di Bianca Stancanelli - "Panorama" n.11 (1614) del 25 marzo 1997
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Da giovane comunista, negli anni Settanta, si batteva contro lo spinello fuorilegge, tanto da raccogliere firme per un progetto di legalizzazione delle droghe leggere. Aveva allora un solido alleato: il segretario della Fgci, Massimo D'Alema. Nella primavera del 1995, da parlamentare del Pds, ha sottoscritto una proposta di legge per rendere legale la vendita dei derivati della cannabis. Ma da quando e' diventata ministro per la Solidarieta' sociale e ha avuto l'incarico di occuparsi di tossicodipendenze, Livia Turco dichiara di coltivare piu' di un dubbio sulla ragionevolezza della legalizzazione. Fino a confidare al Manifesto che non saprebbe come votare se in Parlamento si ponesse ufficialmente la questione.
Una bella marcia indietro. Ispirata alla massima prudenza. E si capisce. Fra una sinistra largamente antiproibizionista, una destra rumorosamente favorevole a una linea dura contro tutte le droghe e un Vaticano pronto a fulminare il congresso del Pds, reo di aver approvato un documento favorevole alla legalizzazione delle droghe leggere, la ministra sa bene di dover percorrere un crinale stretto, pieno di trappole, agguati, divieti. Un sentiero minato. Anche dentro l'Ulivo.
E la dimostrazione pubblica si e' avuta martedi' 11 marzo quando, a quarantott'ore dall'avvio della Conferenza nazionale di Napoli sulle tossicodipendenze, la Camera ha bocciato la mozione antiproibizionista di Pds, Verdi e Rifondazione e ha dato via libera a tre documenti di segno opposto firmati dal Polo, dalla Lega e dai popolari, col buon soccorso all'opposizione degli uomini di Lamberto Dini.
Una sorta di altola' alla prudentissime mosse con cui Turco ha tentato di districarsi fra i troppi strattoni della sua stessa maggioranza, insistendo sulla politica di "riduzione del danno" (metadone ai tossicodipendenti, distribuzione di siringhe sterili) e accennando una possibile via d'uscita per le migliaia di tossicodipendenti in carcere (un terzo dei detenuti, secondo le ultime stime).
Un tema che sta molto a cuore a don Luigi Ciotti, fondatore e anima del Gruppo Abele, indicato come il consigliere piu' ascoltato e l'ispiratore della cattolica Turco sul tema delle tossicodipendenze. Sulle colonne del quotidiano La Repubblica, di recente don Ciotti ha invitato la pubblica opinione a meditare che quasi la meta' dei tossicodipendenti in carcere viene arrestato con l'accusa di detenzione di sostanze stupefacenti, nonostante che un referendum popolare, nel '93, abbia depenalizzato il consumo di droga. E sullo stesso quotidiano Livia Turco ha rilanciato: "Sono migliaia le persone che entrano in galera per questioni, anche piccole, di droga. E' sempre giusto?"; e con queste posizioni si e' guadagnata anche l'appoggio di influenti esponenti di comunita' terapeutiche, come don Mario Picchi e don Vinicio Albanesi.
Possibile via d'uscita: una modifica legislativa, che la ministra sta discutendo con il responsabile della Giustizia, Giovanni Maria Flick, per distinguere lo spaccio dal semplice possesso di quantita', anche non piccole, di droga. Ipotesi per la quale ha gia' annunciato di non avere simpatie un'autorevole popolare come Rosa Russo Jervolino, che, da ministro dc degli Affari sociali, con l'allora responsabile della Giustizia, il socialista Giuliano Vassalli, trasfuse in legge la linea dura craxiana del carcere ai tossicodipendenti. Linea che, negli anni Ottanta, ebbe il sostegno appassionato della comunita' terapeutica di San Patrignano e del suo leader carismatico Vincenzo Muccioli, sostenuto non solo da ministri e parlamentari di maggioranza, ma anche di opposizione. Oggi, vedova del suo fondatore, affidata al figlio Andrea Muccioli, San Patrigano ha come paladini gli uomini di An, soprattutto Maurizio Gasparri, che vanta buoni rapporti anche con don Pierino Gelmini.
Ma il mondo delle comunita' terapeutiche appare frastagliato, mobile, diviso. Ne' s'intravede alcun leader carismatico. Tanto che anche don Ciotti, soprannominato "il prete rosso", viene contestato a sinistra. Don Andrea Gallo, che con don Ciotti ha fondato il coordinamento delle comunita' d'accoglienze, ha spezzato pubblicamente una lancia a favore della legalizzazione delle droghe leggere, rimproverando a Livia Turco di "giocare al ribasso" per assicurarsi il sostegno dei cattolici.