tratto dal "Messaggero Veneto" del 7 luglio 1996, pagina 4
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Droghe leggere libere, alcol no
Don Ciotti vuole proibire vini e liquori e legalizzare hascisc e marijuana
Ascoli Piceno - L'ipotesi di depenalizzare le cosiddette droghe leggere è stata rilanciata a Fermo, in provincia di Ascoli Piceno, a margine di un seminario del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza, da don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele. "Torna attuale - ha detto - la proposta maturata nel 1994 di togliere dal quadro delle sostanze illecite l'hascisc e la marijuana, inserendole in una tabella di sostanze potenzialmente pericolose come il tabacco e l'alcol. L'esempio è quello degli psicofarmaci, che hanno un inquadramento differenziato. Ma occorre anche più proibizionismo riguardo all'alcol: meno accessibilità da parte dei minori, più politica dei costi, più prevenzione".
Parlando di Aids, Don Ciotti ha affermato che "la sovrapposizione tra tossicodipendenti e persone colpite dalla malattia è in Italia del 64 per cento: un dato agghiacciante". "Negli ultimi 10 anni - ha continuato - l'Aids ha posto la prevenzione e il recupero di fronte a problemi del tutto nuovi.
Oggi occorre far venire alla luce l'area sommersa, cioè i nuovi tossicodipendenti o quelli che non si rivolgono più ai servizi, che rappresentano il 50 per cento del fenomeno. I Sert e le comunità da soli non bastano più; circa 1500 malati di Aids vivono in strada: non si può perdere tempo, bisogna rispondere a questi bisogni primari".
"Un altro problema - ha aggiunto Don Ciotti - è l'aziendalizzazione delle Usl, che può creare nuovi squilibri. I criteri di efficenza impongono alle Usl di ridurre i costi, di orientarsi verso prestazioni remunerative e tagliarne altre, così la lotta alla droga diventa una Cenerentola. E' una scelta miope:
non intervenendo la Usl, il problema si scarica su altri settori, con costi molto alti, mentre l'intervento sanitario dovrebbe essere integrato a quello sociale".
"E' poi necessario - ha concluso - decongestionare le carceri, riducendo la rilevanza penale del problema droga. Più della metà dei detenuti è dentro per reati di droga e solo il 18% appartiene alla vera criminalità. Bisogna rendere più accessibili le pene alternative, e, d'altronde, le carceri costano: il bilancio è di 3000 miliardi l'anno, ogni detenuto costa 170 milioni di lire".
Un accenno, don Ciotti lo ha fatto anche alla mafia, che "sta cambiando pelle". "Le stragi di Capaci e di via D'Amelio,ma soprattutto l'uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo, sono state - ha detto - degli autogol. La mafia oggi non mette più bombe: è arretrata quella militare ed è cresciuta la mafia finanziaria. Ma la strage di droga continua e le mafie investiranno sempre di più sulle droghe chimiche e su nuove sostanze".
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