Non è, infatti, e non mi pare lo sia mai stato, il problema quello delle cose da fare ma dell'organizzaizone che permetta di farle. Organizzazione, per noi radicali, credo significhi obiettivi, tempi, modi, mezzi, alleanze.Da parte mia non verserei lacrime se il 95 non si è riusciti a fare molto di più che far la guardia al bidone di benzina ( ma qualcosa si è pure prodotto, mi pare, e non di pocco conto anche se di poca notorietà).
Il problema che il congresso deve risolvere, quindi, è quale organizzazione può affrontare il 96, anno nel quale se ci si occupasse anche solo della dofesa del referendum sarebbe già di per sé battaglia dura e impegnativa.
Per quanto riguarda la "transnazionalizzazione" del Cora sono sempre stato e rimango dell'idea di Maurizio: l'organizazione antiproibizionista transanzionale c'è e si chiama Partito radicale. Il Cora può invece esportare una propria esperienza di organizzaizone politica (e sottolineao politica) che in questi anni ha, lo si voglia o meno, comunque marcato la scena italiana.
Infine, sulla partecipazione al congresso, che si può dire? Da almeno tre anni il congresso del cora cade nel mezzo di un pieno di iniziative che condizione di molto la partecipazione. Dobbiamo per questo spostare la data? E' ipotizzabile che nelle priossime settimane si possa trovare un fine settimana "libero" da altri impegni? Ma poi è così che si pone la questione? I congressi si fanno a scadenza non quando conviene di più.
Il problema però c'è ma io non so darmi una riposta. Ci penso su ma l'unica riposta che mi viene in mente è la solita frase di Ernesto Rossi: noi facciamo quello che dobbiamo fare e accadrà quello che potrà.
Anche questa sarà un elemento uitile alle decisoni che andremo a prendere.