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Conferenza droga
Radio Radicale Roberto - 17 giugno 1997
ATTENTI, RAGAZZI: PASSARE SPINELLI E' SPACCIO
Sentenza-contro della Cassazione. Gli antiproibizionisti: la legge dov'e'?

Il Mattino, 17 giugno 1997

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Due amici, una chitarra e uno spinello: una situazione in cui e' possibile rischiare da 8 a 20 anni di reclusione con l'accusa di spaccio. Preparare uno spinello e passarlo ad un amico per "scambiare con lui qualche tiro" e' un reato: cessione illecita di stupefacenti. Lo ha stabilito la VI sezione penale della Cassazione, che ha ribaltato una sentenza del tribunale di Matera che aveva assolto dal reato di cessione di sostanza stupefacente un uomo che, "dopo aver confezionato uno spinello, aveva scambiato con un altro tossicodipendente qualche tiro". Secondo i tribunale il fatto non costituiva reato, perche' si trattava di uso collettivo di stupefacente da parte di tossicodipendenti e, quindi, di uso personale non punibile". Per la Cassazione, invece, "si ha uso di gruppo non punibile allorche' vi sia codetenzione della sostanza stupefacente in quanto l'acquisto per uso personale venga effettuato congiuntamente da piu' assuntori, sicche' sin dall'inizio ciascuno acquista la parte della sostanza corrispondent

e alla somma versata, destinandola fin da quale momento ad uso personale". Ma poiche' nel caso esaminato la droga era stata acquistata soltanto dall'imputato che l'aveva offerta al suo compagno, la Suprema Corte ha ravvisato nell'episodio gli estremi della "cessione di sostanza stupefacente". Il tribunale dovra' quindi emettere una nuova sentenza e l'imputato, in caso di condanna, rischia da otto a venti anni. Soltanto qualche mese fa, pero', la Cassazione, in piu' occasioni, aveva interpretato la legge nel senso della non punibilita' del consumo di stupefacenti.

Contraddizioni

Ai primi di gennaio il principio enunciato era stato quello di non considerare reato la cessione di droga in cambio di una "dose" gratis, perche' ritenuta destinata ad "uso personale". Secondo la Cassazione, infatti, "colui che, su incarico dio altri soggetti e con il denaro da costoro fornito, acquista per il loro personale consumo corrispondenti dosi di droga, non risponde di cessione illecita se l'incarico e' stato da lui accettato ed eseguito per poter a sua volta fare uso personale e gratuito della droga". Dello stesso giorno un'altra sentenza che, in base allo stesso principio, stabiliva che chi acquista droga da consumare all'interno di u gruppo di amici non puo' essere accusato di spaccio, perche' "l'acquisto e il passaggio della droga tra componenti di un gruppo sono due momenti di un unico progetto ideato e realizzato dal gruppo". Ancora, la Suprema Corte ha sentenziato che non puo' essere la quantita' di droga detenuta a determinare il reato di spaccio, perche' potrebbe infatti corrispondere ad un

a "scorta" destinata all'uso personale per piu' giorni. Sempre la IV sezione penale, infine, ha stabilito che la pena deve essere piu' grave se lo spacciatore e' un'"habitue'" perche' il giudice deve tenere conto, oltre che della quantita' di droga trovata in possesso dello spacciatore, anche dell'"esperienza" dell'imputato e del suo "grado di inserimento nel mercato della droga".

L'allarme di don Ciotti

Diversa, invece, la reazione del Gruppo Abele. Secondo l'associazione, infatti, la sentenza e' "preoccupante" perche' "tende a rivedere in senso ancora piu' repressivo l'attuale legge", ma e' anche indicativa dei "limiti e delle storture dell'attuale legislazione sulle droghe". Tra i limiti piu' evidenti il Gruppo Abele individua "il fatto che le sanzioni penali, e non di rado il carcere, non toccano solo gli spacciatori ma anche i semplici consumatori, compresi quelli di droghe leggere". Diverse, invece, le indicazioni della Conferenza di Napoli di distinguere lo spaccio dal consumo personale e dalla cessione a titolo "amicale". "La sentenza della Cassazione contraddice i pronunciamenti che solo sei mesi fa andavano in direzione diametralmente opposta, tutto cio' dimostra - affermano gli antiproibizionisti del Cora - il totale stato di incertezza del Diritto che vige attualmente in Italia in materia di droghe illegali. E' urgentissima, a questo punto, una riforma della legge sulla droga". Commenta, invece,

positivamente la sentenza don Oreste Benzi: "Era tempo di porre paletti precisi contro il dilagare del lassismo".

 
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