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Conferenza droga
Fiorenzi Massimiliano - 13 novembre 1991
LAVORO COATTO 162/90/ INTERVISTA

Gabriele Gaiotti è il ragazzo a cui è stato applicato

l'articolo 76 della legge 162/90 su gli stupefacenti.

Malgrado il gran parlare che si è fatto sui giornali e gli

organi di informazione, ben poco spazio è stato concesso per

spiegare le ragioni che hanno spinto Gabriele a disertare il

SERT (o SAT). La Tribuna di Treviso e IL Manifesto hanno

pubblicato un'intervista a Gabriele, che vi ripropongo in

questa conferenza.

Dice Gabriele : "Nessuno si è sognato di chiedermi perchè ho

deciso di lasciare il centro terapeutico dell'USL - spiega -

Eppure la verità è semplicissima: io non potevo sopportare le

terapie. Lì ti imbottiscono di medicinali, trattandoti come

un numero, e non si preoccupano dei problemi umani. La cura,

poi , non mi faceva bene ed alternative praticabili non ce ne

erano..."

"A cosa mi può servire una settimana in Municipio se poi mi

risbattono in mezzo alla strada ? - chiede - Questa storia è

servita solo alla gente che si è divertita alle mie spalle e

, forse, a qualche politico. Tutti ne hanno parlato, ma

nessuno è venuto a parlare con me! Io intanto per tre giorni

non sono tornato a casa perchè sapevo che sarei stato segnato

a dito. E così grazie alla pubblicità e a tutto quello che è

stato scritto su di me, ora chi mi darà mai un vero lavoro ?"

"Chi ha lanciato l'idea di farmi raccogliere le siringhe e

farmi lavorare come operatore ecologico voleva proprio

umiliarmi, come se non bastasse già la sentenza. Non ho

rubato niente, non spacciavo droga, eppure mi hanno messo

alla berlina e per una settimana sarò al centro

dell'attenzione di tutti. Una inspiegabile punizione! Altro

che tentativo di recupero. In Comune ho dovuto andarci: non

credevo e non credo all'utilità del provvedimento del

magistrato, tuttavia non volevo dare un altro dispiacere ai

miei genitori".

"Se fino a ieri ero emarginato, adesso sono segnato

definitivamente. Non voglio essere trattato in modo speciale:

mi basta un qualsiasi lavoro, in fondo sono disoccupato da

soli tre mesi. Ma in comunità non ci voglio finire. Significa

altra emarginazione, anche perchè senza affetti, amici, e

lavoro non puoi riuscire a integrarti nella società".

Questo lo sfogo , amaro, di Gabriele.

Contro la sentenza si era già pronunciato Mario Santi

segretario nazionale degli operatori dei servizi pubblici

delle tossicodipendenze che aveva spiegato come "Per avere

una sua validità la terapia deve essere accettata liberamente

dal tossicodipendente e non può essere coatta".

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