nel corso dello svolgeimento dei lavori della seconda
giornata del congresso dell'ANLAIDS, sono stati presentati
alcuni dati interessanti su Aids, sieropositività e
tossicodipendenza.
SANITA: AIDS; SECONDA GIORNATA CONVEGNO ANLAIDS
CAGLIARI, 2 DIC - Sia i casi di Aids sia quelli che
riguardano nuove infezioni cominceranno a diminuire nei paesi
occidentali (Italia compresa), a partire dalla meta' di questo
decennio, mentre si verifichera' un massiccio aumento di nuovi
casi e di nuove infezioni nel sud-est asiatico, in Africa ed in
America Latina. La previsione e' stata riportata al convegno
dell' Anlaids (Associazione nazionale lotta all' Aids), in corso
a Cagliari, da M.Caraballo dell' Oms, secondo il quale
attualmente ci sono nel mondo intero cinquemila nuovi casi al
minuto. Per quanto riguarda il panorama europeo Donato Greco,
direttore del centro operativo Aids dell' Istituto Superiore di
Sanita', ha riferito oggi che il problema maggiore e' costituito
dalla tossicodipendenza e che in Italia 3.500 giovani all' anno
sono colpiti dall'infezione. Tuttavia Greco ha confermato che
dal '95 i nuovi casi cominceranno a scendere drasticamente e che
gia' oggi il numero dei casi notificati nell' ultimo periodo
tende a crescere meno velocemente rispetto al passato anche se
''l' osservazione va ulteriormente studiata, visto che
potrebbero essere effetto di un ritardo delle notifiche''. A
testimonianza del quadro di minore virulenza sono stati
presentati due studi. Il primo riguarda un decremento dal
1986 al 1991 della prevalenza di sieropositivita' per l' Hiv tra
i tossicodipendenti di un' ampia area del Veneto occidentale.
Il secondo studio riporta un
declino dell' incidenza dell' infezione da Hiv in un gruppo di
tossicodipendenti del nord Italia tra il 1987 ed il 1990. Nel
primo caso i 1.114 tossicodipendenti esaminati registravano una
prevalenza di sieropositivi nel 1986 del 35 per cento e nel 1991
del 18 per cento. Lo studio ritiene che il decremento della
prevalenza di sieropositivita' possa essere interpretato ''come
indice di maggiore consapevolezza dell' infezione tra i
tossicodipendenti e la conseguente modifica dei comportamento a
rischio''. Nel secondo studio il declino del tasso di incidenza
dei nuovi casi di infezione e' passato dal 6,3 per cento del
1987 all' 1,6 per cento del 1990. Inoltre la prevalenza tra
tutti i tossicodipendenti, nei centri in cui e' stata condotta
l' indagine, e' diminuita dal 54 per cento del 1986 al 49 per
cento del 1989. Anche in questo caso lo studio indica ''nelle
modificazioni delle abitudini dei tossicomani il probabile
declino del tasso di incidenza''. Un altro studio, piu'
''inquietante'', condotto dalla clinica delle malattie infettive
dell' universita' di Milano dimostra che ''l' uso protratto di
eroina non sembra condizionare una piu' rapida progressione
verso l' Aids''. In sostanza, secondo quanto e' stato sostenuto,
non e' detto che i sieropositivi che smettono di drogarsi
registrino una progressione piu' lenta verso l' Aids di
quelli che continuano ad assumere stupefacenti.
Per quanto riguarda il costo
sociale dell' Aids uno studio ha indicato che il costo
complessivo per paziente in un anno in assistenza domiciliare e'
di circa 27 milioni contro i 37 milioni e mezzo di quella in
ospedale. L' assistenza domiciliare rappresenta quindi una
strada sia per ridurre i costi sia per decongestionare i reparti
di malattie infettive degli ospedali. A questo proposito, Donato
Greco ha ricordato nel suo intervento al convegno, i problemi
posti per l' assistenza dal fatto che l' Aids non sia piu' una
''malattia acuta ma cronica'' e che quindi deve aumentare l'
intervento assistenziale (sia medico sia infermieristico per i
malati). ''Nell' '87 - ha aggiunto Greco - la malattia si
consumava in sette mesi, oggi, grazie alle nuove cure e all'
anticipo delle diagnosi la sopravvivenza media e' di tre anni''.
Un altro intervento e' stato quello del direttore della prima
clinica di malattie infettive dell' universita' di Genova, Dante
Bassetti, secondo il quale i sieropositivi stanno diventando
''un bersaglio sempre maggiore della tubercolosi''. ''Tuttavia -
ha specificato Bassetti - l' applicazione della profilassi
riduce di gran lunga gli esiti fatali, consentendo una maggiore
sopravvivenza dei malati''.