DROGHE LEGGERE: L'ATTEGGIAMENTO DEI CITTADINI, TRA TOLLERANZA E VOGLIA DI REPRESSIONE
Di Luigi Castronuovo
(NET, Gennaio Febbraio 1997)
Il problema delle droghe leggere è tornato di attualità, dopo che diversi esponenti politici hanno prospettato l'eventualità di una liberalizzazione. "Net" ha interpellato persone di ogni estrazione sociale e ideologia politica, per raccogliere le loro opinioni.
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PADRE MARIO D'AURIA
(Rettore della Basilica San Francesco di Paola)
"Sono contrario ad ogni legalizzazione. E non credo che l'esistenza di punti di vendita legali sarebbe un deterrente per la microcriminalità. Forse con la legalizzazione dell'aborto, sono scomparsi gli aborti illegali? Certamente no. E, allo stesso modo, una legalizzazione delle droghe leggere non porterebbe alla scomparsa del commercio illegale, così come il contrabbando di sigarette esiste e prospera anche in presenza di un monopolio statale".
LUIGI AZZOLIN
(della Comunità "Le Patriarche")
"Le droghe fanno sempre male. E chi è dedito all'eroina quasi sempre ha cominciato con le droghe leggere. Ma io pronuncio sempre con esitazione al parola "leggere". Ci sono alcuni tipi di marijuana realmente allucinogeni, e definirli "leggeri" è davvero strano.
E poi c'è l'effetto - 'escalation', che è quello per il quale viene la curiosità di provare qualcosa d'altro, con il rischio di abituarsi a droghe ben più pericolose. Si inizia con lo spinello, e poi si passa alle pastiglie, alle anfetamine, agli psicofarmaci, e a tutti quei prodotti che è difficile classificare".
PAOLO ANIMATO
(giornalista)
"Sul lato medico non sono molto informato. Ma dubito che la droga leggera non porti assuefazione, come dicono alcuni. Io temo che la porti, invece.
Sono favorevole alla depenalizzazione, ma certo non alla liberalizzazione. Il discorso, però, è spesso viziato da presupposti ideologici, per cui c'è un falso liberalismo (una falsa tolleranza, che spesso è menefreghismo o anarchia sessantottina), oppure, all'altro estremo, c'è l'intolleranza di chi crede nello Stato etico, che può essere fascista o comunista".
ANTONIO CERRONE
(capo - redattore di "Radio Radicale")
"Già nel 1979, partecipai alla raccolta delle firme per la liberalizzazione delle droghe leggere. Allora, riuscimmo a raccogliere trecentomila firme. Stavolta, invece, avevamo superato le cinquecentomila, ma purtroppo la Corte Costituzionale ha giudicato inammissibile il quesito referendario, così come era stato formulato.
Le droghe leggere, come la marijuana e la cannabis, sono, in sostanza, delle "non - droghe". O se vogliamo, sono droghe allo stesso modo come possono esserlo il caffè, il tabacco, il tè, il pepe. (Il vino non tanto, perché può avvicinarsi alle droghe più pesanti).
Ebbene, queste sostanze fanno male a chi ne abusa, ma possono far bene a chi ne faccia uso limitato. La marijuana, ad esempio, può essere utile contro la retinopatia e l'inappetenza, e può far bene durante il parto".
PAOLO SCOTTO
(farmacista)
"In realtà, noi le cosiddette "pre -droghe" già le vendiamo, sotto forma di "azepam". I nomi commerciali sono "Noan", "Lexotan", "Tavor", e altri. Si tratta di psicofarmaci, e vanno presi con estrema attenzione. Ma, almeno, questi prodotti possono avere un'azione medica curativa, se assunti correttamente.
Invece, vendere droghe come le marijuana, che non hanno un'azione medica, a noi, come farmacisti, non può interessare".
ALBERIGO NOBILE
(medico dentista)
"Pur non essendo droghe che possano dare degli effetti tossici gravi, marijuana e canapa indiana comunque producono alterazioni comportamentali (inducono euforia, fanno travisare la realtà), e alterano il giudizio. Sono dunque pericolose, e vanno vietate".
ANNA DI FAZIO
(psicologa)
"Le droghe leggere hanno effetti dannosi per sull'organismo. A lungo andare, infatti danneggiano i "recettori", che sono le cellule del sistema nervoso che ricevono degli "input" dall'esterno.
Io sono contraria alla legalizzazione. In realtà, il motivo per cui i giovani fanno uso di droghe non è il desiderio di trasgressione, ma bensì la noia, il malessere, la carenza di valori, i difficili rapporti familiari e sociali. Se vogliamo, i motivi per cui si prende la droga sono più o meno gli stessi per cui si lanciano i sassi dal cavalcavia".
MAURO MELLINI
(avvocato)
"E' stato un grande errore costruire un apparato proibizionista e repressivo, che si è rivelato totalmente fallimentare, e ha favorito la crescita di una terribile organizzazione criminale, a livello mondiale.
Non c'è una soluzione facile. La strada del proibizionismo è senza sbocco. D'altro canto, la liberalizzazione porterebbe a gravi inconvenienti. E d'altra parte, fare delle leggi che non si possono applicare è un assurdo. E allora la soluzione è la ragionevolezza. Dato che esiste lo spinello bisogna tollerarlo, in attesa che si creino le condizioni per intervenire su quei paesi come il Marocco, che al momento tollerano le piantagioni, ma potrebbero cambiare il loro atteggiamento, in presenza di una diversa situazione politica ed economica".
ROBERTO PAONE
(di Rifondazione Comunista)
"Sono convinto che l'uso della droga leggera vada legalizzato.
Quale sarebbe il modo migliore per risolvere il problema, non so dirlo. Ma, pensando all'Olanda, dove esistono dei particolari negozi, ritengo che in Italia potremmo fare qualcosa di simile.
L'importante è che la legge, quale che sia, venga applicata. Per esempio, c'è una legge che vieta di vendere le sigarette ai minori, e non viene assolutamente rispettata.
La vendita legale delle droghe leggere, almeno, permetterebbe di avere delle informazioni che non è possibile avere adesso. E, come sui pacchetti di sigarette oggi troviamo scritto "nuoce gravemente alla salute", allo stesso modo sulle confezioni di "cannabis" dovremmo trovare quelle opportune avvertenze utili al consumatore".
VINCENZO MIGHALI
(del Gruppo dei Verdi)
"In dissenso dalle posizioni del mio partito, sono contrario alla liberalizzazione delle droghe leggere. Non è dignitoso cercare una fuga dalla realtà fumando "spinelli". Le leggi attuali vanno mantenute. Sono stato in Olanda, nei luoghi dove si "fuma", e ho visto una gioventù piuttosto spenta. E non vorrei vedere la stessa cosa in Italia".