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Conferenza droga
Fiorenzi Massimiliano - 11 dicembre 1991
CARCERE / REBIBBIA / ROMA/ AIDS/ TOSSICODIPENDENTI/

Il reparto osservazione del carcere romano di Rebibbia (INO)

viene descritto oggi, come "collassato".

Oltre duecento detenuti distribuiti su tre piani, in quattro per cella.

La cella , sono 4 metri di lunghezza per 2,5 di larghezza, con

quattro letti a castello, e zero spazio per potersi muovere.

In questo reparto , tossicodipendenti , extracomunitari,

detenuti sieropositivi, convivono in una struttura insufficiente.

A questi , si vanno ad aggiungere, ogni giorno, quanti vengono arrestati,

spediti direttamente in carcere dalla Prefettura.

Inevitabili, in queste condizioni, gli episodi di autolesionismo, le risse,

i quali sono all'ordine del giorno.

I reparti di osservazione del penale, meglio conosciuto come INO

(istituto nazionale di osservazione), era stato destinato dalla

direzione del carcere , a contenere uno stretto numero di detenuti

pentiti, in tutto una ventina di persone, dislocate una per cella,

su uno dei quattro piani che formano il reparto. Dei rimanenti tre,

uno era adibito a casermetta per gli agenti di custodia, e due erano

abbandonati.

Una divisione rimasta tale fino al 25 ottobre scorso, quando lo staff

di Nicolò Amato, direttore generale degli istituti di pena, per

sopperire alla carenza di posti nata con la risttrutturazione di

Regina Coeli, ha deciso di sfruttare al massimo, le possibilità.

A gruppi di cinqure o dieci detenuti, sono cominciati ad affluire

tutti i tossicodipendenti provenienti dal nuovo complesso di

Rebibbia e da Regina Coeli. Ma l'affollamento è provocato soprattutto,

da quanti, arrestati per stupefacenti, arrivano ogni giorno dalla

pretura. Di fatto si è venuto a creare uhn reparto per tossicodipendenti

che nulla ha che vedere con quelli promessi a suo tempo dal direttore

generale, dove i detenuti dovrebbero essere seguiti con maggiore attenzione

dal punto di vista sanitario, ma che rischia di trasformarsi ogni giorno

che passa in una situazione ad alto rischio per la vita dei detenuti e degli

stessi agenti di custodia. Proprio quest'ultimi si sono infatti trovati spesso

sotto organico, e non è escluso che possano dare vita a forme di protesta.

Il pericolo principale, in queste condizioni di sofraffollamento e

di promisquità, è la diffusione di malattie polmonari e di mallattie

infettive. Vista la presenza di numerosi detenuti sieropositivi, all'Hiv.

Un rischio aggravato oltre che dalla vicinanza forzata, dagli atti di

autolesionismo spesso messi in atto per protestare contro le condizioni

di vita impossibili, e per l'assoluta carenza sanitaria.

L'infermeria del reparto è infatti stata pensata per un massimo di

venti detenuti, a fronte dei settanta attualmente ricoverati, la magioranza

extracomunitari. Il reparto ha dovuto recentemente sopperire alla carenza di

medicinali dovuta al sofraffollamento, e alla carenza di personale.

Solo negli ultimi giorni è stato allestito un servizio di guardia medica interna,

presente giorno e notte.

fonte: riduzione di articolo pubblicato su IL Manifesto,11-12-91

 
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