Regioni, per esempio, il numero di persone segnalate in alcuni periodi è superiore al numero di segnalazioni, e non si tratta di errori di stampa. Per l'analisi di altre incongruenze si rimanda ai rapporti citati.

C'è da chiedersi se ci sia un motivo "ragionevole" dietro tanta inaffidabilità dei dati ufficiali. Si può congetturare, anche sulla base di alcune risposte avute dai responsabili delle Prefetture nelle principali città italiane particolarmente colpite dal fenomeno tossicodipendenza, che l'impatto della 162 sulle Prefetture sia stato molto pesante e abbia creato situazioni di disaggio organizzativo tale che gli uffici non riescano a smaltire efficientemente il lavoro e a trasmettere "tempestivamente" i dati relativi all'Osservatorio Permanente. Un'analisi di questo fenomeno è riportata nel rapporto OLD n. 1/91.

Data l'inaffidabilità dei dati ufficiali non è possibile analizzare ragionevolmente l'impatto della legge in merito all'avvio "al recupero" dei tossicodipendenti. Neanche il Ministro azzarda più commenti in proposito.

Al momento della diffusione dei primi dati (quelli che poi sono stati da noi contestati per ritardi e incongruenze), veniva enfatizzato che ben il 50% dei soggetti "intervistati" presso le Prefetture sceglieva di avvalersi della possibilità di terapie di disintossicazione. In base ai "numeri" ufficiali avevamo già fatto osservare (v. rapporto OLD n. 1/91) che l'andamento del fenomeno poteva far prevedere, nella migliore delle ipotesi, l'avvio al recupero, l'avvio, si badi bene, non il recupero, di non più del 15% degli "attuali" tossicodipendenti in 10 anni!!. A fronte di questo, ci si chiedeva, quanti nuovi entreranno nel circuito della droga? Quanti moriranno di "overdose" o per altre cause, più o meno violente, legate alla droga?.

Non sembra quindi che la 162 sia bene avviata sulla strada del "recupero"

Per quanto attiene alla riduzione del mercato della droga, non ci sono segni di successo. Stando ai dati ufficiali, nonostante il potenziamento dei mezzi a disposizione, l'impatto delle operazioni di sequestro sul mercato e' del tutto irrilevante: si stima che la quantità sequestrata non superi il 4% della sostanza in circolazione. Troppo poco perché si possano riscontrare variazioni, almeno sui prezzi, tanto meno sono riscontrabili sui consumi.

Per quanto riguarda le campagne di informazione, è troppo presto per valutarne l'impatto. Certamente gli slogans suonano curiosi. Se è vietato drogarsi, perché insistere sul fatto che la droga fa male, piuttosto che informare correttamente sui rischi "legali" in cui si può incorrere facendone uso (segnalazioni, carcere, comunità, ecc.). Sono slogans che in qualche modo sottointendono una possibilità di scelta palese che in teoria non dovrebbe esserci.

Sarebbe come fare campagne contro gli omicidi o le rapine dicendo che si potrebbe poi soffrire di sensi di colpa e avere problemi piscologici.

In realtà le campagne sono impostate come quelle contro il tabacco, ma la legislazione in merito è diversa: per le droghe ci si muove in ambiente proibizionista, per il fumo antiproibizionista. Anche le possibilità di successo sono quindi diverse. Non sembra che questa differenza sia stata valutata da chi ha progettato le campagne. In realtà, proprio questa impostazione delle campagne di "prevenzione" dimostra che è ben noto e accettato da tutti, anche in ambienti governativi, che, come abbiamo sempre sostenuto, la droga in regime proibizionista è LIBERA e non regolamentata, proprio come il fumo, più libera degli psicofarmaci, di cui pure si fa grandissimo uso, ma che almeno non inducono danni a chi non ne fa.

Il regime antiproibizionista sulle droghe ha infatti un'impatto criminogeno tale che, anche chi non ne fa uso, né intende farne, può subirne gravi danni.

3. La criminalità indotta dal regime proibizionista.

E' una stima più o meno accettata che una proporzione tra il 70% e l'80% degli scippi e borseggi sia commesso dai tossicodipendenti per la necessità di procurarsi il denaro per la droga. Questa stima è confermata dall'analisi dei dati sulla criminalità forniti dall'Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) e commentati nei rapporti OLD citati.

Si è infatti rilevata un'alta correlazione tra la presenza di tossicodipendenti nelle diverse regioni (stimata attraverso vari indicatori: morti per overdose, casi di AIDS tra i tossicodipendenti ecc., rapportati alla popolazione residente) e incidenza regionale dei delitti classificati come "scippi e borseggi". C'è da osservare inoltre che circa il 95% di tali delitti rimane "di autore ignoto", quindi il 95% almeno delle vittime di tali reati non avrà mai la possibilità di alcun risarcimento. D'altra parte quasi tutti i cosiddetti "tossicodipendenti di strada" risultano noti alla polizia perché prima o poi scoperti come autori di uno dei reati suddetti (più o meno il 5% delle volte) o perché coinvolti nello spaccio. Se il loro numero è stimato tra le 200.000 e le 350.000 unità, il numero delle loro "vittime" innocenti non è probabilmente inferiore a diversi milioni, siano queste persone borseggiate o scippate o nuovi adepti del circuito della droga. Su questo fenomeno la 162 non pone alcuna attenzione. E' a

nzi presumibile che, data la maggiore clandestinità dei tossicodipendenti indotta da tale legge, questo tipo di microcriminalità tenda ad aumentare. Alcuni indizi di questa tendenza sono già stati rilevati e analizzati nel rapporto OLD n. 2/91.

