Un dibattito in tutto il mondoda Internazionale, 24 febbraio 1995
Politici, investigatori, intellettuali, economisti, molti sembrano essere d'accordo su un punto: la repressione, nel caso della droga, è clamorosamente fallita. La criminalità è sempre più forte, la corruzione fiorisce e crescono i ghetti per i drogati. Soluzioni? Vediamo
(Questo articolo è apparso su "Veja" il 1· febbraio 1995. Veja è il più importante settimanale brasiliano. Nato nel 1968, è stato concepito nella tradizione dei grandi magazine statunitensi tipo Time e Newsweek. Con le sue 800mila copie dichiarate, è il colosso della stampa settimanale. Il suo rigore, il suo mordente e la sua eccellente copertura dell'economia e dell'attualità internazionale lo rendono indispensabile per l'insieme dei quadri superiori e medi del paese. Oltre a questo, pubblica spesso interviste molto efficaci.)
San Paolo, 1· febbraio 1995 - Nonostante i molti sacrifici umani e finanziari, la politica di repressione del traffico di droga si rivela un clamoroso fallimento. Armati fino ai denti, poliziotti e militari non sono riusciti a ridurre il consumo di stupefacenti. Invece di diminuire, le zone di coltivazione della cannabis, della coca e del papavero (da cui si estraggono l'oppio e l'eroina) si sono estese. I trafficanti eliminati o arrestati vengono semplicemente rimpiazzati. Le perdite che subiscono qua e là non hanno alcuna ripercussione sui prezzi. Le quantità di droga sequestrate sono infime rispetto a quelle che arrivano sul mercato. Tutti questi elementi sembrano indicare che si impone un cambiamento di strategia in materia di lotta contro il consumo e il traffico di stupefacenti.
Il dibattito è solo all'inizio, ma vengono alla luce alleanze inaspettate. Uomini politici di destra, premi Nobel per l'economia come Milton Friedman e Gary Becker, della scuola ultraliberale di Chicago, difendono un punto di vista vicinissimo a quello dei nostalgici del "peace and love" degli anni Sessanta. Tutti raccomandano la legalizzazione, per quanto quest'idea possa apparire sconvolgente. "Non è così radicale come sembra. Depenalizzare l'uso degli stupefacenti sarebbe un provvedimento umano e ragionevole", afferma Becker, per il quale questo è il modo migliore di affrontare il problema. Becker, come altri partigiani della legalizzazione, ha una profonda avversione per la droga e per i trafficanti, mentre prova comprensione per coloro che ricorrono alle sostanze chimiche per fuggire la realtà. Da qualche anno, sono sempre più numerosi quelli che si impegnano nella lotta per il libero arbitrio dell'individuo. Il loro argomento è: lo Stato non deve invadere il territorio del cittadino; drogarsi è un diri
tto individuale, anche se può essere un diritto nefasto. Difendono quindi i consumatori, che si sentono aggrediti dalla polizia e dalla società come se fossero dei criminali. Finora questo gruppo era minoritario. Per la maggioranza della gente, la depenalizzazione della droga era da considerarsi immorale. Ed erano ritenuti troppo forti i rischi di un'esplosione del consumo e del deterioramento degli stili di vita.
Confusione sugli obiettivi
Il vento è girato. L'opinione pubblica rimane in maggioranza contraria alla depenalizzazione, ma si è aperto un dibattito a livello mondiale - e personalità di grande levatura, di cui non si pensava che avrebbero preso posizione, hanno completamente cambiato parere. Becker e Friedman non sono che esempi di questo fenomeno.
Una certa confusione circa gli obiettivi da perseguire viene a complicare il dibattito. Non si sa quale sia il miglior modo di lottare contro il narcotraffico, giacché finora è stato usato un solo metodo. La repressione non ha dato risultati. E' quindi interessante conoscere le tesi - sono solo tesi - dei difensori della legalizzazione. Costoro affrontano il problema sotto due aspetti. Il primo riguarda la minaccia per la salute dei consumatori e la disgregazione sociale provocata dagli stupefacenti, l'altro riguarda la criminalità. La repressione, dicono, non ha risolto nessuno di questi due problemi. La depenalizzazione ne risolverà almeno uno: il secondo.
D'altra parte, è presente in questo dibattito un importante aspetto economico. Il mercato della droga è il più redditizio del mondo, con un giro d'affari di 500 miliardi di dollari all'anno. Certe stime si spingono anche oltre. Dal produttore al consumatore, il prezzo della coca viene a essere moltiplicato per 200. Non c'e niente al mondo che permetta di realizzare un simile profitto, neanche una miniera di diamanti. Una parte di questi utili dipende dal rischio che corrono i trafficanti. Se la repressione non riesce a mettere fine a questo commercio illegale, lo intralcia però notevolmente, e attribuisce così alle droghe un valore maggiore.
La guerra di Reagan e Bush
Quando Ronald Reagan e George Bush hanno dichiarato guerra alle droghe, negli anni Ottanta, il loro obiettivo era ridurre del 10 per cento, nel giro di cinque anni, l'offerta di cocaina negli Stati Uniti. Dieci anni dopo, nonostante siano stati spesi 100 miliardi di dollari, secondo le stime dell'agenzia americana per la lotta contro la droga, l'offerta è rimasta identica. Cinquant'anni fa, tutta la cocaina sequestrata in un anno negli Stati Uniti - un chilo - sarebbe potuta entrare nel cassetto portaoggetti di una macchina. Nel 1990, le 120 tonnellate di droga sequestrata avrebbero riempito 120 camionette. Quello che più scoraggia è che le quantità sequestrate rappresentano solo il 10 per cento della droga che arriva effettivamente.
