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Conferenza droga
Manfredi Giulio - 27 agosto 1997
AIDS E DROGA: NEL 1985 LA SVEZIA PROIBIZIONISTA AVEVA GIA' COMPRESO LA PORTATA DELLA PANDEMIA....

Mi è arrivato nelle mani una pubblicazione vecchia della Presidenza del Consiglio dei Ministri che riporta gli atti del convegno "Droga e flussi informativi in Europa" (Roma, 11-13 novembre 1985).

Fra i vari interventi mi ha colpito quello di Hans Lundborg, l'allora coordinatore del governo svedese per le questioni relative agli stupefacenti. Egli illustrò la politica svedese in materia, ispirata allora come ora ad un rigido proibizionismo; ma pose pure in modo chiaro e completo la questione AIDS. L'intervento è rilevante se tenete conto che la parola AIDS non compare in NESSUNO degli interventi degli altri convegnisti,provenienti da tutta Europa (in Italia delegazioni del PR e del FUORI incontrarono i Ministri della Sanità dell'epoca riscontrando la loro completa ignoranza sul tema; l'AIDS fu riconosciuto come malattia solo nel 1986, con un decreto del ministro Donat-Cattin; le problematiche derivanti dall'interazione fra il virus e lo stato di tossicodipendenza sono state studiate in Italia solo negli anni '90; eppure il convegno in oggetto era per migliorare i "flussi informativi in Europa" e il governo italiano dell'epoca fece stampare gli atti...ma non li lesse!).

Ecco alcuni passi dell'intervento del rappresentante svedese:

"...Un fattore che sta attualmente incitando a compiere grandi sforzi per raggiungere tutti (in corsivo,ndr) i consumatori di droga per via enovenosa è l'epidemia di AIDS.

All'inizio di agosto (1985,ndr) più di 1.000 td...erano stati sottoosti ad analisi per individuare la presenza di AIDS. Circa il 10% risultarono positivi all'HTVL3...I risultati disponibili dei test mostrano che l'epidemia di AIDS ha rapidamente preso piede tra gli eroinomani di Stoccolma...Circa il 50% degli eroinomani sono portaotri del virus dell'AIDS...Non c'è motivo di cullarsi nell'illusione che l'epidemia sia limitata ai td. della zona di Stoccolma. L'esperienza internazonale dimostra che l'epidemia parte da una zona determinata (per esempio New York),ma che una volta che hapreso piede si estende molto rapidamente sia nella regione stessa che verso zone dove è diffuso l'uso della droga per via enovenosa...Non vi sono misure rapide e facili per stroncare con facilità la diffusione dell'AIDS tra i td. Se si vuol tenere sotto controllo il contagio saranno necessarie misure diverse e più efficaci che con altri gruppi a rischio. A quanto pare, mlti uomini omosessuali - il più importante dei gruppi a rischi

o - hanno cambiato il loro modo di vivere e le loro abitudini sessauli per evitare di venir contagiati o di contagiare gli altri. Nessun cambiamento analogo è avvenuto tra i td., nonostante il fatto che unnumero abbastanza rilevante di consumaotri per via enovenosa siano stati raggiunti da una ceta informazione riguardante l'AIDS. Di conseguenza, non si può presumere che i td. si comporteranno come gli omosessuali, prendendo delle misure per ridurre il rischio di contagio. Ciò non vuol dire che i td. siano insensibili alla minaccia dell'Aids. E' stato dimostrato, da esperienze fatte a Stoccolma, che la paura e talvolta il panico si sono diffusi tra i consumaotri per via endovenosa, come conseguenza dell'epidemia di AIDS. Un numero più elevato del consueto di td. si èè presentato spontaneamente ai centri di trattamento anti-droga negli ultimi mesi pr sottoporsi ad analisi e cure di disintosicazione o ricevere assistenza. Tuttavia, i tests, l'informazione sulla trasmissione della malattia e sulle misure di aut

o-protezione si sono dimostrati tutti mezzi inadeguati nella lotta contro l'AIDS tra i td. I td, incalliti, nella maggior parte dei casi, sono incapaci di cambiare vita di loro spontanea volontà. Sono dipendenti dalle droghe. A ciòò si aggiunga che , di regola, i td. sono prigionieri di un ambiente imperniato sulla droga e, almeno in parte, trovano il loro sostentamento nella criminalità o nella prostituzione. L'infromazione e i test devono asociarsi a misure di trattamento. L'arma più valida contro la rapida diffusione del morbo tra i td. è un sistema efficace e aggressivo di disintossicazione e di trattamento.

E' anche impiortante capire che la minaccia dell'AIDS può essere sfruttata come una forza positiva nel lavoro di motivazione. Il rischio di contagiopuò essere un fattore capace di indurre i td. ad interrogarsi sulla loro td.za e il loro modo di vivere. Alllora potranno cominciare a desiderare il trattamento. L'istinto di conservazione tra i td. - sia quelli chje sono stati contagiati, che quelli che non lo sono - non va trascurato nel lavoro terapeutico. L'obiettivo deve essere di arrivare a tutti i consumatori che si bucano, e offrire loro tests, disintossicazione e trattamento.".

Naturalmente, quando il sig.Lundborg parla di trattamento non si riferisce certamente al trattamento metadonico (no alla droga di Stato) e, inoltre, "La disintossicazione e il trattamento di motivazione vengono condotti nelle unità psichiatriche della maggior parte degli ospedali...".

 
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