da Internazionale, 24 febbraio 1995
Il dibattito sulla legalizzazione della droga torna alla ribalta. Se ne sono occupati quotidiani e settimanali di tutto il mondo.
- Gustavo Greiss, procuratore generale della Colombia, scrive sul Washington Post:
"Perseverare nella lotta non significa solo una militarizzazione del controllo delle droghe. Per rafforzare l'autorità della legge occorre considerare seriamente ogni approccio - compreso quello mal posto della legalizzazione - in grado di sopprimere la potenza arrogante e l'ingiusta ricchezza dei trafficanti. (...) La legalizzazione è generalmente percepita solo come un'azione puramente negativa consistente nella soppressione delle leggi in vigore sugli stupefacenti. (...) I mercati legali vanno da quelli completamente liberi - quello dello zucchero per esempio - a mercati molto sorvegliati come quello dell'uranio. Tra questi estremi deve pur esistere un modello intermedio capace di aiutarci a raggiungere gli obiettivi che dovrebbero essere quelli di una politica della droga: ridurre il consumo e i delitti collegati, e smantellare il crimine organizzato. (...) Spero semplicemente di incoraggiare un dibattito produttivo sulle diverse forme di depenalizzazione e su quello a cui possono portare. (...) Forse sc
opriremo che nessun regime di depenalizzazione può apparentemente aiutarci a raggiungere il nostro scopo. Ma è solamente dopo aver passato in rassegna i vantaggi e gli inconvenienti di questi differenti modelli che potremo decretare che quello che facciamo oggi - consacrare tanto denaro e tante vite umane alla causa della penalizzazione - è ragionevole. Al punto in cui siamo ne dubito molto seriamente".
- Il settimanale inglese The Observer sceglie la linea dell'ironia per occuparsi del problema: siamo nel 2014 e l'Onu ha proclamato la legalizzazione di tutte le droghe. L'Observer incontra il signor Coleridge, produttore e importatore britannico di stupefacenti che aspetta l'acquisto della sua società da parte di una grande impresa farmaceutica.
- Il britannico Economist scrive: "Si assiste da alcuni anni a una progressiva legalizzazione di fatto della droga. Questo ammorbidimento è in particolare la conseguenza dell'inefficacia della repressione. (...) La maggior parte dei consumatori di droga non sono né tossicodipendenti né comunque poveri disperati. La metà dichiara di aver preso solo cannabis. Studi del ministero degli Interni dimostrano che i fumatori di hashish si trovano soprattutto tra i liberi professionisti e i quadri. (...) Malgrado l'intransigenza dei politici, i poliziotti sono diventati sempre più pragmatici. Anzitutto fanno prova di una tolleranza sempre maggiore nei confronti del cannabis. (...) Polizia e autorità sanitarie sono ormai uniti nel dire che la salute dei consumatori di droghe pesanti viene prima della repressione. (...) Fino a oggi abbiamo visto coabitare politiche clementi con leggi che fanno dell'uso delle droghe un delitto. Ma per quanto ancora? (...) Entro breve tempo le contraddizioni della criminalizzazione non po
tranno che apparire sempre più chiaramente".
- Il settimanale tedesco Der Spiegel sostiene: "Una svolta è stata compiuta nella lotta contro la droga, e non si può più tornare indietro. E' stata soprattutto compiuta dai capi della polizia e dai magistrati, che constatano di giorno in giorno la miseria e l'assurdità dei metodi di intervento duri. Fare un bilancio dell'esperienza impone tuttavia di rendere conto delle resistenze. Dopo aver inaugurato il primo centro aperto ai tossicodipendenti, a Francoforte, alla fine del '94, Hans Eichel, ministro-presidente della Hesse (Spd), ha ricevuto una lettera dal ministro della Sanità tedesco che gli ingiungeva di fare in modo "che la città cessasse le sue attività illegali". Eichel non si sogna nemmeno di obbedire. (...) Questo fenomeno si è sempre riprodotto in questi ultimi anni: (...) tutto comincia con progetti pilota, contro i quali si sviluppa un'accanita resistenza. Alla fine queste esperienze diventano, poco a poco, la normalità".