Credo a questo punto che il primo punto da difendere, anche in vista di una fase costituente della Repubblica, sia quello arcinoto agli antiproibizionisti, di tipo costituzionale, ovverossia la responsabilita' personale nell'uso del proprio corpo (al di la quindi della ipotetica capacita' terapeutica della sostanza), in particolar modo quando il comportamento individuale non danneggi terze persone.
Altra "ipersoluzione" molto in voga tra gli antiproibizionisti basata su certezze statistiche e' quella di paragonare droghe leggere e alcool. Attenzione allora a non finire sp
iazzati da una obiezione dal seguente tenore: "Visto che ci sono tante droghe legali in giro, e' inutile immeterne altre sul mercato". Anche in questo caso dovremmo appellarci ai diritti costituzionali della responsabilita' del proprio corpo, per confutare affermazioni di questo tipo.
Altro punto a sfavore dell'argomentazione medica sukll'uso della marijuana e' quello di finire impegolati in una legge (magari proposta dai progressisti con mediazioni piu' o meno di centrop destra) che il mercato non lo legalizza, ma semplicemente lo affida al medico con relative ricette e, nella peggiore delle ipotesi, con farmaci sostitutivi a base di tetraidrocannabinolo. L'esperienza sull'aborto dovrebbe essere un monito a questo tipo di approccio sull'uso della droga leggera.