Vienna, 10 gennaio 1991
(Servizio Informazioni delle Nazioni Unite)
Organizzazioni criminali di trafficanti, collegate, ben finanziate e pesantemente armate sorgono per operazioni congiunte mirate al traffico di eroina e cocaina in Sud America, Europa Occidentale e Africa Sud-Orientale, secondo quanto riportato dal rapporto annuale 1991 dell'INBC (International Narcotics Control Board), reso pubblico il 13 gennaio.
Di conseguenza, avverte il rapporto, l'abuso di eroina sta crescendo in molte regioni e la cocaina, precedentemente diffusa soprattutto nelle Americhe e in Europa, ora minaccia anche l'Africa, il Vicino e Medio Oriente, l'Asia meridionale e Sud-Orientale e l'Oceania.
Il Comitato ripete il suo invito del 1990 per una risposta, più forte, più completa e innovativa al pericolo della droga, puntualizzando che, nonostante alcuni sviluppi incoraggianti e lo stabilirsi di una risoluta controffensiva da parte di alcune nazioni, sia a livello di comunità che a livello nazionale, regionale, bilaterale e multilaterale, la diffusione in merito all'abuso di droga a livello mondiale rimane a livelli elevati.
Nella stima generale della situazione internazionale relativa alla droga, il Comitato rileva, come già puntualizzato nel rapporto annuale precedente, la tendenza preoccupante al perdurare della minaccia della produzione illegale, del traffico e dell'abuso, insieme con la violenza legata alla droga e la corruzione non solo per la salute pubblica, ma anche per le istituzioni politiche, lo sviluppo economico e l'ambiente. Nel rapporto 1991 si trova inoltre uno speciale riferimento al pericolo dovuto alla diffusione del virus HIV come conseguenza dell'abuso di droga.
Ciononostante, il rapporto mette in luce alcuni positivi sviluppi che si sono avuti nel 1991.
Le analisi effettuate indicano che in molte nazioni l'abuso di alcune droghe mostra una stabilizzazione e persino una diminuzione mentre le azioni dei cittadini, a livello di comunità, volte a guidare l'opposizione contro l'abuso di droga stanno cominciando, in alcuni paesi, a mostrare dei risultati. I trafficanti stanno spostando le loro attività verso nuove regioni e aree in conseguenza della controffensiva intrapresa a livello nazionale e internazionale che ha stabilito una pesante pressione sulle loro attività. Il Comitato fa notare che questa dura pressione ha portato all'arresto di trafficanti di rilievo e ha reso inoffensivo uno dei maggiori e più brutali Cartelli in Colombia.
Come nuovo positivo sviluppo, il Comitato attira l'attenzione sul fatto che il Programma di Controllo Internazionale sulle Droghe delle Nazioni Unite (UNDCP), appena creato, sta sviluppando un Sistema di Valutazione Internazionale sull'Abuso di Droghe (IDAAS) con lo scopo di fornire una rassegna completa e un'analisi dell'abuso di droghe e dei programmi perseguiti dai Governi e dalle organizzazioni nazionali per prevenire e ridurre tale abuso. Tali informazioni riguardano tutti gli aspetti rilevanti dell'abuso di droghe, compresa l'epidemiologia, la prevenzione, l'educazione, il trattamento, la riabilitazione e il reinserimento sociale.
Il Comitato fa ancora notare, come risultato positivo, l'incremento nel 1991 del numero di parti interessate nei tre trattati sul controllo delle droghe (La Convenzione sui Narcotici del 1961, corretta dal Protocollo del 1972 sulle Sostanze Psicotrope e dalla Convenzione delle Nazioni Unite del 1988 contro il traffico illegale di Narcotici e Sostanze Psicotrope). Molte nazioni hanno anche adottato nuove o più stringenti leggi e misure per l'efficace osservanza di tali Convenzioni.
Comunque, nonostante questi sviluppi, Il Comitato richiama l'attenzione sulle debolezze esistenti in merito ai meccanismi interni di controllo. Una di queste rimane la mancanza di un efficace coordinamento tra i diversi servizi coinvolti nel controllo delle droghe a livello nazionale: sanitari, doganali, legislativi, in particolare. Un'altra debolezza continua ad essere la mancanza di controlli stringenti sulle sostanze psicotrope e sui precursori e agenti chimici utilizzati per produrre droghe illegali, come pure sulle droghe destinate all'esportazione. Il Comitato rileva con preoccupazione che 20 anni dopo la conclusione della Convenzione del 1971, l'Austria, il Belgio, l'Irlanda, l'Olanda e la Svizzera, non sono ancora entrate a farne parte.
