CARMELO PALMA, CONSIGLIERE COMUNALE, PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE TOSSICODIPENDENZE DELLA CITTA' DI TORINO, E COORDINATORE NAZIONALE DEL CORA, HA INIZIATO UN DIGIUNO DI DIALOGO NEI CONFRONTI DEL MINISTRO TURCO E DEL SENATO, CHIAMATO (E, A QUANTO SEMBRA, INTENZIONATO) A CONVERTIRE IN LEGGE UN PROVVEDIMENTO CHE RIPRISTINA IL MONOPOLIO DI STATO (ANZI DI CASTA: DEI MEDICI DEI SERT) SUL METADONE, ED IL PROIBIZIONISMO SUI DIRITTI E SULLE CURE.
LETTERA AL MINISTRO LIVIA TURCO.
DICHIARAZIONE DI CARMELO PALMA:
»Il Ministro Turco, le forze parlamentari nel loro complesso, e, in particolare, i membri della Commissione Sanità del Senato, che stanno discutendo il provvedimento, non sembrano avere alcuna intenzione di abolire la norma, introdotta dalla Camera, che esclude il 99% dei medici italiani dalla possibilità di prescrivere metadone.
Io dunque, da oggi, ho iniziato un digiuno: non contro di loro, o contro il decreto, ma per loro e per il decreto. Perché riflettano su quanto danno può fare, e non già ridurre, una normativa "digiuna" di rispetto per il diritto e per i diritti; perché una sinistra "digiuna" di memoria rammenti le lotte che aveva condotto contro questa stessa norma, quando venne introdotta nella Legge Jervolino-Vassalli; perché una destra "digiuna", in tema di droghe, di tutto fuorché di fanatismo superstizioso e violento, valuti quanto "liberale" (dico: liberale, non antiproibizionista) sia impedire per decreto ai medici di fare i medici; perché centinaia di tossicodipendenti non rimangano, dall'oggi al domani, "digiuni" per decreto di trattamenti e di terapie; perché i cittadini non rimangano "digiuni" di informazione, e possano giudicare il grado di responsabilità dei propri rappresentanti .
CARMELO PALMA HA ANCHE INVIATO UNA LETTERA AL MINISTRO LIVIA TURCO.
Nella lettera il CORA ricorda al ministro degli Affari sociali che la nuova norma sul metadone reintroduce una disciplina abrogata per via referendaria nel 1993 (3 anni fa, non 30!) e che, quindi, questa versione del decreto, al di là degli aspetti di merito, manca di quel minimo di decenza istituzionale, di decoro, di rispetto della volontà popolare che si dovrebbe presumere e richiedere da ogni provvedimento legislativo, ma a maggiore ragione da quelli che riordinano una materia su cui è già intervenuto un giudizio referendario.
Il CORA dichiara di ritenere il ministro degli Affari sociali responsabile di quanto è avvenuto e di quanto avverrà, a maggiore ragione se la norma che impone il metadone di stato, o "di casta", è presumibilmente contraria agli stessi convincimenti del ministro che quindi parrebbe essere stata costretta ad accettarla per "altre" ragioni (politiche? ma di quale politica?).