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Conferenza droga
Cucco Enzo - 11 novembre 1995
arnao
QUESTO E' IL TESTO DEL PEZZO CHE HO SPEDITO PER TRE VOLTE AL MANIFESTO PER RISPONDERE ALLE OBIEZIONI DI ARNAO SUL REFERENDUM SULLE DROGHE LEGGERE.

Dal 6 ottobre scorso il Movimento dei Club Pannella - Riformaori ha ricominciato la raccolta delle firme, questa volta su 20 richieste di referendum abrogativo. Tra queste almeno 4 sono parte del patrimonio che la sinistra italiana afferma essere anche il proprio (aborto, obiezione di coscienza, caccia e legalizzazione delle droghe leggere), ma per le quali poco o nulla i partiti e gli esponenti che a questa parte politica fanno riferimento, hanno detto e soprattutto fatto.

Con l'eccezione del referendum sulla caccia, firmato - senz'altro impegno - da molti esponenti del mondo verde e animalista, il silenzio calato sugli altri è stato imbarazzante. Per il referendum sulle droghe leggere, poi, il silenzio è stato addirittura frastornante: proprio quel referendum che quasi per riflesso condizionato la sinistra considera suo e che divide in modo manifesto il Polo (alcuni dei suoi leader sono andati addirittura fino ad Amelia per organizzarsi contro la proposta referendaria) è assente dall'iniziativa politica dei Progressisti.

I quali, in realtà, per bocca di Arnao miseramente tentano di attaccare l'ipotesi referendaria, e per bocca di Zuffa altrettanto miseramente attaccano l'azione nonviolenta di Marco Pannella ed altri militanti del Movimento dello scorso agosto. Dimenticandosi che proprio da questa azione è scaturito il primo, formale, mattone giuridico per costruire nuovo diritto: il giudice ha inviato all'esame della Corte costituzionale la questione sollevata dalla nostra difesa sulla non tossicità delle sostanze usate, ritenendola, quindi, perlomeno non infondata.

Gli argomenti di Arnao sono tre, due di merito e uno di politica generale. Gli argomenti di merito, che come una leggenda metropolitana hanno fatto il giro di ogni minuscolo anfratto dei centri sociali italiani, riguardano l'effettiva abrogazione del divieto di consumo, coltivazione e commercio dei derivati dalla cannabis e la questione della coltivazione e commercio a fini personali.

Arnao sostiene che il nostro referendum, non abrogando l'art. 73 del testo unico sulle tossicodipendenze ("Produzione e traffico illecito di sostanze stupefacenti") non serve a niente, lasciando di fatto invariata l'attuale situazione. Ma dimentica di leggere correttamente - e riportare nei suoi scritti - il testo dell'articolo; infatti esso comincia con "Chiunque senza l'autorizzazione di cui all'art. 17....". Stabilisce, quindi, che sono punibili coloro che producono e trafficano le sostanze senza autorizzazione, che è esattamente quello che vogliamo noi. Il CORA chiede da sempre la "legalizzazione" delle droghe, che significa regolamentazione del regime di coltivazione, commercio, traffico e consumo delle stesse. Non abbiamo mai voluto ne vogliamo che si liberalizzino uso, coltivazione e traffico, senza alcuna regola. Ecco perchè il riferimento alle droghe leggere in quell'articolo non lo vogliamo abrogare.

Qualcuno forse ritiene che il nostro paese possa fare a meno di una regolamentazione della produzione e vendita del tabacco, alcool, farmaci? Perche' lo dovrebbe essere per i derivati dalla cannabis? Si dimentica, infine, che il mantenimento del regime autorizzativo è l'unico che può salvare il referendum dall'ostacolo della Corte costituzionale e del divieto di sottoporre a referendum accordi internazionali.

E' strano, comunque, che Arnao si sia convertito alla più banale - e inattuabile - delle liberalizzazioni quando, proprio su richiesta del CORA non piu' tardi di due anni fa preparò un testo di proposta di legge per la legalizzazione delle leggere con tanto di regole e sanzioni in caso di sgarro.

La seconda questione è quella dell'uso personale: chiunque abbia letto il testo unico sa che l'unico luogo ove si parla di consumo personale è l'art. 72. Anzi era, perchè grazie al referendum voluto e ottenuto dal CORA, il consumo personale è stato legalizzato, delle droghe leggere come delle pesanti. Tutto il resto, cioè produzione, commercio, traffico, ecc. "ad uso personale" non può essere materia di referendum abrogativo semplicemente perchè non v'è nulla da abrogare. In sede di norma positiva si dovrà escogitare un sistema non burocratico che consenta a coloro che vogliono coltivare e comprare per il proprio consumo personale, di non cadere nelle procedure previste per gli altri.

A proposito: l'articolo che normava l'uso personale di queste sostanze è scomparso dall'ultima versione della proposta di legge a prima firma Corleone. Come mai?

Ma veniamo al terzo argomento, quello politico, che in realtà è quello vero, anche se è il meno esplicito: ancora non ci si perdona il rapporto con Forza Italia e il Polo. Ancora si continua a pensare che il CORA, e il Movimento dei Club Pannella, abbia svenduto qualcosa del suo patrimonio e dei suoi obiettivi alla causa del matrimonio da consumare. L'inconsistenza degli argomenti di merito è la foglia di fico che copre la durezza del pregiudizio e della presa di posizione di principio che "con la destra non si parla".

Ora, a parte il fatto che il matrimonio non è mai stato consumato, rimane l'evidenza - tanto abbagliante quanto non vista - che nessuna delle nostre iniziative ha subito la benchè minima modificazione in seguito agli accordi che pure a suo tempo furono siglati con Forza Italia, e solo con lei.

Chi è accecato dal pregiudizio (in politica come nella vita di tutti i giorni) è incapace di vedere la via migliore per garantire il proprio diritto e le proprie speranze. Certo la sinistra non è fatta solo da Arnao, ma anche da Manconi e Adornato e tanti altri che, come loro, pregiudizio non hanno. A loro, ed anche ad Arnao, noi ci rivolgiamo perchè tutti insieme si possa conquistare la possibilità di andare, nel 1997, ad un secondo referendum sulla legge sulle droghe affinchè questa volta ci sia quella profonda riforma delle politiche sulle tossicodipendenze che abbiamo voluto e vogliamo.

ENZO CUCCO

del Coordinamento Radicale Antiproibizionista

 
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