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Conferenza droga
Fiorenzi Massimiliano - 14 dicembre 1991
Naloxone e tossicodipendenza

Le notizie che in questi giorni sono rimbalzate attraverso

i media, sugli omicidi compiuti da alcuni tossicodipendenti,

vittime di improvvisi e quanto mai sospette crisi mentali,

portano nuovamente alla ribalta il farmaco Naloxone nella

sua versione in compresse che, sempre piu' spesso, viene

impiegata dalle strutture sanitarie pubbliche, come la

pillola antidroga.

Il Naloxone assunto per via orale, e in modo continuativo,

intasa i recettori delegati per gli oppiacei, impedendo

di fatto, l'allocamento di queste sostanze, con il risultato

che anche in caso di assunzione di sostanze oppiacee, il Naloxone

essendo un'antagonista degli stessi, ne annulla l'effetto.

Il principio è lo stesso di quando si somministra il Narcan

ad un paziente in overdose, la differenza è che mentre nel

caso dell'overdose l'inoculamento di narcan serve a bruciare

gli oppiacei in eccesso che la causano, nella "terapia" a base

di Naloxone compresse, questo stato si protrae per settimane,

mesi, e nella migliore delle ipotesi almeno 12 ore dopo l'ultima

assunzione.

Il protrarsi di lunghi periodi con Naloxone all'interno del corpo

ha causato piu' volte problemi medici, seri, a numerose persone

sottoposte a trattamento.

La stessa terapia viene spesso effettuata senza informare correttamente

il paziente degli eventuali rischi che potrà correre.

Nel 1982 mi fu somministrato questo farmaco all'interno del Day Hospital

del San Camillo, durante una terapia di svezzamento dagli oppiacei,

il risultato fu una crisi di oltre 4 ore, e l'immediato ricovero presso

il locale pronto soccorso, non riuscendo i medici, a sedarla con

nessun farmaco. Al termine del trattamento ho sofferto per anni di

violenti episodi di cefalee di natura sconosciuta, documentata dai medici

di numerosi centri specialistici, i quali alla fine hanno ritenuto

verosimile la possibilità che esse siano derivate da quel trattamento

farmacologico. Preciso che dopo la prima crisi fui sottoposto

immediatamente dagli stessi medici del San Camillo a E.C.G. (Elettro

Encefalo Gramma).

Il ragazzo che giorni fa ha ucciso il padre era in trattamento con

Naloxone, che veniva somministrato da una struttura pubblica di

assistenza ai tossicodipendenti: a quanto risulta, il paziente non fu

informato in maniera corretta ed esauriente dei rischi che detta terapia

poteva comportare

Non è possibile pensare di risolvere il problema delle tossicodipendenze

attraverso una pillola , ne tanto meno ha senso promuoverne l'uso non

corretto di un farmaco che se usato correttamente può salvare la vita

di chi è in overdose, ma da questo a pensare di poter tenere sotto

l'effetto di questo farmaco 24 ore su 24 i tossicodipendenti , ce ne corre!

Il motivo per cui molte persone si oppongono alla distribuzione di

Narcan ai tossicodipendenti o piu' genericamente alle persone a rischio

di overdose, è che bisogna prevenire la tossicodipendenza e non curare

il solo sintomo; L'uso che si sta facendo di questo farmaco è il piu'

scorretto e ingiustificabile che si possa immaginare.

Gli Antiproibizionisti hanno chiesto che questo farmaco sia ritirato

dalle strutture pubbliche, nella sua versione Naloxone compresse.

A quanto risulta questo farmaco è sospettato fortemente di essere

la causa scatenante di numerosi episodi di "follia improvvisa"

in pazienti tossicodipendenti sottoposti a trattamento forzato e

continuativo con Naloxone compresse.

Un ultima cosa: durante il trattamento con il Naloxone la casa farmaceutica

consiglia , e fornisce, l'uso di uno speciale libretto di istruzioni da

portare sempre dietro in cui è scritto che il paziente è in trattamento

con Naloxone e che non può essere sottoposto ad alcun altro trattamento

farmacologico se non dopo un certo numero di ore (8 per esattezza), e

che non può essere sottoposto a anestesia o narcosi in caso di necessità.

MF

 
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