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Conferenza droga
Fiorenzi Massimiliano - 26 gennaio 1992
AIDS, PROPOSTO METODO PER TRASFUSIONI SICURE

ROMA, 25 GEN - Un nuovo metodo chimico,

potenzialmente efficace per rendere sicure le unita' di sangue

per trasfusione dall' infezione dal virus Hiv dell' Aids, e'

stato messo a punto da un gruppo di ricercatori dell' Albert

Einstein College of Medicine di New York, fra cui un italiano,

coordinati dal prof. Arye Rubinstein. I dati scientifici della

ricerca sono stati pubblicati sull' ultimo numero della rivista

internazionale ''Aids''. Il metodo si basa sull' utilizzazione

di una sostanza chiamata Butilurea che messa a contatto con

campioni di sangue provenienti da malati di Aids e' riuscita ad

eliminare la presenza del virus Hiv. L' azione antivirale di

questa sostanza chimica viene esercitata con una concentrazione

risultata non dannosa per i globuli rossi del sangue. Come ha

spiegato il ricercatore italiano, Massimo Pettoello - Mantovani,

del dipartimento di pediatria dell' universita' di Napoli

diretto da Armido Rubino, ''la ricerca nasce dall' osservazione

di alcuni malati di Aids con malattie renali i quali avevano una

diminuita concentrazione del virus Hiv nel loro sangue. Questo

aveva fatto ipotizzare la presenza di qualche sostanza che

potesse interferire con il virus Hiv''. Sono state percio'

studiate le sostanze derivate dall' urea di quei malati per

provare la loro attivita' antivirale. Tra queste la Butilurea ha

mostrato forti capacita' di inattivare l'Hiv.

La Butilurea e' stata messa a

contatto per un' ora con il sangue prelevato da malati di Aids,

dopo di che non e' stata piu' rilevata la presenza del virus.

''Se questi risultati preliminari saranno confermati - ha detto

Pettoello-Mantovani - si potrebbe utilizzare questo metodo a

base di Butilurea per trattare il sangue e i prodotti del sangue

ed eliminare il rischio di infezione da Hiv nelle trasfusioni.

Sebbene infatti il rischio di trasmissione del virus dell' Aids

mediante trasfusioni risulti oggi quasi del tutto assente per

merito dei test di laboratorio che eliminano i donatori infetti,

non risulta ancora completamente eliminato''. Rimane infatti

aperto il problema di quei donatori infetti ma sieronegativi

perche' intercorre un periodo di circa sei mesi tra l' infezione

e l' apparizione degli anticorpi contro il virus Hiv

individuabili con i test. ''La possibilita' in tali casi di

poter disporre di un efficace trattamento per il sangue - ha

concluso Pettoello-Mantovani - capace di inattivare il virus Hiv

senza danneggiare le cellule del sangue, potrebbe eliminare del

tutto il rischio, seppur minimo, di contrarre l' infezione

attraverso le trasfusioni''.

Infine tale metodo potrebbe essere di grande importanza per i

Paesi in via di sviluppo dove i test non sono praticati su vasta

scala.

 
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