DROGA: Il Parlamento europeo, su iniziativa dei deputati radicali, attacca le pressioni del governo francese sull'Olanda. Respinto l'emendamento democristiano "anti-coffee shops".
Strasburgo 11 marzo 1997
"Il Parlamento europeo deplora vivamente il fatto che il ricorso da parte del governo francese all'articolo 2, paragrafo 2 della Convenzione di Applicazione degli Accordi di Schengen abbia potuto trasformarsi in un mezzo di pressione teso ad imporre ad altri Stati membri, all'infuori di un qualsiasi dibattito democratico, la politica di uno Stato membro in materia di supefacenti". Con questo paragrafo l'Assemblea di Strasburgo, nell'ambito di una relazione sul funzionamento degli accordi di Schengen in materia di libera circolazione, ha voluto prendere nettamente posizione sul mantenimento dei controlli doganali alla frontiera franco-belga, voluto dal governo francese per imporre ai Paesi Bassi una politica più restrittiva in materia di droghe.
Il CORA, Coordinamento radicale antiproibizionista, accoglie con grande soddisfazione il risultato del voto, e considera questo come il primo passo verso una profonda revisione delle politiche europee in materia di droghe. Tali politiche sono state fino ad ora condotte principalmente attraverso la cooperazione intergovernativa ed hanno rispecchiato l'ossessione repressiva delle varie burocrazie ministeriali specializzate nell' illusione della "guerra alle droghe".
Il Parlamento europeo è intervenuto su iniziativa dei deputati radicali Olivier Dupuis, Gianfranco Dell'Alba e Pierre Pradier che avevano presentato l'emendamento in questione alla commissione per le libertà pubbliche del P.E. Gli eurodeputati hanno nello stesso tempo respinto un emendamento del Gruppo Popolare che chiedeva una drastica riduzione della vendita di droghe leggere nei coffee shops olandesi.
Il CORA si augura che l'indicazione venuta dal Parlamento europeo contribuisca a sgomberare il campo della Conferenza nazionale di Napoli sulle droghe da ogni preteso vincolo proibizionista internazionale, spesso invocato per impedire l'urgente riforma delle politiche sulle droghe, nonchè abusivamente utilizzato dalla Corte Costituzionale per bocciare il referendum presentato dal Movimento dei Club Pannella-Riformatori.