In termini di azioni da intraprendere a livello internazionale, il Comitato riafferma l'opinione che un'enfasi particolare dovrebbe essere riservata dalla Comunità internazionale a ratificare e perseguire con energia misure di ampio respiro per contenere e ridurre la domanda di droghe illegali. Se non si riescono ad ottenere risultati in questa direzione, eventuali successi ottenuti in altre dimensioni del problema droga possono solo essere di breve durata. Il Comitato sottolinea la necessità di rendere disponibile, in risposta alle richieste degli Stati attaccati dai trafficanti, piena assistenza, compresi apparati di sicurezza, armi, aerei, navi e addestramento.
Per contrastare le coltivazioni illegali di droghe, il rapporto chiama in causa la Comunità internazionale per permettere agli Stati di accedere alla moderna tecnologia e a quelli produttori di impiegare essi stessi metodi che permettano l'identificazione e la distruzione con la salvaguardia ambientale delle culture di droghe.
Il rapporto mette in luce che un ulteriore problema sorge in relazione alla sicurezza richiesta dal continuo aumento delle scorte di droghe sequestrate. Questo è sottolineato dalle istanze di reimmissione nel mercato illegale. La sicurezza perciò è meglio garantita dall'immediata distruzione delle droghe dopo il sequestro.
In aggiunta all'individuazione e distruzione delle culture, il Comitato rileva la necessità di fornire un'assistenza su larga scala per uno sviluppo rurale integrato che permetta ai coltivatori di culture illegali di ottenere il loro sostentamento attraverso coltivazioni legali o altre operazioni. Per ottenere questo, il Comitato ribadisce il richiamo ad un'espansione delle possibilità di mercato e alla necessità di stabilire buone condizioni per l'esportazione relativa ad attività economiche alternative, rilevando che senza tali misure il contenimento e la progressiva riduzione delle coltivazioni di droghe non possono essere conseguiti. Pertanto, il Comitato recepisce l'azione intrapresa dalla Comunità Economica Europea volta ad includere la Bolivia, la Colombia, l'Equador e il Perù nel suo sistema doganale preferenziale per un certo numero di prodotti agricoli e industriali.
Per contrastare in modo efficace il traffico illegale, il Comitato sottolinea che andrebbe stabilita una priorità per l'immediato scambio di informazioni per facilitare la scoperta, l'arresto e il processo di trafficanti; per impedire ai trafficanti l'acquisto di precursori, armi, armamenti sofisticati, aerei, navi e così via; e per impedire ai trafficanti il riciclaggio del denaro sporco mediante attività legali e istituzioni finanziarie. A questo riguardo, il Comitato ritiene un passo importante la creazione della Action Task Force Chimica (CATF) da parte del Gruppo dei sette maggiori Paesi industrializzati per stabilire procedimenti efficaci che assicurino che i precursori non possano essere dirottati dal commercio legale all'utilizzo nella produzione illegale delle droghe.
Il rapporto rileva che sebbene, in generale, il Comitato continui a ricevere una soddisfacente collaborazione da parte dei Governi, richiama ancora la necessità di invio immediato di adeguati resoconti specialmente nei riguardi di quegli Stati che non hanno ancora fornito i dati statistici rilevanti richiesti dal Comitato. Il Comitato richiama inoltre i Governi a migliorare la loro metodologia per produrre stime in merito alle richieste legali del loro mercato farmaceutico per fornire valori più realistici delle effettive necessità.
Il Comitato rifiuta ancora una volta con energia la legalizzazione del possesso e dell'uso di alcune o tutte le droghe per scopi non medici. Tale approccio, secondo il rapporto, sarebbe senza dubbio interpretato dai potenziali utilizzatori come un'approvazione dell'abuso di droghe e ci si può attendere che porterebbe all'esplosione dell'abuso stesso, seguita da una crescita delle morti legate alla droga, una lievitazione dei costi di salute pubblica, distruzione delle famiglie ed erosione di valori basilari. La proibizione del possesso e dell'uso delle droghe e delle sostanze psicotrope con fini non medici rappresenta degli obblighi specifici delle Parti secondo le Convenzioni del 1961, 1971 e 1988. Il Comitato, pertanto, propone di inviare osservatori nel prossimo futuro in alcuni paesi le cui leggi non sembrano essere conformi a quelle clausole delle Convenzioni.
Situazione mondiale
L'analisi del rapporto regione per regione fornisce una chiara indicazione della diffusione del traffico di cocaina e dell'abuso di droghe in generale verso nuove aree come l'Africa e l'Asia e del fatto che nessuna regione è stata risparmiata dalla minaccia della droga. L'analisi inoltre mette in luce che i trafficanti di droga stanno spostando le loro operazioni verso paesi e regioni dove il controllo è relativamente scarso e ogni sforzo è divenuto insufficiente a causa di problemi legati a disordine politico, economico o sociale.
