Premessa al testo :
Oggi mi è capitato per le mani questo numero di "Nuova Polizia" e mi ha colpito favorevolmente questo articolo sulla legge 162/90. Mi sembra significativo che un articolo di questo taglio sia pubblicato su un giornale del settore giudiziario : lo riporto quindi, sottoponendolo alla vostra attenzione e invitandovi alla lettura integrale dello stesso.
Massimiliano Fiorenzi
BILANCIO (DELUDENTE) DI UN ANNO
Articolo tratto da "Nuova Polizia" n.8-9/91 di Paolo Pozzesi
La nuova legge anti droga ha compiuto il primo anno di prova, e non sembra che i risultati parlino a suo favore. Le morti per overdose nei primi cinque mesi del 1991 sono aumentate del 13% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno : e di concerto è salito il numero dei tossicodipendenti malati di Aids.
Si direbbe che la legislazione proibizionista - o essenzialmente repressiva, secondo il giudizio di molti critici - , estendendo e rincarando le misure punitive per i "consumatori" di sostanze stupefacenti, abbia l'effetto di spingere i drogati alla clandestinità, di allontanarli da quelle strutture sanitarie e sociali che dovrebbero facilitarne il recupero.
Lo afferma, fra gli altri, Don Luigi Ciotti, coordinatore del cartello "Educare , non punire" (230 comunità e 150 cooperative di lavoro) , è il fondatore del gruppo Abele di Torino.
Oltre ad un aumento delle morti per overdose - dice Don Ciotti in un'intervista all'Espresso - abbiamo assistito anche ad un aumento delle overdosi non letali. E abbiamo scoperto che il 72 per cento dei ragazzi salvati era molto giovane e sconosciuto ai servizi per le tossicodipendenze. Questo significa che la repressione allontana dalle strutture sanitarie e accresce i rischi della clandestinità".
D'altra parte è illusorio basarsi su un numero maggiore di persone che, secondo i dati forniti dal Ministero degli Affari Sociali e da quello della Sanità, entrano in contatto con i servizi di assistenza : "E' un'indicazione falsata al fatto che la legge obbliga a segnalare ai servizi tutte le persone fermate con sostanze illeciti, leggere o pesanti. Spesso si tratta di gente demotivata che non mantiene alcun rapporto con gli operatori".
In realtà, il rapporto più frequente, il consumatore di droga lo ha con la giustizia, sarebbe questa un'altra conseguenza inevitabile della nuova legge, che , sulla base di tabelle approvate dal ministero della Sanità , definisce la cosiddetta "dose media giornaliera" (M.D.G.), cioè la quantità di stupefacenti che è consentito detenere : chi rientra in quel quantitativo viene segnalato alle Prefetture e avviato a comunità o centri pubblici di assistenza, chi la supera entra nel circuito penale, con arresto e processo.
Secondo uno studio del governo ombra del PDS, che ha utilizzato ed elaborato i dati del ministero dell'Interno con indagini proprie in alcuni centri, nei primi cinque mesi dopo l'entrata in vigore della legge, 12.848 persone sono state sottoposte a procedimento giudiziario e 2.774 sono passate nel circuito preventivo ed educativo delle Prefetture.
Una sproporzione evidente , che suscita maggiori perplessità dopo un esame dei casi : il 40 per cento dei 12.848 fermati sono stati trovati in possesso di hashish, il 40 per cento di eroina, e il 20 per cento di cocaina. Ma fra coloro che vengono processati e finiscono in carcere, la percentuale dei consumatori di hashish sale al 50 per cento. Nei fatti , ad essere più colpiti sono i consumatori di droghe leggere, e non gli spacciatori, come era nelle intenzioni dichiarate dai promotori e dai sostenitori della legge . (162/90 n.d.r.)
Il venditore al dettaglio sovente riesce invece, se fermato, a entrare nel quadro delle misure prefettizie. Questo perché - come spiega Germana Cerasano, che ha partecipato alla ricerca del PDS - lo spacciatore sa bene quale quantitativo di droga, hashish o eroina, può avere con sé, senza rischiare il carcere :"Chi fuma spinelli, al contrario, o lo stesso tossicodipendente, spesso lo ignora. Perciò le tabelle che indicano la dose media giornaliera paradossalmente stanno favorendo gli spacciatori e mandano in galera chi ha con se poco più di due spinelli. Perciò riaprire il dibattito sulla legge, per cambiarla, è nostro obiettivo".
Anche per i giudici, la dose media giornaliera è uno dei principali difetti della legge. "Stiamo colpendo i consumatori, ultimo anello della catena, più che i trafficanti - ha affermato Raffaele Bertoni, ex-presidente dell'Associazione nazionale magistrati -. In questi mesi alle procure della Repubblica sono arrivate sempre più denunce di persone trovate in possesso di droga. Ma molti di coloro che con le vecchie norme venivano considerati consumatori, oggi che le tabelle stabiliscono rigorosamente le dosi minime, devono essere processati e non passare per le vie amministrative".
E sempre da parte della magistratura - a Roma, a Torino, a Bergamo, a Camerino - sono venute le eccezioni di costituzionalità che denunciano anomalie giuridiche di fondo.
Per Luigi Saraceni. presidente della quinta sezione penale di Roma, "non si può applicare lo stesso trattamento sanzionatorio in situazioni diverse, per chi spaccia e per chi consuma droga".
