Le notizie che in questi giorni sono rimbalzate attraverso
i media, sugli omicidi compiuti da alcuni tossicodipendenti,
vittime di improvvisi e quanto mai sospette crisi mentali,
portano nuovamente alla ribalta il farmaco Naloxone nella
sua versione in compresse che, sempre piu' spesso, viene
impiegata dalle strutture sanitarie pubbliche, come la
pillola antidroga.
Il Naloxone assunto per via orale, e in modo continuativo,
intasa i recettori delegati per gli oppiacei, impedendo
di fatto, l'allocamento di queste sostanze, con il risultato
che anche in caso di assunzione di sostanze oppiacee, il Naloxone
essendo un'antagonista degli stessi, ne annulla l'effetto.
Il principio è lo stesso di quando si somministra il Narcan
ad un paziente in overdose, la differenza è che mentre nel
caso dell'overdose l'inoculamento di narcan serve a bruciare
gli oppiacei in eccesso che la causano, nella "terapia" a base
di Naloxone compresse, questo stato si protrae per settimane,
mesi, e nella migliore delle ipotesi almeno 12 ore dopo l'ultima
assunzione.
Il protrarsi di lunghi periodi con Naloxone all'interno del corpo
ha causato piu' volte problemi medici, seri, a numerose persone
sottoposte a trattamento.
La stessa terapia viene spesso effettuata senza informare correttamente
il paziente degli eventuali rischi che potrà correre.
Nel 1982 mi fu somministrato questo farmaco all'interno del Day Hospital
del San Camillo, durante una terapia di svezzamento dagli oppiacei,
il risultato fu una crisi di oltre 4 ore, e l'immediato ricovero presso
il locale pronto soccorso, non riuscendo i medici, a sedarla con
nessun farmaco. Al termine del trattamento ho sofferto per anni di
violenti episodi di cefalee di natura sconosciuta, documentata dai medici
di numerosi centri specialistici, i quali alla fine hanno ritenuto
verosimile la possibilità che esse siano derivate da quel trattamento
farmacologico. Preciso che dopo la prima crisi fui sottoposto
immediatamente dagli stessi medici del San Camillo a E.C.G. (Elettro
Encefalo Gramma).
Il ragazzo che giorni fa ha ucciso il padre era in trattamento con
Naloxone, che veniva somministrato da una struttura pubblica di
assistenza ai tossicodipendenti: a quanto risulta, il paziente non fu
informato in maniera corretta ed esauriente dei rischi che detta terapia
poteva comportare
Non è possibile pensare di risolvere il problema delle tossicodipendenze
attraverso una pillola , ne tanto meno ha senso promuoverne l'uso non
corretto di un farmaco che se usato correttamente può salvare la vita
di chi è in overdose, ma da questo a pensare di poter tenere sotto
l'effetto di questo farmaco 24 ore su 24 i tossicodipendenti , ce ne corre!
Il motivo per cui molte persone si oppongono alla distribuzione di
Narcan ai tossicodipendenti o piu' genericamente alle persone a rischio
di overdose, è che bisogna prevenire la tossicodipendenza e non curare
il solo sintomo; L'uso che si sta facendo di questo farmaco è il piu'
scorretto e ingiustificabile che si possa immaginare.
Gli Antiproibizionisti hanno chiesto che questo farmaco sia ritirato
dalle strutture pubbliche, nella sua versione Naloxone compresse.
A quanto risulta questo farmaco è sospettato fortemente di essere
la causa scatenante di numerosi episodi di "follia improvvisa"
in pazienti tossicodipendenti sottoposti a trattamento forzato e
continuativo con Naloxone compresse.
Un ultima cosa: durante il trattamento con il Naloxone la casa farmaceutica
consiglia , e fornisce, l'uso di uno speciale libretto di istruzioni da
portare sempre dietro in cui è scritto che il paziente è in trattamento
con Naloxone e che non può essere sottoposto ad alcun altro trattamento
farmacologico se non dopo un certo numero di ore (8 per esattezza), e
che non può essere sottoposto a anestesia o narcosi in caso di necessità.
MF