Questo è chiaramente il caso dell'Africa dove agitazioni politiche, economiche e sociali in molti paesi hanno avuto un impatto negativo sulla situazione relativa al controllo sulle droghe. Diciassette paesi, più o meno un terzo del continente, non hanno ancora aderito a nessuna Convenzione. Questo porta il Comitato ad esprimere la preoccupazione che le amministrazioni di controllo delle droghe in Africa, siano, generalmente parlando, non sufficientemente ben strutturate ed efficienti, sebbene il Comitato si renda conto che la volontà di prendere in considerazione il problema sia condivisa da tutti i Governi del Continente. Per quanto riguarda specifici tipi di droghe, il rapporto esprime la preoccupazione che la coltivazione del papavero possa avere uno sviluppo in Africa, in particolare in Egitto, Kenia, Marocco e Sudan. Il traffico e l'abuso di eroina e cocaina continuano ad aumentare. Il Comitato ha motivo di credere che, sulla scia del traffico di transito della cocaina, i Cartelli sudamericani stiano ce
rcando di sviluppare un vero e proprio mercato della cocaina in Africa come sta avvenendo in altre regioni del mondo. Le sostanze psicotrope continuano ad essere soggette ad un largo abuso e traffico principalmente dovuto a carenze legislative.
Secondo il rapporto, i dati relativi ai sequestri nell'Asia orientale e sudorientale indicano pure che i trafficanti potrebbero cercare di stabilire mercati per la cocaina anche in quelle regioni. Allo stesso tempo, la produzione illegale di oppiacei continua a rimanere ad un livello elevato. Il traffico da Myanmar, il maggior produttore illegale di oppio, ha causato un aumento dell'abuso di oppiacei lungo nuove vie, specialmente in Cina, che è divenuta un importante canale di transito per i trafficanti. Come conseguenza, l'abuso di eroina è molto aumentato, particolarmente nella provincia meridionale dello Yunnam. I cartelli e i finanzieri tailandesi continuano a giocare un ruolo guida nel traffico in quella regione. In positivo, il Comitato rende noto un accordo bilaterale firmato dalla Cina e da Myanmar nel 1991 con il fine di rafforzare i controlli di confine. Sempre nel 1991, Myanmar ha aderito alla Convenzione del 1988 e il Comitato è riuscito per la prima volta a iniziare un dialogo con la Mongolia.
Nell'Asia meridionale, le grandi quantità di eroina che in precedenza attraversavano l'India e il Pakistano verso l'Europa e il Nord America sembrano essersi ridotte, secondo la tendenza già osservata nel 1990. C'è uno spostamento significativo del traffico da transito dell'eroina dall'India verso l'Europa orientale come conseguenza sia dei cambiamenti politici in quella regione sia delle misure legislative più stringenti assunte dal Governo indiano.
L'abuso di oppiacei e di cannabis sembra essere cresciuto nel vicino e medio Oriente e esiste anche un significativo e crescente mercato di sostanze psicotrope. L'Afghanistan continua ad essere il maggiore produttore illegale di oppio di quella regione. I problemi di controllo sono complicati dal gran numero di rifugiati in parti della regione. Gran parte dell'eroina proveniente da quella regione è contrabbandata verso l'Europa attraverso la via dei Balcani, ma anche in parte attraverso gli stati del Golfo. Il Comitato ribadisce l'importanza della crescente volontà politica dei Governi della regione di stabilire accordi e adottare un approccio regionale per il controllo delle droghe. A questo riguardo, l'Iran ha già firmato un accordo con il Pakistan e si dichiara pronto a fare lo stesso nei riguardi dell'Afghanistan. Il Comitato ritiene si sia fatto un passo importante per combattere le coltivazioni illegali attraverso l'inclusione di una clausola in un certo numero di progetti di accordo con organizzazioni
internazionali che prevedono la possibilità di fornire assistenza condizionatamente all'eliminazione delle coltivazioni di papavero.
Per quanto riguarda l'Europa, il rapporto punta ad una stretta collaborazione dei paesi del continente per quanto riguarda i problemi legati al controllo dell'abuso di ogni tipo di droga. Il Comitato osserva che si è tenuta la Prima Conferenza Ministeriale Pan Europea (Maggio 1991) sulla cooperazione in merito ai problemi legati all'abuso di droghe a cura del Gruppo Pompidou, nell'ambito del Consiglio d'Europa e che si è inoltre avuta la creazione del Comitato Europeo Anti Droga (CELAD) da parte dei 12 stati della Comunità. Un "Piano Europeo per combattere le droghe" elaborato dal CELAD e adottato dal Consiglio d'Europa prevede inoltre l'istituzione di un Centro Europeo di Monitoraggio delle Droghe. In ogni caso, il Comitato rimane preoccupato per la tendenza emersa in un certo numero di stati europei a consentire l'accesso alle droghe illegali da parte dei tossicomani e a decriminalizzare l'uso di droghe a scopi non medici. L'Olanda, per esempio, ha una tendenza relativamente tollerante verso il commercio m
inuto di cannabis nei caffè.