E Giancarlo Caselli, presidente del tribunale di Torino, ex membro del CSM, sottolinea l'esigenza negativa di salvaguardare "la natura soggettiva della responsabilità personale, garantita dalla Costituzione. La legge antidroga, invece, per fare terra bruciata intorno ai consumatori, fissa mediante la dose media giornaliera una responsabilità oggettiva".
Non manca però chi continua a sostenere la nuova legge, che porta il nome trino Craxi-Vassalli-Jervolino. Fra questi, Vincenzo Muccioli, che a San Patrignano, nei pressi di Rimini, dirige una comunità che accoglie 1600 persone.
Muccioli, membro del comitato interministeriale che segue l'applicazione delle norme antidroga, manifesta un'ottimismo polemico : "Pretendere che in un solo anno le disposizioni che tentano di dare una risposta seria ai problemi della tossicodipendenza possano risolvere le carenze decennali del servizio pubblico, è assurdo. Sono in malafede coloro che pensano che la nuova legge è già un fallimento".
E indica tre aspetti positivi della legge : più efficace lotta al traffico, diminuzione di minorenni consumatori di eroina, mantenimento del posto di lavoro per i tossicodipendenti che seguono una terapia.
Più cauta una relazione, dell'aprile scorso , dell'Osservatorio del ministero dell'Interno: "Si possono evidenziare alcune linee di tendenza che sul piano della prevenzione e della repressione consentono di guardare con minore preoccupazione all'avvenire".
Sarà vero ? Certo, sono in diminuzione i sequestri per droga a minorenni, e l'età dei morti per overdose si è alzata, collo candosi nella media tra i 26 e i 28 anni. Ma come debba essere letto questo dato è tutto da vedere.
Per quanto riguarda i sequestri di sostanze stupefacenti effettuati dalle forze dell'ordine, essi sono aumentati.
Stando ai dati forniti dal Centro Antidroga del Ministero degli Interni, diretto dal generale Pietro Sotgiu, nei primi cinque mesi del 1991 sono stati sequestrati 569 Kg. di eroina, contro i 417 dello stesso periodo nel 1990, e i 398 di cocaina contro i 205. Però , lo ha ammesso Carmelo Cruso, superprefetto di Milano, disponibilità e prezzi della droga non sono stati intaccati da queste pur brillanti operazioni.
Il CORA (Comitato radicale antiproibizionista) afferma anzi che nel capoluogo lombardo il rapporto tra droga sequestrata e droga consumata è sceso dal 4 al 2 per cento. Il fatto è che la spinta del traffico si fa sempre più forte , e l'Italia è pesantemente sotto tiro.Alla terza giornata antidroga promossa dall'ONU è stato reso noto che la coltivazione di materie prime per al produzione di stupefacenti è in continua ascesa.Solo nel Perù, l'area più utilizzata per la foglia di coca, è passata da 13.000 ettari del 1972 ai 200.000 del 1989. Nel 1990 sono state prodotte 5.000 tonnellate di oppio.
Il problema ha inizio quindi, come sempre, dalla testa, dal narcotraffico, gestito da grandi organizzazioni affaristiche e criminali che a volte si dividono le fette di mercato (un giro d'affari di 650 mila miliardi di lire l'anno), e a volte se le contendono con metodi cruenti. E' un capitolo di storia che da tempo ha uno svolgimento da cronaca quotidiana. Esiste, evidentemente, una catena ininterrotta che va dalle centrali del traffico, attraverso i successivi passaggi dello spaccio, fino ai consumatori. Ma per quanto si dica e si speri, colpire con misure repressive l'ultimo anello della catena non migliora certo la situazione. tenuto conto degli aspetti annessi, soprattutto uno: l'Italia è il paese con la più elevata percentuale di tossicodipendenti fra i malati di Aids, il 68% oltre il doppio che in Francia, 31%.
Anzi, scegliendo la strada della punizione così come è tracciata dalla legge in vigore, si rischia di dare spazio allo spaccio.Ripete Luigi Cancrini, psichiatra e ministro dei problemi della droga del governo ombra:"Le tabelle in base alle quali si va in carcere o dal Prefetto sono state congegnate in maniera tale da punire con la prigione il possesso di due spinelli, mentre per lo stesso provvedimento occorrono dieci dosi di eroina. Si finisce con lo spingere gli spacciatori verso lo smercio della sostanza più pericolosa".
Resta da vedere quali correzioni di rotta è possibile effettuare. In alcune città europee sono stati attuati esperimenti improntati all'antiproibizionismo, accompagnato da misure di assistenza non solo sanitaria, e i risultati saranno valutati in una conferenza che si terrà nel prossimo novembre a Zurigo: vi parteciperanno i rappresentanti della città svizzera, con quelli di Amburgo, Francoforte e Amsterdam, e saranno presenti i sindaci di Milano, Roma, Genova, Bologna e Torino.
Sul piano delle anticipazioni, si constata già che in Olanda, dove la legge è relativamente permissiva per i consumatori, il numero di tossicodipendenti è in declino. Ad Amsterdam sono diminuite le morti per overdose, ed è stata frenata la diffusione dell'Aids. Linee di tendenza dello stesso segno, con provvedimenti analoghi sono stati riscontrati a Zurigo e Liverpool.
Il punto importante è che l'atteggiamento "antiproibizionista" vada di pari passo con strutture efficienti che rendano accessibile il recupero, evitando la coercizione terapeutica.
Si tratta di indicazioni, alle quali altri - in Spagna, in Grecia in Germania - si stanno avvicinando . E in Italia ?
Anche se le indicazioni non appaiono confortanti, al di là di generici ottimismi saranno necessarie e subito, idee nuove, coraggiose, adeguate alla realtà.