Panorama, 21 agosto 1997 - Editoriali -Prima contraddizione: lo Stato italiano, attraverso il fedele pusher Monopolio, spaccia nicotina su tutto il territorio nazionale in punti vendita contraddistinti da una "T" bianca su sfondo nero; lo stesso Stato italiano proibisce di far pubblicita' alle sigarette che vende: basta anche il minimo accenno, e il direttore responsabile di un giornale finisce nei guai.
Seconda contraddizione: in tv sono vietati gli spot che propagandano i derivati del tabacco; ma una Domenica si' e una no, per molti mesi l'anno, milioni di italiani si mettono davanti al televisore e assistono ai gran premi di formula uno: che sono, per l'appunto, giganteschi spot delle multinazionali del fumo.
Con le contraddizioni ci fermiamo qui. Gia' ne bastano due per mettere a fuoco una situazione bizantina in cui si incrociano gli orrori del dirigismo e dello statalismo con le ipocrisie del moralismo. Eppure, con autentico sprezzo del ridicolo, una delle tante incontrollate, incontrollabili e chissa' quanto rappresentative organizzazioni dei consumatori ha deciso di dichiarare guerra agli sponsor delle bionde in formula uno; mentre in Parlamento sta viaggiando uno sciagurato disegno di legge che, se approvato, vietera' qualsiasi forma di pubblicita' indiretta delle marche di sigarette.
Magnifico. Nell'era della liberalizzazione, mentre l'una dopo l'altra le barriere alla comunicazione cadono sotto i colpi dell'elettronica e dell'informatica, in Italia c'e' ancora chi tratta da stupidi i consumatori e vuole "tutelarli" dal diavolo pubblicitario. Manca soltanto un richiamo al famigerato Sim (Stato imperialista delle multinazionali) e poi le vestali del politically correct avranno ottenuto la quadratura del cerchio. All'interno del quale si intendono correttamente rieducare milioni di cittadini e cancellare, come se ci trovassimo in quel paradiso del proibizionismo che si chiama Cuba, la propaganda del proibizionismo de "los yanquis".
Ora, nessuno nega i danni del fumo. Che sono pari almeno a quelli dell'alcool. Ma allora, perche' non scrivere sulle bottiglie di grappa e di cognac "nuoce gravemente alla salute" cosi' come avviene con i pacchetti di sigarette ? E perche' non consentire la pubblicita' (oltreche' la libera vendita, possibilmente fuori dal Monopolio e anche dalle tabaccherie) delle bionde, proprio come avviene per i liquori ?
Ovviamente non si tratta di invocare la par condicio tra due vizi, ne' si tratta di favorirne la diffusione. Si tratta, semplicemente, ma fermamente, di pretendere che in questo Paese non continuino a scendere i livelli di liberta'. Nel caso e' in gioco la liberta' di comunicazione.
Perche' la pubblicita' e' parte integrante della comunicazione. E come il resto della comunicazione deve conoscere un solo limite: quello della civilta'. Lo ripetiamo: liberta' di comunicare. Per farne buon uso (ottimi gli avvisi tipo "nuoce gravemente ...") e per impedirne ogni abuso.
Diversamente fra un po', per legge si stabilira' perfino il numero dei grappini e delle sigarette consentite in un giorno.