Da Agenzia Radicale del 27 agosto 1997
Il direttore sanitario proibisce l'utilizzo del metadone l'Istituto di Psichiatria dell'Università di Pisa - fra i più avanzati in Italia nella cura delle dipendenze da oppiacei - è costretto ad abbandonare decine di pazienti una storia italiana, fra burocrazia e ipocrisia.
Dichiarazione del Co.R.A. - Coordinamento Radicale Antiproibizionista
Alla fine di questa settimana l'Istituto di Psichiatria dell'Università di Pisa terminerà le scorte di metadone, e non potrà più curare gli oltre 40 pazienti tossicodipendenti che ha oggi in carico. Perché? Perché il Direttore Sanitario della Azienda Ospedaliera di Pisa, dottor Tommaso D'Angelo, ha "proibito" ai medici di prescrivere e somministrare il metadone nella cura delle dipendenze da oppiacei. Il un primo tempo ha giustificato il "divieto" sulla base di una disposizione della legge sulla droga (abrogata peraltro dal referendum popolare del 1993), che consentiva la prescrizione del metadone unicamente ai presidi territoriali (Sert); in un secondo tempo, di fronte alla smentita della stessa Direzione Generale del Ministero della Sanità, che chiariva e ribadiva il pieno diritto di ogni medico alla cura delle dipendenze con farmaci sostitutivi, ha disposto comunque, e discrezionalmente, il taglio di questo servizio.
Ci troviamo dunque di fronte ad una chiusura burocratica, senza senso e senza giustificazione: in tutto il mondo il metadone è ritenuto un presidio indispensabile nella cura delle tossicodipendenze; gli stessi Sert sono tenuti ad assicurare la disponibilità di questo farmaco sostitutivo, e a non escluderne aprioristicamente l'utilizzo (a differenza di quanto è avvenuto in Italia fra il '90 ed il '93, periodo nel quale la posizione antimetadone aveva praticamente assunto, sia pure con qualche deroga, forza di legge).
L'aspetto più inquietante dell'intera vicenda è che però questo "attentato" alla libertà terapeutica e ai diritti alle cure si sta consumando nel più assoluto disinteresse del ministro Bindi, le cui posizioni "aperturiste" alla recente Conferenza Nazionale sulla droga di Napoli non sembrano avere avuto né seguito né concretizzazione. Il Ministro non può tacere, né dimenticare che la posizione della Direzione sanitaria dell'Ospedale di Pisa è in aperto contrasto con i pareri espressi dagli uffici del suo stesso Ministero. Il Ministro non può dimenticare che l'altissimo tasso di sieroprevalenza (diffusione del virus dell'Hiv) fra la popolazione tossicodipendente è da fare risalire alle dissennate politiche di proibizione delle cure - e del metadone in particolare - perseguite dai precedenti Governi. Insomma: il Ministro non può assolvere, per rispetto dell'"autonomia" delle aziende sanitarie, il mancato rispetto del diritto alla salute dei cittadini.