Polemiche dopo la sentenza della Cassazione. Luigi Manconi: e' miope formalismo. Soddisfatti in An.di Alessandra Arachi - Corriere della Sera, 17 giugno 1997
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ROMA - La sentenza emessa ieri dalla VI sezione della Cassazione e' molto semplice: offrire a un amico un tiro di spinello e' diventato reato di spaccio. Meno semplice e' capire come mai. E non soltanto perche' da gennaio a oggi le sentenze della Cassazione si erano sempre preoccupate di non punire il consumo di sostanze stupefacenti. Il problema in questo caso e' capire il concetto di codetenzione, da oggi indispensabile per determinare la colpevolezza di chi fuma uno spinello in compagnia. I giudici del tribunale di Matera non ci avevano pensato proprio.
E' dal tribunale di Matera, infatti, che e' partito il ricorso che ha portato ieri la VI sezione della Cassazione a reinterpretare la legge. In aula i giudici avevano deciso di assolvere un tossicodipendente che aveva fatto fare a un amico qualche tiro del suo spinello: per loro quello non poteva essere considerato spaccio.
I magistrati lucani, interpretando la legge, avevano sentenziato: il ragazzo va assolto, il caso rientra tra quelli di "uso personale non punibile" perche' altro non e' che "uso collettivo di droga da parte di soggetti tossicodipendenti". Ma, appunto, non avevano fatto i conti con il concetto di codetenzione. Che, tradotto in parole semplici, vorrebbe dire: non c'e' reato di spaccio solamente se e' possibile dimostrare che lo spinello e' stato fabbricato con una droga leggera comprata da tutti quelli che lo spinello lo fumano. In tutti gli altri casi si rischia invece la galera. Anche parecchi anni volendo applicare alla lettera le pene previste dal reato di spaccio.
Una sentenza forte che ha gia' aperto un dibattito acceso e non ha esitato a far scatenare Luigi Manconi, senatore dei Verdi: "Questo pronunciamento mette in evidenza tutta la miopia del formalismo giuridico che pretende di controllare gli stili di vita giovanili. Ma come e' possibile stabilire chi ha comprato cosa se parliamo di un consumo voluttuario? I magistrati della Cassazione sono mille miglia lontani dalla realta', dallo spinello del sabato sera, per capirci". Manconi ricorda che proprio oggi alla Camera comincera' la votazione sulla depenalizzazione di alcuni reati e, tra questi, anche quello del possesso per uso personale di sostanze stupefacenti. "E questa - commenta - potrebbe essere una buona opportunita': l'andamento erratico delle sentenze della corte, infatti, suggerisce l'importanza di provvedimenti di altra natura".
Soddisfatto e' invece il senatore Riccardo Pedrizzi, responsabile dell'ufficio di Alleanza nazionale per i problemi della famiglia: "Questa e' una sentenza riparatrice di altre sentenze di segno diametralmente opposto, che la stessa Cassazione, tempo addietro, aveva inspiegabilmente emesso e che capita a fagiolo, perche' con essa dovranno fare i conti tutti coloro che parlano a sproposito di depenalizzazione della cessione senza fini di lucro delle droghe leggere".
Secondo Pedrizzi "d'ora in poi per gli antiproibizionisti sara' piu' difficile cercare di far passare quel progetto folle ed irresponsabile che prevede la legalizzazione delle droghe leggere mediante l'autorizzazione alla loro produzione, fabbricazione e spaccio. Un progetto che, ciclicamente, viene alla ribalta e al quale An si opporra' con ogni mezzo".
Anche secondo i responsabili del Gruppo Abele "la sentenza mette ancora una volta in evidenza i limiti e le storture dell'attuale legislazione sulle droghe". Per l'associazione che si occupa dei tossicodipendenti "questa sentenza dice una cosa precisa e cioe' che occorre sottrarre la materia a una giurisprudenza contraddittoria e lacunosa e andare rapidamente a modifiche coerenti con la Conferenza di Napoli, rispettose del referendum del '93 e nel segno della commissione giustizia". Anche il Cora, coordinamento radicale anti-proibizionista, lamenta il "totale stato di incertezza del diritto in materia di droghe illegali" e invoca urgentemente "una riforma della legge".