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Conferenza droga
Guarinieri Mauro - 22 novembre 1995
Intervento del Professor Cancrini

Intervento del Prof. Luigi Cancrini - Direttore Scientifico dell'Associazione Saman

Le Comunità Terapeutiche legate al nome di SAMAN attraversano oggi una difficile fase di transizione. A distanza di pochi anni dalla tragica morte di Mauro Rostagno, esse si trovano di fronte ad un completo azzeramento del loro gruppo dirigente. Seicento ragazzi distribuiti in quindici Comunità sono rimasti affidati, di fatto, ai responsabili delle singole strutture. Il rischio che si corre in questo modo non è solo quello di disperdere un identità culturale e un patrimonio di esperienza faticosamente costruita nel corso di vent'anni; è anche e soprattutto quello di lasciare sole persone che si trovano in un passaggio decisivo della loro vita, che hanno lasciato la droga, la strada o il carcere e che stanno cercando all'interno della Comunità la forza di ricostruire se stesse e la loro possibilità di stare nel mondo.

L'invito ad assumere il Coordinamento Scientifico della attività, l'organizzazione e la supervisione delle strutture di accoglienza e la formazione degli staff delle Comunità Terapeutiche che ci è stato rivolto dai nuovi responsabili di SAMAN era, per tutti questi motivi, un invito difficile da rifiutare. Avevamo già avuto modo di sperimentare direttamente, nel corso degli anni, la validità del modello di intervento adottato all'interno di queste Comunità Terapeutiche. Avevamo a lungo discusso, coi vecchi e coi nuovi responsabili, la possibilità di migliorare ulteriormente il funzionamento attraverso una diversa organizzazione dell'accoglienza. Ci viene proposto ora di lavorare liberamente su quelli che sentivamo come i punti deboli del progetto liberando tutte le potenzialità di un programma residenziale di grande interesse ed originalità. Quelle che metteremo in piedi, sotto la nostra diretta responsabilità, sono tre strutture ambulatoriali aperte a Roma, Milano a Palermo. Attivi in questa sede, insieme ag

li operatori di Saman, saranno medici e terapeuti della famiglia dotati di ampia esperienza nel campo della tossicodipendenza. Il loro lavoro consisterà nella formulazione di un programma terapeutico che potrà o non comprendere la fase residenziale in Comunità, nella costruzione e nel mantenimento di un rapporto con le famiglie, nella preparazione accurata e nella cura attenta delle iniziative da mettere in opera dopo la dimissione. Quello cui si darà luogo, nello stesso tempo, è un tentativo ordinato di riorganizzazione, su concetti di ordine psicologico e psicopatologico, delle procedure di raccolta dei dati, di analisi delle risorse e delle indicazioni al trattamento, di valutazione dei risultati ottenuti a breve, a medio e a lungo termine. La sfida che si apre con questo tipo di scelte è una sfida essenziale, a nostro avviso, per una corretta formulazione del problema costituito dalla necessità di integrare in modo sistematico le attività del pubblico e quella del privato sociale; riportando nell'ambito

della ricerca e della pratica scientifica un sapere maturato all'interno di luoghi diversi da quelli in cui queste vengono abitualmente portate avanti. Largamente comprovata da una letteratura internazionale sempre più ampia, l'efficacia dei programmi di Comunità Terapeutica merita di essere approfondita e studiata dal punto di vista dei meccanismi oltre che da quello degli effetti, verificando in modo chiaro e definitivo le potenzialità, i limiti, le indicazioni e le prospettive di una pratica di lavoro che si è guadagnata un ruolo insostituibile sul fronte della lotta alla droga e alla dipendenza. L'impossibilità di portare avanti da soli una sfida di questa importanza appare del tutto evidente a chi riflette sulla complessità del compito che ci siamo proposti. Lo sviluppo di una prospettiva culturale unitaria in cui porre e risolvere senza difficoltà la questione relativa al rapporto tra i trattamenti psicologici tradizionali e le esperienze di comunità, in particolare, può essere ottenuto solo all'intern

o di una discussione che veda impegnati, all'interno di un esperienza comune, operatori di diversa provenienza. Il Comitato Scientifico che abbiamo pensato di istituire deve essere inteso, da questo punto di vista come un gruppo di persone cui noi ed i responsabili di SAMAN chiediamo insieme di intervenire; consigliando e valutando nel tempo i risultati del nostro lavoro. Stabilendo fin d'ora, con loro, un appuntamento a sei mesi, in questa stessa sede ma proponendo loro, soprattutto, un invito affettuoso perché vengano a discutere con noi quelli che stiamo facendo per capire e per consigliare, per sostenere e per correggere lo sforzo cui abbiamo deciso di dedicare questi due anni della nostra vita.

Prof. Luigi Cancrini Dott. Francesco Colacicco

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