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Conferenza droga
Cucco Enzo - 22 gennaio 1996
congresso: appunti sparsi

un falso problema

ho pensato a lungo sulla storia della sovrapposizione tra Cora e Movimento, sulla funzione vicaria, a volte sostitutiva che il Movimento e i suoi militanti svolgono rispetto alla precaria, pressoche' assente militanza corina. Ebbene credo sia un falso problema, non perche' non esiste, ma perche' e' collocato nel luogo sbagliato. Mi spiego: non credo ci sia nessuno tra di noi che pensi che il leader dell'antiproibizionismo (non ho sbagliato, dell'antiproibizionismo, piu' che degli antiproibizionisti, perche' di questa razza, ormai, allignano ampie sottospecie, ancorche' silenziose o parassite) non sia Marco Pannella. Perche' e' stato il primo, il piu' coerente, il piu' intransigente, colui che in piena controriforma proibizionista fondava il Cora, colui che sentita l'aria di un antiproibizionismo da salotto (mi veniva da oratorio, o da transatlantico, ma ci vorrebbe troppo spazio per spiegare) emergente, ha ritenuto di riproporre con forza l'alternativa antiproibizionista secca, quella militante della disobbe

dienza civile. Tutti siamo d'accordo, eppure tutti si stupiscono se poi gli antiproibizionisti seguono Pannella dove egli va. Il problema non e' nell'organizzazione ma nelle persone che l'organizzazione costruiscono, perche' sono loro che sentono, giustamente, che nei momenti straordinari si abbandonano le cose ordinarie, appunto, e si lotta per l'obiettivo. Quando e' cominciata la campagna referendaria? Qualcuno ricorda che c'e' stata anche la campagna elettorale per le regionali?

Il Cora e' quella organizzazione che le nostre idee e la nostra attivita' riescono a costruire. Se si dice il "Cora non ha piu' ragioni per esistere" affermiamo un nostro fallimento, come organizzazione ma come individui che di questa organizzazione sono parte. E quindi bisognerebbe avere la forza di dire una cosa molto piu' semplice: io non credo nel Cora (tanto e' vero che con il Cora e per il Cora non ho fatto nulla o quasi) quindi non credo nella sua continuita'. Troppo drastico? Troppo pessimista? Troppo colpevolizzante? Chi cavolo mi credo di essere per dire queste cose? Vorrei sentire e leggere argomenti contrari.

il vero problema

quello che credo sia piu' urgente per tutti noi e' certamente essere tanti al Congresso, altrettanti e piu' nuovi iscritti al '96, con molte idee ed entusiasmo. Ma soprattutto, e lo sottolineo con forza, e' assolutamente necessario capire se in tutta Italia ci sono 30, dico 30, non di piu', uomini e donne che intendono per il 1996 dare priorita' alle battaglie antiproibizioniste. Almeno cinque di queste dovrebbero stare a Roma, per creare quello che manca: il centro motore e ripetitore di informazioni, il gruppo di supporto e sostegno alla segreteria nazionale. Almeno uno in ogni regione, ed uno, almeno uno in Parlamento. E' questo quello che e' mancato a tutti noi: il tempo e la volonta' di cercare, di scovare quelle persone che, diverse da noi, ritengono come noi (e magari piu' di noi stessi) che sia urgente e prioritario raggiungere l'obiettivo di riformare la politica proibizionista che regna sovrana nel nostro Paese. Questo dobbiamo fare. Non che non lo si sia fatto, anzi gli sforzi sono stati enormi, s

empre mantenendo aperte le porte, ma se il risultato non e' arrivato non significa che l'obiettivo non sia giusto e da perseguire.

Ci credo talmente tanto che quello che Perduca ha detto, quasi come battuta, lo condivido in pieno: bisogna coinvolgere maggiormente, incalzare i Martino, i Manconi, i Martelli e tutti gli altri che ancora conosciamo poco, per offrirgli questa opportunita', questa battaglia. Offrirgli la possibilita' di diventare novelli Loris Fortuna.

Ed e' per questo che spero che il dibattito congressuale sia al minimo possibile introverso: non serve guardarci l'ombelico, dobbiamo guardare fuori da noi per poter crescere e far vincere le nostre idee.

le telefonate

anch'io ho fatto qualche telefonata in giro per sollecitare partecipazione al congresso e iscrizioni, ma l'aria che tira e' tutt'altro che positiva. Piu' che altro i problemi quotidiani di ciascuno di noi, la testa e le ore completamente coinvolte nella campagna di firme per le dimissioni di Scalfaro, e la stanchezza certamente non ancora smaltita, potrebbero avere un effetto devastante sulla partecipazione al Congresso, e quindi sulla vita del Cora.

Quindi ritengo sia necessario lavorare di telefono, laddove si riesce organizzare riunioni tra i militanti, discutere la propria partecipazione ed i metodi migliori per aumentare il numero di coloro che potranno partecipare.

 
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