Sfatiamo un mito, questo del Kaat, alimentato da questurini scimuniti e cronisti ebeti a caccia di scoop esotici. Questa 'nuova droga', che l'anno scorso è stata sequestrata in quantità peraltro modesta alla dogana di Fiumicino, non è un nuovo prodotto del maligno che sta attentando alla nostra gioventù, come tendono a far credere le cronache romane dei giornali. A forza di mettere in guardia i giovani e le mamme sul prossimo arrivo del crack in Italia, i giornali hanno fatto a questa droga una pubblicità degna del lancio di un nuovo prodotto legale di largo consumo. Pubblicità mirata, oltretutto, a quella ristretta percentuale di italiani che è disponibile a consumare nuove droghe. (Ricordo che un grande giornale col quale collaboravo mi chiedeva ansiosamente articoli su 'ma perchè non è arrivato il crack?')
Ora, il crack in Italia non è mai arrivato, nè probabilmente arriverà mai, ma ecco una nuova droga a suggestionare la fantasia insana dei cronisti. Viene dal misterioso oriente, ha un nome assassino, sembra basilico ma non lo è, che sarà? Si chiama 'cathae edulis', è una piantina che cresce da una parte e dall'altra del Mar Rosso, che ciascuno chiama come vuole (in Yemen 'qat', in Kenya 'miraa'), e che tanti africani e arabi masticano continuamente. Una droga lenta, giacchè è molto poca l'amfetamina contenuta nelle foglie. Niente a che vedere con la coca masticata dagli indios, però, masticato dalla mattina alla sera il kaat toglie il sonno e la fatica, portando il consumatore, soprattutto quello abituale, in uno stato di leggero torpore euforico. Utilizzatori convinti del kaat sono soprattutto gli yemeniti, che hanno fatto della produzione e dell'import-export di 'cathae edulis' un lucroso business, con qualche ramificazione evidentemente anche in Italia. Il costo delle foglie è in realtà piuttosto basso, a
nche al dettaglio, ma è forte il rapporto di dipendenza dei consumatori e per soddisfarne uno medio ci vogliono una decina di grammi al giorno. E' chiaro che quei chili di kaat intercettati nel 91 in arrivo a Fiumicino andavano a soddisfare la nostalgia di qualche espatriato yemenita o somalo, non certo a corrompere la gioventù italiana. Tuttavia la 'grande' stampa italiana - e romana - non ha perso l'occasione per gridare all''invasione della nuova droga' secondo i modelli più vieti ed isterici della 'nuova minaccia' che 'viene da lontano', ' attacca la gioventù' ecc. La grancassa dell'antidroga insomma non si è fatta sfuggire uno spartito nuovo da suonare, contribuendo semmai proprio in questo modo a sollecitare una domanda italiana che davvero prima non poteva esistere, nè in realtà esisterà mai. Anche perchè il kaat, per quanto abbia il suo blando effetto amfetaminico, fa piuttosto schifo.
Guido Votano