ECCO LA PISTA DELLA DROGA. DALL'ASIA UN FIUME DI COCAINA
L'antica via della seta in parte e' diventata l'autostrada della morte: gli stupefacenti giungono in Italia dall'ex Urss
Di Svetlana Kharlamova - Il Giornale, 15 aprile 1997
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MOSCA - Quando Marco Polo fece conoscere ai mercanti europei la via della seta, non poteva prevedere tutte le conseguenze della sua impresa. Le carovane di cammelli cariche di tessuti pregiati, porcellane finissime e te' percorrevano l'area misteriosa e poi il corridoio balcanico fino alla Grecia e all'Italia. La polvere della strada e i profumi di spezie coprivano i mantelli degli animali e i sacchi colmi di tesori. L'aroma penetrante della cannella e del muschio saturava l'aria arroventata dal sole. Le belle concubine dagli occhi allungati come serpenti dondolavano con grazia sulle portantine.
Ma oggi la via della seta si e' trasformata in un fiume di droga che collega l'Oriente all'Occidente. I cammelli sono stati rimpiazzati dai camion, le spezie dalla cocaina, dall'hashish e dalla marijuana. Il percorso si snoda attraverso i territori delle ex Repubbliche sovietiche dell'Asia come il Kirghizistan, il Tagikistan, il Kazakistan, l'Uzbekistan e il Turkmenistan, le cui frontiere sono ormai ridotte ad un colabrodo. E le fragili economie di queste nazioni si basano ufficiosamente sul commercio di droga e solo ufficialmente su quello del cotone.
All'origine di questa trasformazione e' il crollo dell'Urss e ancora prima la disfatta dell'Armata rossa in Afghanistan. Dopo il ritiro delle truppe sovietiche, l'Afghanistan e' diventato un Paese ancora piu' dilaniato da lotte interne fra i "principi" che spadroneggiano sulle varie regioni. L'estensione dei loro feudi si misura dalla quantita' dei kalashnikov, di carri armati e di uomini armati che proteggono le piantagioni di oppio dagli attacchi dei rivali.
La zona piu' produttiva e sfruttata da molto tempo si trova al confine fra l'Afghanistan, l'Iran e il Pakistan. Da sempre Kabul faceva passare i propri convogli di droga attraverso il regno dello Scia' di Persia, ma la rivoluzione islamica del 1979 ha reso tutto piu' complicato. Gli iraniani hanno dichiarato guerra alla droga tagliando la testa o impalando emissari e spacciatori. Le guardie del nuovo regime islamico hanno sbarrato il passaggio fra le montagne con alte mura di cemento. Risultato: l'ingorgo degli stupefacenti ha gonfiato i prezzi al mercato nero, e il dissolversi dell'Unione sovietica ha fatto il resto, permettendo ai signori della droga di soffiare sul fuoco della guerra civile in Tagikistan per poter aprire nuove vie ai loro commerci.
L'oppio si e' cosi' riversato come un fiume in piena attraverso i monti del Pamir, nell'Asia centrale ex sovietica. Il "cammino della vita", come lo chiamano in Afghanistan, attraversa la citta' tagika di Khorog per arrivare a Dichambe, la capitale del Tagikistan, e poi a Osh nel Kirghizistan. Da qui la merce mortale prende l'antica via della seta per l'Iran e il Caucaso prima di raggiungere la Turchia. Poi, attraverso il corridoio balcanico, entra in Europa.
La strada Khorog-Osh e' quindi una delle principali al mondo per i narcotrafficanti. La droga viaggia su ogni possibile mezzo di trasporto: uomini, cani, automobili con doppio fondo. La polizia locale, inesperta e malpagata, non riesce a fermare il flusso. E i profitti sono favolosi: in Afghanistan un chilo di oppio costa 30 dollari; al bazar di Osh, dove la merce viene venduta sulle bancarelle assieme alla frutta e verdura, il prezzo e' gia' salito a 800 dollari per la stessa quantita'. A Mosca e' di seimila dollari.
Negli ultimi tempi, la graduale penetrazione della Turchia nell'economia delle Repubbliche ex sovietiche dell'Asia e del Caucaso ha messo in guardia gli inquirenti. Il sostegno turco ai separatisti ceceni odora non soltanto di petrolio ma anche di droga: gli americano hanno scoperto il canale di oppio che porta da Taskent, capitale dell'Uzbekistan, dritto a Istanbul grazie alle joint-venture turco-uzbeke.
Le sottili barriere giuridiche frapposte dagli enormi profitti della droga rendono, finora, impossibile bloccare il narcotraffico. In Turkmenistan i numerosi casino' e gli hotel di lusso scintillanti di insegne luminose ai bordi del deserto sfruttano, evidentemente, i fiume di denaro della droga. La guerra in Tagikistan rende vani i tentativi di arginare l'ingresso degli stupefacenti nel Paese. L'antica via della seta, ormai, e' diventata un autostrada della morte per la Russia e per l'Europa.