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Conferenza droga
Partito Radicale Roma - 11 luglio 1997
Successo in Svizzera dell'eroina di Stato
La Repubblica, 11 luglio

"Esperimento riuscito, si continua"

di FRANCO ZANTONELLI

LUGANO - "Si viene qui, si entra in una stanza, dove due persone ci danno la dose. Io me la inietto da sola, altri devono essere aiutati. Poi dobbiamo far vedere la fialetta vuota". Maria, 30 anni, eroinomane da una vita, racconta alla radio come funziona la droga di Stato. In Svizzera, dove quello della tossicodipendenza era diventato, all'inizio degli anni Novanta, quasi un problema di sicurezza nazionale, l'hanno sperimentata per tre anni. E' stato definito "progetto pilota di somministrazione controllata di eroina" ed è stata una vera e propria prima, a livello mondiale. I suoi risultati sono stati resi noti, ieri, dal governo federale e in sostanza sembrano dar ragione a quella che, indubbiamente, è stata una scelta coraggiosa. "Abbiamo registrato un netto miglioramento dello stato di salute dei pazienti e della loro integrazione sociale, nonché una decisa diminuzione della delinquenza", ha affermato Thomas Zeltner, direttore dell' ufficio federale della sanità. "Il nostro obiettivo", ha poi tenuto a pr

ecisare "non è mai stato quello della legalizzazione della droga, quanto di individuare una terapia alternativa di recupero". Per sperimentarla, tra il gennaio del '94 e il dicembre dell'anno scorso, le autorità sanitarie elvetiche hanno selezionato 1146 tossicodipendenti all'ultimo stadio. Tutte persone disperate come la Maria dell'intervista radiofonica, approdata al buco ambulatoriale dell'Inselspital di Berna, una delle strutture sanitarie più efficienti della Confederazione, dal Platzpitz di Zurigo, il grande parco dei drogati chiuso all'inizio del '92. E partì proprio da Zurigo, oco dopo che le pesanti cancellate in ferro recintarono il perimetro del Platzpitz, l'idea di sperimentare l'eroina di Stato. "La soluzione all'immenso problema con cui ci siamo confrontati risiede nella distribuzione controllata della droga ai tossicomani", affermò allora la signora Emilie Lieberherr, assessore agli Affari sociali della città. Il governo di Berna le diede ragione, orrendo il rischio di assumersi la responsabil

ità di un'iniziativa che divise le coscienze. Di "vera e propria resa di fronte a un problema gravissimo" parlò, ad esempio, Pierre Rey, fondatore di una comunità di recupero per tossicodipendenti a Losanna. Come Rey la pensano in molti, in Svizzera, tanto che in settembre i ittadini dovranno decidere se andare avanti o meno con l'esperimento. Oltre 140 ila persone hanno sottoscritto un'iniziativa denominata "Per una gioventù senza droga" che chiede "una politica della droga basata sulla repressione e sull'astinenza". Se l'iniziativa, osteggiata dal governo, dovesse passare, per aria e per gli altri 1145 tossicomani passati attraverso gli ambulatori dell'eroina ritornerà lo spettro della vita randagia. "Non ho più lo stress di andare ad acquistare la roba e, per la prima volta da tanto tempo, mi sento indipendente", racconta oggi la ragazza. La sua e altre esperienze, sostengono i fautori del progetto, dovrebbero convincere l'opinione pubblica elvetica che conviene andare avanti. Un' opinione pubblica che, d

urante gli anni bui del parco della droga di Zurigo, protestava per la microcriminalità, indotta dalla tossicodipendenza. "Sul versante della prevenzione della criminalità abbiamo raggiunto risultati straordinari", si vantava ieri il professor Martin Killias, dell'istituto di polizia scientifica di Losanna. "Sono ormai tre anni che lavoro, ho potuto pagare i miei debiti", dice ancora Maria, che fino al gennaio del '94 viveva nella penombra dell'illegalità.

 
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