BARI , LUNEDI 25 NOV 1991 - CARCERI: AIDS; NICOLO' AMATO
BARI, 25 NOV - L' esigenza di una maggiore
collaborazione tra il sistema sanitario nazionale e quello
penitenziario italiano per quanto riguarda i detenuti malati di
Aids e' stata sottolineata dal Direttore generale degli Istituti
di prevenzione e pena, Nicolo' Amato, nel corso di un incontro
con i giornalisti svoltosi a Bari in occasione della prima festa
regionale del Corpo di Polizia penitenziaria (v. Ansa 321/0B).
''Negli ultimi quattro-cinque anni - ha detto Amato - il
numero dei detenuti tossicodipendenti e' cresciuto dal 10 ad
oltre il 34 per cento raggiungendo, nei penitenziari delle
grandi citta', addirittura il 60-75 per cento''. Il numero dei
sieropositivi ''e' alto ma e' ancora piu' alto il numero delle
malattie legate all' HIV''. La situazione ''crea difficolta'
all' interno degli istituti penitenziari, che devono adeguare le
strutture esistenti, e pone un problema di collaborazione con il
servizio sanitario nazionale''. In particolare per Nicolo'
Amato ''vi e' un limite di malattia al di la' del quale il
detenuto non puo' restare in carcere e deve essere preso in
carico dal sistema sanitario nazionale: se questo non avviene
significa che c' e' una discrasia ed una mancanza di
collaborazione molto nociva''.