Allora....Cavalieri ha ragione: questo referendum non è antiproibizionista, almeno non nel senso che propone l'abrogazione di tutte le norme di legge che proibiscono l'uso personale di droghe illegali.
Questo referendum va visto, secondo me, nell'ottica di una politica di cosiddetta "riduzione del danno", ovvero di un programma minimo che pure nel quadro di una legislazione proibizionista cerchi di limitare il più possibile i danni che i consumatori e i non consumatori di droghe illegali possono subire a causa della proibizione e della clandestinità che da essa consegue.
Un antiproibizionista può legittimamente decidere che tutto questo non gli interessa, che il suo programma è diverso e che non passa attraverso questo o altri referendum.
Quello che non capisco è perché un antiproibizionista non dovrebbe appoggiare alcun referendum.
Il sillogismo proposto da Andrea assomiglia tanto ad un dogma: non lascia vie di uscita. E da quando nella nostra politica esistono i diktat?
Sono dolente ma non pretendo di confutare proprio niente. Solo suggerisco alcune idee e qualche dubbio.
Detto questo, penso si debba certamente continuare a pretendere la luna ma anche trovare e sperimentare ragionevolmente i mezzi più efficaci per arrivarci sopra.