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Conferenza droga
Radio Radicale Roberto - 18 luglio 1991
Il super-trafficante colombiano intervistato dal "Washington Times" nella sua prigione

ESCOBAR "LEGALIZZATE LA DROGA"

da "La Repubblica" - 18 luglio 1991

New York (ar.zam.) - Dalla prigione appositamente costruita per lui vicino a Envigado, in Columbia, Pablo Escobar, il più ricco e temibile narcotrafficante del mondo, annuncia la sua iscrizione al partito degli antiproibizionisti. "La legalizzazione degli stupefacenti è la soluzione che metterà fine ai traffici della droga e l'educazione è la strada per combattere il consumo della droga", spiega il boss del cartello di Medellin.

Per anni alla macchia, con decine di mandati d'arresto negli Stati Uniti e in Colombia, Escobar si è costituito il 20 giugno alle autorità del suo paese, dopo che il parlamento di Bogotà aveva approvato una legge su misura per evitargli l'estradizione. "Ho la coscienza a posto. Ho combattuto per cause giuste: la famiglia, la libertà, i poveri. Se ho commesso degli errori, pagherò", afferma ora, con una certa sfacciataggine, visti i suoi capi d'accusa: 215 poliziotti assassinati, bombe a giornali, uffici giudiziari, oltre a quei traffici di polvere bianca, che lo hanno reso famoso, facendolo entrare a soli 41 anni nella classifica degli ultramiliardari compilata dalla rivista Forbes.

Nessuno più di lui conosce il mondo della coca. E adesso, da quel carcere superprotetto dove è più facile uscire che non entrare (lo ha voluto così, per non essere assassinato), Escobar pontifica sulla lotta alla droga, in un'intervista pubblicata ieri dal Washington Times. "La cocaina", dive, "sta invadendo il mondo. Esce da molti paesi, arriva in molti paesi. Ma ricordatevi, è meno grave del crack, il derivato della cocaina che è prodotto nei laboratori degli Stati Uniti, non in Sud America".

Che differenze ci sono nel narcotraffico rispetto a dieci anni fa? "Adesso circola più droga, c'è più violenza", risponde Escobar. E come frenarlo? "Gli Stati Uniti - osserva - hanno avuto molti successi nella repressione del contrabbando. Molti trafficanti sono morti, molti altri sono in carcere. Ma la droga continuerà ad esserci, e prevarrà, almeno fino a quando tutti gli sforzi non saranno concentrati sugli aspetti educativi". Spiega: "Il vero problema della droga è l'educazione, non la repressione. Se non ci sarà più consumo, non ci sarà più nemmeno il narcotraffico".

 
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