A Pordenone è stato costituito un comitato che raccoglie cittadini interessati a promuovere la legalizzazione della cannabis e, più in generale, l'uso legale della canapa in tutti i settori in cui ciò è possibile e conveniente (fibre tessili, carta, carburante, alimentari, etc.).
Detto comitato è stato chiamato IN/COSCIENZA, e raccoglie singoli cittadini senza preclusioni rispetto a diverse appartenenze politiche o ideologiche. Il comitato, inoltre, sostiene le iniziative promosse da associazioni o forze politiche, che tendano a conseguire la legalizzazione dell'uso della canapa.
In quest'ultimo caso il comitato abbina il suo simbolo e il suo nome a quello della organizzazione che promuove l'iniziativa.
La prima "uscita" di IN/COSCIENZA è stata in tre giorni consecutivi con uno stand presso la manifestazione "Music in village" svoltasi a Porcia, in privincia di Pordenone. Venivano distribuiti volantini e materiale vario, di cui parecchio era del CORA. I cittadini venivano invitati ad andare a firmare il referendum nei Comuni di residenza.
Sono stati raccolti i nominativi di circa 80 persone disponibili ad essere contattate per iniziative future e sono stati incassati circa 110.000 lire di autofinanziamento.
Qui di seguito riporto il testo di uno dei volantini, con un articolo sul referendum propositivo sull'uso "compassionevole" della cannabis in California. Il testo è di Andrea Satta.
Nei prossimi giorni verranno allestiti altri banchetti in varie manifestazioni musicali e politiche locali.
John
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IN-COSCIENZA comitato pordenonese per l'uso legale della canapa
Proposition 251
Molti pensano che negli Stati Uniti sia stata persa una grande battaglia contro la droga, che i trafficanti di droga gioiscano per la vittoria di una logica permissiva contro una repressiva. Troppi credono che per fortuna l'Italia sia ancora immune da tali pazzie pseudomediche che reputano la Canapa, non solo non più pericolosa dell'Alcool, ma addirittura curativa!
In Italia non esiste medico disposto a provare nuove cure che prevedano l'uso della pericolosissima Canapa.
Mentre in Italia si discute della canapa come droga di passaggio, in California accade che venga approvata la Proposition 251.
Il quesito referendario (proposition 251) riguarda un campo ben preciso dell'uso degli stupefacenti, quello medico. Le patologie per cui l'uso della cannabis e dei suoi derivati è sperimentato sono precise e circoscritte:
glaucoma, effetti collaterali dell'AZT, effetti collaterali della chemioterapia. Nei casi di AIDS e di tumore si tratta di utilizzare il THC (principio attivo) in sostituzione di oppiacei (morfina) i cui effetti collaterali sono spesso peggiori delle sofferenze che dovrebbero alleviare.
La battaglia portata avanti dai gruppi antiproibizionisti americani restituisce ai medici il diritto di curare ed alleviare le pene dei loro pazienti con l'unica sostanza, la marijuana, che dà loro un accettabile rapporto fra cura ed effetto collaterale.
Esiste in California una fitta rete di medici e attivisti che per anni hanno cercato, con estenuanti battaglie legali, il riconoscimento della validità della marijuana come medicina. Questa lunga battaglia ha portato la Corte Suprema ad accettare che, per alcune patologie e per alcuni individui, la cannabis fosse l'unica cura possibile.
Per anni pochi cittadini americani hanno ricevuto, con molta difficoltà, dal governo federale la dose giornaliera di marijuana necessaria per le proprie cure. Non si trattava di una politica di riduzione del danno, ovvero di limitare la pericolosità sociale di un tossicodipendente, ma di vera e propria cura di alcune patologie. Le persone che ricevettero, e che ora riceveranno, grazie alla vittoria della proposition 251, il THC di Stato sono persone che non hanno il minimo interesse agli effetti psicotropi della sostanza, il loro unico interesse è guarire o in molti disgraziati casi, morire soffrendo il meno possibile.
La battaglia antiproibizionista dei fautori della cannabis terapeutica è una battaglia di civiltà e di giustizia nei confronti delle migliaia di persone malate e bisognose di cure. La sperimentazione medica della canapa è stata violentemente interrotta dalle leggi proibizioniste in straordinaria coincidenza con la fine del proibizionismo sull'alcool, con la scoperta dello sfruttamento industriale delle fibre plastiche (nailon e rayon) e con l'esplosione delle ricerche su farmaci di sintesi chimica; tutti questi fattori concomitanti fanno sospettare una non reale necessità di proibizione di una delle piante un tempo più usate e conosciute dall'uomo.
La Lobby del petrolio non poteva certo ben vedere una persistenza delle fibre naturali su un mercato che voleva monopolizzare, oggi, a distanza di 70 anni, si riscoprono il cotone, la lana, e per forza di cose la canapa.
In questo frangente l'aspetto medico era sicuramente marginale, ma continuare a permettere ai medici di utilizzare quello che era vietato agli industriali sarebbe stata una pericolosa incongruenza.
I legislatori non hanno però mai notato, o hanno fatto finta di non notarlo, che la morfina (non così diversa dall'eroina) è sempre stata permessa come antidolorifico, questo nonostante da molti decenni se ne conoscano le controindicazioni di tipo farmacologico e psichiatrico.
Sostenere che la Lobby degli antiproibizionisti, per fortuna in USA si può parlare di Lobby senza che alcuno si sconvolga, è più potente di quella dei proibizionisti è pura follia. I proventi delle organizzazioni antiproibizioniste sono certo privati e volontari, mentre lo stesso non si può dire di quelle proibizioniste che contano sull'appoggio di organizzazioni statali come FDA e sulla feroce attività di repressione delle polizie (FBI, CIA). Come è privo di ogni logica pensare che i proventi della droga possano finanziare organizzazioni antiproibizioniste. Sarebbe come pagare il proprio boia.
Il proibizionismo sull'alcool ci insegna che gli unici ad averci guadagnato furono i criminali, e che quando venne eliminato il proibizionismo le organizzazioni criminali subirono un duro colpo e dovettero cercare nuovi campi di azione (in questo aiutati dallo stato che creò in men che non si dica il proibizionismo sulle droghe).
I narcodollari legati allo spaccio illegale di canapa e derivati, sparirebbero se passasse la linea antiproibizionista, togliendo soldi alle narcomafie. In questa prospettiva dubito che il boss mafioso di turno sia disposto e contento di finanziare una politica che gli toglierebbe migliaia di miliardi dalle mani per darli allo stato.
La politica antiproibizionista ha vinto perché è diventata credibile per larga parte della popolazione, i proclami di wardrug non hanno ottenuto alcun risultato, l'intensificarsi di controlli e arresti ha portato come unico risultato una minor certezza dei diritti civili per tutti i cittadini, e tutto questo senza che il mercato illegale ne fosse minimamente scalfito.
La proposition 251 ha vinto perché è ragionevole; lasciar morire qualcuno per una pianta che vale come i fagioli e costa come l'oro non è ragionevole.
Andrea Satta
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