proseguo qui il discorso iniziato, mi pare, da stefania e max in conferenza eccetera.
secondo me la droga non e' un'esperienza del viaggio, ma del fallimento del viaggio. questo perche', ben lungi da liberare, dal mettere in campo altre possibilita', dall'"allargare l'area della coscienza", riconduce tutto alla peggiore delle relazioni binarie, deterministiche, scontate: la dipendenza dal mercato. questo e' ben chiaro a molti che di viaggi, e di droga, se ne intendono bene (ad es. william burroughs).
questo naturalmente non ha nulla a che vedere con l'antiproibizionismo, che consiste semplicemente nel comprendere il fatto elementare che la politica basata sulla proibizione della vendita e dell'uso delle droghe non puo' che portare a paurosi sconquassi sociali. tra gli antiproibizionisti convinti c'e' gente come me che non ha mai fumato una canna, e non ha intenzione di cominciare ora; fermo restando che difendo il diritto di chiunque a fumarsele in santa pace (preferibilmente non a casa mia).
alberto berretti.