Gli argomenti dei difensori della depenalizzazione sono molti e suggestivi. Facili da accogliere quando si tratta di teoria, il dubbio sopraggiunge quando si deve passare alla pratica. Difficile immaginare in che modo si possa realizzare concretamente un simile sovvertimento, che presuppone nuove regole di comportamento per la polizia e un adattamento culturale da parte della società. Una cosa è sottolineare gli errori di un sistema, un'altra presentare una soluzione migliore. Innanzitutto, che tipo di legalizzazione si propone? Un mercato libero e senza limiti? Con multinazionali che fanno pubblicità alla cocaina in televisione e la vendono nei supermercati?
Depenalizzazione regolamentata
La legalizzazione non va in nessun caso confusa con una libertà incontrollata. La maggior parte dei suoi sostenitori ammette la necessità di una regolamentazione del commercio delle droghe depenalizzate. Ma che tipo di controllo attuare? Funzionerà? Altro problema difficile: quali droghe verrebbero legalizzate? Solo la cannabis? Tutte?
Gli scienziati concordano sul fatto che la cannabis è una droga leggera, poco nociva, che influisce relativamente sulla sfera sociale della persona. I suoi effetti perversi sono il cancro (come per il tabacco) e una diminuzione della memoria dopo un uso prolungato. Ma lo stesso non può dirsi per altre sostanze, che provocano una forte dipendenza e conseguenze fisiche e mentali, come l'eroina, l'oppio e la cocaina sotto forma di crack. Se si autorizzasse unicamente il commercio della cannabis, la situazione rimarrebbe dunque immutata per i consumatori di altri tipi di droghe. Ritorno alla casella di partenza.
Depenalizzando tutte le droghe, si corre il rischio di veder nascere un gigantesco contingente di tossicomani incalliti. Bisogna allora fissare un limite d'età? Da un lato, la legalizzazione sopprimerebbe l'attrattiva del divieto, che spinge a fumare il primo spinello o a sniffare la prima dose di cocaina. Ma è anche vero che in qualche modo avallerebbe il consumo. "Non può fare tanto male, visto che è legale", potrebbero pensare molti giovani. Quanto al limite di età, si tratterebbe di una misura senza dubbio inefficace. Secondo Herbert Kleber, direttore dell'Ufficio nazionale di controllo delle droghe negli Stati Uniti, gli adolescenti, che rappresentano il 49 per cento dei consumatori americani, continuerebbero a rifornirsi, come già fanno, dalla malavita. D'altronde qualsiasi misura di restrizione al consumo porrebbe lo stesso problema. Coloro che ne fossero esclusi ricorrerebbero, come oggi, agli ambienti della criminalità.
Il rischio dell'esposizione alla droga
Si teme che la depenalizzazione possa stimolare il consumo. Questo è un rischio reale. Alla svolta del secolo, il 6 per cento dei medici americani erano dediti alla morfina, oggi sarebbero il 23 per cento. "L'esposizione alla droga è un pericolo anche per una comunità avvertita e responsabile come quella dei medici", afferma Kleber. E calcola: "Se si considera che il 10 per cento delle persone che hanno sniffato cocaina una sola volta diventano dipendenti, il numero dei consumatori di droghe pesanti di questo paese triplicherebbe".
Ethan Nadelmann, ricercatore al Woodrow Wilson Center dell'Università di Princeton, lo riconosce: "Il numero dei consumatori potrebbe aumentare del 50 per cento. Non posso negare che alcuni consumatori potenziali diventerebbero autentici tossicomani". E tuttavia, Nadelmann è autore di due opere favorevoli alla legalizzazione delle droghe: "I suoi vantaggi", dice, "avrebbero la meglio sui suoi inconvenienti".
Favorevoli e contrari
Argomenti a favore
- La repressione non sembra dare alcun risultato. Infatti, malgrado i miliardi spesi contro il traffico, il consumo aumenta.
- La legalizzazione permetterebbe di finirla con un traffico che frutta 500 miliardi di dollari l anno.
- Gli Stati percepiscono miliardi di dollari l'anno di tasse sul tabacco. Le altre droghe rappresenterebbero altrettante entrate fiscali supplementari.
- Ci sarebbe meno corruzione. La polizia, la giustizia e i politici cesserebbero di ricevere il denaro della droga.
- I consumatori non sarebbero più trattati come criminali.
- I laboratori farmaceutici fabbricherebbero delle droghe non tagliate.
Argomenti contrari
- Incoraggerebbe i consumatori a usare maggiori quantità di droga.
- Solo il 10 per cento dei bevitori di alcol diventano alcolisti. Invece il 75 per cento di coloro che usano droga diventano tossicodipendenti.
- Sarebbe meglio perfezionare la repressione prima di attuare la legalizzazione, che è comunque una soluzione disperata.
- Molti Stati già non dispongono di letti d'ospedale per i pazienti poveri, non ci saranno mezzi per occuparsi dei tossicomani.
- Si suppone che gli adulti sappiano quello che fa loro male. Ma gli adolescenti no. Le droghe legali sono un pericolo ulteriore per i più giovani.
- La produzione, la distribuzione e la pubblicità diventerebbero sempre più efficaci, come nel caso del tabacco.
- Il fatto che esistano già delle droghe legali non è di per sé un buon motivo per crearne delle altre.