Ma non e' reato se la droga e' stata comprata in gruppodi Maria Stella Conte - La Repubblica, 17 giugno 1997
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ROMA - Se offri un tiro del tuo spinello ad un amico, sei nei pasticci: rischi da otto a vent'anni, sei uno spacciatore. Se invece l'amico ha comprato, anche lui, un po' di fumo, allora no: tutto in regola, lo spinello puoi passarlo di mano perche' ciascuno, alla fin fine, consumera' la quantita' di droga acquistata per uso personale. Lo sostiene la Cassazione ribaltando una sentenza del Tribunale di Matera nonche' - fonte di sconcerto - gli orientamenti che proprio la Suprema Corte aveva recentemente espresso.
I fatti. I giudici di Matera avevano assolto dal reato di cessione di sostanza stupefacente l'imputato "che dopo aver confezionato uno spinello aveva scambiato" con un amico "qualche tiro": il fatto - aveva motivato il Tribunale - deve essere considerato "un caso di uso collettivo di stupefacente da parte di soggetti tossicodipendenti". Conclusione: e' "uso personale non punibile". Errore, risponde la Suprema Corte: "La motivazione della sentenza e' manifestamente illogica in quanto confonde l'uso di gruppo con la cessione". In sostanza, la Cassazione ritiene che l'"uso di gruppo non punibile" scatti esclusivamente quando "vi sia codetenzione della sostanza stupefacente" e cioe' quando "l'acquisto per uso personale venga effettuato congiuntamente" da piu' persone. Si viene cosi' a creare una situazione nella quale e' abbastanza chiaro - secondo la Suprema Corte - che ciascuno fumera' "fin dall'inizio la parte della sostanza corrispondente alla somma versata". Solo a queste condizioni ci si puo' scambiare lo
spinello. Nel caso di Matera - conclude la Cassazione - il Tribunale aveva pero' stabilito che la droga apparteneva solo all'imputato, il quale "offri' la propria sostanza al suo compagno perche' la consumasse parzialmente". Un gesto che ora la Corte d'Appello di Potenza dovra' giudicare alla luce delle considerazioni della Suprema Corte.
Immediata la reazione di An che attraverso il senatore Riccardo Pedrizzi ha definito la decisione della Cassazione "una sentenza riparatrice di altre diametralmente opposte". Ma il fatto che proprio la stessa VI sezione penale si fosse espressa in direzione "diametralmente opposta", fa parlare gli antiproibizionisti di "stato di totale incertezza del diritto e di arbitrio" nel quale si vengono a trovare i tossicodipendenti e le loro famiglie. Urge - dicono - una riforma della legge. Del resto, che la sentenza della Cassazione evidenzi "i limiti e le storture dell'attuale legislazione sulle droghe" lo sostiene anche il gruppo Abele "preoccupato" dalla decisione della Suprema Corte cosi' come "delle proposte di alcuni politici tese a rivedere in senso ancor piu' repressivo l'attuale legge".