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Conferenza droga
Fiorenzi Massimiliano - 20 novembre 1991
MATERNITA' E VIRUS HIV+

"Donna siropositiva tossicodipendente madre di due bambini

sieropositivi".

"..per colpa di una madre e padri irresponsabili".

"Meglio sarebbe per evitare nuovi drammi che le donne si

decidessero a un intervento che le renda sterili".

"Peccato che non le si possa constringere.."

"Chissà quanti altri capitoli dovremo leggere di questa storia

di una madre incosciente e dei suoi bimbi condannati a una

rapida morte".

Questo, in sintesi, il contenuto dell'articolo con cui Claudio

Giacchino ci presenta sulla STAMPA del 15 novembre, la morte

per Aids della piccola Martina di due anni, figlia di una

donna tossicodipendente e sieropositiva che non l'ha tenuta

con se, e ospitata fino alla morte in una comunità del gruppo

Abele. Un articolo che ripropone la sieropositività come colpa

e l'immagine della donna tossicodipendente come

"irresponsabile" nella scelta di maternità.

Le donne, quelle più svantaggiate in particolare, si trovano

oggetto di un dibattito sul loro diritto di scegliere e di

essere messe nelle condizioni di scegliere della propria vita

e dunque della maternità. Quello che continua ad essere negato

è il diritto di ogni donna a decidere per sè e ad avere le

concrete opportunità di farlo.

Se è sconfortante vedere come dopo anni di lotte, di

dibattiti, di informazione sull'Aids, questa malattia venga

ancora presentata, e proprio da chi lavora nell'informazione,

come una colpa dovuta ad un certo stile di vita, ciò che più

preoccupa è la scelta delle soluzioni semplici, quelle che

tranquillizzano l'opinione pubblica attraverso l'emarginazione

dei "colpevoli". Troppo complicato - forse perchè coinvolge

tutti e spinge ad affrontare problemi che si preferisce

lasciare "agli altruisti di Don Ciotti" come dice Giacchino -

porsi qualche domanda in più: la madre di Martina e con lei le

altre donne, trovano sempre informazione, servizi accoglienti,

sostegno ? Se una donna vuole essere informata sulla

contraccezione per scegliere liberamente, o vuole abortire

perchè lo decide, trova sempre la strada spianata ?

O , se invece , vuole il suo bambino, trova aiuto materiale e

psicologico ? Se una donna tossicodipendente vuole scegliere

in libertà, può davvero farlo o non paga sulla propria pelle

quella cultura che vuole in ogni tossicodipendente un "vuoto a

perdere" ?

La "colpa" della madre di Martina non è solo quella di non

aver potuto tenere con se i figli, ma anche quella di

insistere nel partorirne altri. "Impossibile diagnosticare -

dice il giornalista - al terzo figlio un destino meno infelice

dei fratelli": dunque, non solo è scontato che la società e lo

stato, attraverso i servizi dovuti ad ogni cittadino, non

possano e non debbano migliorare la situazione dei bimbi e

della loro mamma, ma anche è scontato che ognuno di questi

bimbi "non ha davanti a se nessun futuro".

Bella responsabilità un'affermazione del genere, quando è

scientificamente provato che oltre l'80 % per cento dei

bambini nati da donne sieropositive si negativizza. Bella

responsabilità mandare a tante altre donne sieropositive un

messaggio di morte, scorretto e falso.

E' forse pretendere ancora troppo chiedere rispetto per le

donne e il loro diritto, ancora di più pretendere che una

tossicodipendente sia trattata come gli altri cittadini, o che

una malattia non sia descritta come una colpa e una

sensazione. Ma pretendere da un giornalista di essere almeno

informato su notizie scientifiche che ormai tutti sanno, ci

pare il minimo.

DONNA LILA

GRUPPO DI LAVORO DELLA LEGA ITALIANA LOTTA ALL'AIDS

DAI DONNE

AIDS INFORMAZIONE

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Lettera pubblicata su Il Manifesto del 20-11-91

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