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Conferenza droga
Cucco Enzo - 7 ottobre 1991
GRUPPO ABELE E REFERENDUM

Intervento sul referendum abrogativo di alcuni articoli della legge

162/90.

"Aderire alla proposta di referendum per noi è un atto di coerenza in

continuità con tutte le nostre battaglie del passato. Noi non siamo

mai stati e non siamo per la punibilità del consumatorem e questo

referendum vuole abrogare proprio quegli articoli della legge

Jervolino-Vassalli che possono portare il consumatore fino al carcere.

Sia chiaro, noi non diciamo che drogarsi è lecito, nè siamo

permissivisti, ma certo va detto con forza, ancora una volta, che la

sanzione amministrativa prima e penale poi, non possono in alcun modo

essere la risposta giusta.

Del resto, i dati relativi ad un anno di applicazione della legge 162,

forniti da numerosi osservatori tra i quali quello del cartello

'Educare non punire', hanno dimostrato non solo che la legge è in

buona parte inapplicata (si pensi ai servizi tossicodipendenze aperti

24 ore su 24...) ma che proprio la parte che persegue il consumo ha

punito i più deboli, o chi fa uso di droghe leggerem ed ha aumentato

il sommerso tra chi è più emarginato e in difficoltà.

Come Gruppo Abele, non siamo disponibili a schieramenti di tipo

ideologicom , ma ci interessa che questa sia una iniziativa segnata

dal pluralismo e dalla capacità di anticipare delle linee, delle

sperimentazioni nei confronti della tossicodipendenza, che siano

diverse dalla punizione. E' una battaglia che va fatta, ed il

referendum è uno degli strumenti possibili. All'interno di questa

battaglia ognuno deve stare con le sue specificità e con le sue

proposte.

Questo referendum, come ogni altro, non deve essere un modo per

sostituirsi al Parlamento, ma al contrario deve essere uno stimolo per

tutti, legislatore incluso, per una nuova riflessione e per nuove

iniziative.

Ora il problema più importante ed urgente mi pare quello di saper

parlare alla gente, non solo agli addetti ai lavori. Dobbiamo spiegare

alla gente che la punizione, il carcere non risolve nulla, e non solo

per i tossicodipendenti, ma per tutta la società che è coinvolta dalla

diffusione della droga. Aumentare l'emarginazione sociale, imporre per

legge terapie e trattamenti che la persona non sceglie e non decide,

portare la gente in carcere, crea solo l'illusione di una soluzione,

in realtà nasconde i problemi reali ed anzi, a lungo andare, li

amplifica."

don Luigi Ciotti

Gruppo Abele

 
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