Anche i delitti cosiddetti di Mafia mostrano una tendenza all'aumento e alla concentrazione in poche regioni d'Italia proprio in corrispondenza dell'entrata in vigore della 162.

4. Impatto sulla "clandestinità" dei tossicodipendenti.

Che la 162 induca i tossicodipendenti ad una maggiore clandestinità è confermato, oltre che da operatori sociali sensibili come Don Ciotti o altri, dall'andamento dei decessi per "overdose" dopo l'entrata in vigore della legge.

Da un'analisi comparativa dei dati globali sui decessi per overdose e sui decessi in carcere per overdose, come riportati nei rapporti ufficiali, emerge che l'incidenza dei decessi fuori del carcere è in aumento e tende a portarsi su valori non significativamente diversi da quelli dell'incidenza di decessi per overdose in carcere. La seconda era significativamente

maggiore della prima fino al primo semestre del 1990.

E' forse ancora presto per trarre conclusioni definitive, ma il fenomeno potrebbe essere spiegato proprio da condizioni ambientali più disagiate anche fuori del carcere, come se la condizione di tossicodipendente anche in libertà somigliasse maggiormente a quella di tossicodipendente in stato di detenzione. Se questo fosse confermato ci sarebbe da temere un impatto ancora più pesante sull'epidemia di AIDS.

Si può infatti affermare con ragionevole certezza che la maggiore epidemia di AIDS in Italia, quella tra i tossicodipendenti (ancora circa il 70% dei casi totali), è figlia del proibizionismo e miete ormai molte più vittime dell'overdose. Si pensi solo che nel Lazio si sono avuti nel primo trimestre del 1991 287 decessi per AIDS (il 60% circa erano tossicodipendenti o ex tossicodipendenti) e meno di 40 decessi per overdose.

A Milano e Roma l'AIDS è una delle principali cause di morte tra i giovani maschi celibi di età compresa tra i 25 e i 29 anni già dal 1987.

Sulla base di alcuni studi effettuati presso l'Istituto Superiore di Sanità e commentati sul rapporto OLD n. 1/91, risulta che l'abitudine alla condivisione di aghi e di siringhe, sia per preparare che per iniettare la droga, abbia spesso inizio fin dal primo anno di uso. Per lo più la condivisione avviene per mancanza di disponibilità di strumenti sterili e con estranei. L'abitudine all'uso di droga viene conservata nel carcere, in condizioni ambientali più difficili che favoriscono ulteriormente la diffusione dell'infezione. Tende ad aumentare la proporzione di individui con esperienze carcerarie e se, come osservato in precedenza, la condizione di tossicodipendente fuori del carcere tendesse ad assomigliare sempre più a quella dentro il carcere, ci sarebbe da attendersi una nuova crescita delle infezioni da HIV tra i tossicodipendenti. Ricordiamo inoltre che attraverso rapporti sessuali con tossicodipendenti l'infezione può passare anche ad individui non appartenenti agli storici gruppi a rischio. Vale la

pena di ricordare che molte tossicodipendenti sono solite prostituirsi per procurarsi il denaro per la droga.

La 162 si occupa in qualche modo della prevenzione dell'AIDS, ma i decreti del Ministro della Sanità rendono in alcuni casi la situazione pericolosa.

Basti pensare al decreto sull'uso del metadone di cui ci siamo ampiamente occupati o a quello sulla dose media giornaliera di cui si sta occupando anche la Corte Costituzionale.

Quest'ultimo è responsabile di trasformare i consumatori in spacciatori dinanzi alla legge e di riempire i tribunali e le carceri di tossicodipendenti anziché di veri e propri criminali. I dati sulla presenza di tossicodipendenti in carcere (in costante aumento negli ultimi anni) sono riportati e commentati sul rapporto OLD n. 2/91 mentre un'indagine a campione sul lavoro dei tribunali è ancora in corso da parte dell'OLD.

Solo per anticipare qualche dato possiamo dire che ben il 30% delle sentenze presso il Tribunale di Milano riguarda provvedimenti per violazione della 162 e che solo il 38% degli imputati coinvolti in tali sentenze risulta "libero".

L'analisi dei dati sulle sentenze sarà argomento del rapporto OLD n. 3/91.

Per concludere possiamo formulare la speranza di una sollecita revisione dell'attuale legislazione sull'uso di stupefacenti che limiti almeno i danni provocati dall'uso di droghe evitando di introdurne altri che derivano essenzialmente dalle attuali condizioni di mercato.

Carla Rossi

 
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