Per quanto riguarda il traffico di droga, i dati relativi ai sequestri indicano un aumento. La purezza dell'eroina a livello di strada è aumentata mentre i prezzi si sono mantenuti stabili. La via dei Balcani continua ad essere usata per il contrabbando di eroina ma oltre ai tradizionali paesi toccati, anche l'Ungheria e la Cecoslovacchia sono divenuti paesi di transito. I sequestri di cocaina sono più che raddoppiati nel 1990. La maggior parte della cocaina, circa il 62%, proviene dalla Colombia. Per quanto riguarda l'abuso di droga, in Europa occidentale il numero di consumatori di cannabis ed eroina si sta stabilizzando e persino diminuendo in alcuni casi, mentre l'abuso di cocaina è in aumento. Nell'esame paese per paese, il Comitato evidenzia che l'Austria rimane la sola nazione dell'Europa occidentale in cui il denaro può essere depositato nelle banche in modo anonimo.
Nel Nord America, l'abuso di droghe sembra essersi stabilizzato o addirittura diminuito. Negli Stati Uniti, si stima che il numero di consumatori abituali di cocaina sia sceso del 30% rispetto al 1985. L'abuso da parte di persone di età compresa tra 18 e 25 anni è ancor più diminuito. L'abuso tra gli studenti della scuola media superiore è al suo livello più basso in 16 anni. Nonostante la criminalità connessa alla droga continui ad essere un problema serio, i dati indicano che questo tipo di criminalità potrebbe essere diminuita in alcune parti del paese. Il crack continua ad essere la maggiore minaccia e l'abuso e il traffico di eroina mostra segni di aumento. Nel Messico, l'abuso di droghe è in aumento; una tendenza all'aumento è anche riportata per la domanda di cocaina e di eroina nonostante il Governo abbia varato riforme per rafforzare il sistema nazionale di giustizia criminale.
Nell'America centrale e meridionale e nei Caraibi, ci sono stati incoraggianti sviluppi nel 1991. Le nazioni andine hanno rafforzato la loro cooperazione non solo firmando e ratificando accordi di rafforzamento delle leggi a livello bilaterale e multilaterale, ma anche mediante lo sviluppo di strategie economiche e sociali a largo raggio con lo scopo di sostituire l'economia della coca con una sana economia legale. Gli attacchi da parte delle autorità boliviane e colombiane contro le organizzazioni di trafficanti hanno raggiunto alcuni ragguardevoli risultati. D'altro canto, come reazione ai rafforzati sforzi di controllo sulle droghe, i trafficanti sono diventati più flessibili e innovativi a tutti i livelli della catena del traffico. Le vie del traffico sono molto aumentate in tutta la regione mentre l'Argentina e il Suriname stanno emergendo come nuovi paesi di transito della regione. Secondo il Comitato è preoccupante che la produzione illegale abbia luogo attualmente in più paesi e coinvolga non solo la
cocaina ma anche gli oppiacei. Inoltre i trafficanti utilizzano attualmente sistemi sempre più sofisticati per il riciclaggio del denaro sporco.
Appartenenza dell'INBC
E responsabilità del Comitato il monitoraggio dell'attuazione delle Convenzioni sul controllo delle droghe in tutto il mondo. In particolare il Comitato controlla gli impegni dei Governi a limitare la coltivazione, la produzione e l'uso di droghe alle quantità necessarie per scopi medici e scientifici. Il Comitato collabora con l'UNDCP, di cui il suo segretario fa parte, e con altri organismi internazionali che operano nel settore del controllo sulle droghe, dentro e fuori del sistema delle Nazioni Unite.
Il Comitato è composto di 13 membri, eletti dal Consiglio economico e sociale, sulla base della loro professionalità e non in rappresentanza dei Governi. L'attuale presidente del Comitato è Oskar Schroeder (Germania). Gli altri 12 membri sono: Sirad Atmodjo (Indonesia), Valeri Bulaev (ex URSS), Cai ZhiJi (Cina), Huasca Cajias Kauffmann (Bolivia), Abdullahi S. Elmi (Somalia), Betty C. Gough (USA), S. Oguz Kayaalp (Turchia), Mohsen Kchouk (Tunisia), Mohamed Mansour (Egitto), Jean-Pierre Queneudec (Francia), Maruthi Vasidev Narayan Rao (India), Tulia Velasquez-Quevedo (Perù).