Il Sole 24 Ore, 17 giugno 1997
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ROMA - Chi passa lo spinello appena confezionato a un'altra persona perche' questa possa fare qualche "tiro" e' responsabile di cessione di sostanze stupefacenti. Questo se la sostanza e' di proprieta' solo di colui che cede lo spinello e non e' ipotizzabile una codetenzione.
Il principio e' stato stabilito dalla Corte di cassazione, sesta sezione penale, con una sentenza depositata il 13 giugno, che ha annullato una decisione dei giudici di merito che avevano assolto un imputato dal reato di cessione di sostanze stupefacenti. L'imputato, dopo aver confezionato uno spinello, aveva scambiato con un altro tossicodipendente qualche "tiro": secondo i giudici di merito il fatto integrava un uso collettivo che non e' previsto dalla legge come reato.
Opposta l'interpretazione della Cassazione secondo cui l'uso di gruppo non va confuso con la cessione. Si ha il primo comportamento, che non e' punibile, quando c'e' codetenzione: l'acquisto, in questo caso, viene effettuato in modo congiunto, fin dall'inizio tutti comprano la "roba" e la destinano all'uso personale. In questo caso la divisione successiva fra gli acquirenti non ha il significato di un trasferimento da un soggetto all'altro ma e' un'operazione che "attribuisce" a ciascuno quanto aveva deciso di acquistare dal primo momento. Differente, secondo la Corte, il caso in esame. Il Tribunale aveva escluso che vi fosse "codetenzione della sostanza stupefacente fra i due tossicodipendenti, dato che la droga era di pertinenza soltanto dell'imputato, che offri' la propria sostanza al suo compagno perche' la consumasse parzialmente. Tale fattispecie va configurata come cessione di sostanza stupefacente e non come consumo di gruppo". Da qui l'annullamento della sentenza impugnata.
La decisione della Cassazione e' stata definita "riparatrice" di una tendenza opposta da Riccardo Pedrizzi, responsabile per i problemi della famiglia di An, mentre e' stata criticata aspramente dal Gruppo Abele. Secondo i responsabili dell'organizzazione torinese "la sesta sezione penale mette ancora una volta in evidenza i limiti e le storture dell'attuale legislazione sulle droghe". Fra le carenze piu' significative della legge l'associazione individua "il fatto che le sanzioni penali, e non di rado il carcere, non toccano solo gli spacciatori, ma anche i semplici consumatori, compresi quelli di droghe leggere".