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Conferenza droga
Fiorenzi Massimiliano - 19 ottobre 1991
LETTERA APERTA DEI DETENUTI DI "LE NUOVE"

Di fronte al ripetersi dei suicidi di giovani

tossicodipendenti nelle carceri, la camera dei deputati ha

modificato per decreto alcuni articoli della legge

Craxi-Jervolino, parzialmente rivelando la perversione e

l'inefficacia del principio punitivo che l'ha ispirata.

A più di un anno dalla sua entrata in vigore, la 162 è, in

infatti, ben lontana dall'avere affrontato il complesso di

problemi legati alle tossicodipendenze. Non è col riproporre

sempre nuove emergenze che tendono a confinare il diverso in

recinti del codice penale che si porterà a soluzione il

disagio giovanile espresso anche con l'uso e l'abuso di

droghe.

La presenza di stato e istituzioni è visibile solo in senso

repressivo: il carcere, per sua natura e disposizione, non

può assumersi la delega di un recupero che dovrebbe situarsi

altrove, nel sociale, in un mutamento culturale e

d'opinione. L'applicazione della 162 nelle carceri è infatti

per buona parte demagogia, tesa ad alimentare il luogo

comune del detenuto super-garantito a spese degli onesti

contribuenti. Il testo della legge, infatti, fa appello in

più punti a concetti quali recupero e reinserimento, parole

magiche che nel carcere rimangono per lo più lettera morta.

Oppure si concretizzano in artifizi formali, come nel caso

della disposizione che intende separare i detenuti

tossicodipendenti da quelli che non lo sono.

L'assenza di strutture di raccordo, di personale specifico

di concrete possibilità di reinserimento, non è un segreto

per nessuno. Così come è noto che la gran parte delle

funzioni di raccordo avviene ad opera di volontari, per lo

più di area cattolica. Vi è fra noi una detenuta

tossicodipendente, sofferente di gravi crisi epilettiche,

con pena inferiore ai tre anni, che pur essendo stata

accettata da una comunità di recupero si è vista rifiutare

il permesso di andarci. Il suo non è certo un caso isolato.

E che dire dei detenuti malati di Aids, ai quali si continua

a negare il differimento della pena ?

Per questo abbiamo espresso il nostro fermo e unitario

dissenso di fronte all'ingiunzione della direzione locale di

separare quelle fra noi considerate non-tossicodipendenti da

quelle definite tossicodipendenti, peraltro con criterio

freddamente clinico e nemmeno esaustivo della lettera della

162. Il grado di reale disuassuefazione del

tossicodipendente è infatti difficilmente quantificabile

dalla sola cartella clinica.

Seguono novanta firme di

detenute del carcere giudiziario "Le Nuove"

--

pubblicata su "Il Manifesto" del 19-ott-1991

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