"La Stampa" di ieri, a pag. 15, spara a tutta pagina <>.L'articolo riporta poi stralci dell'intervento pronunciato dal Presidente della Camera a Trieste davanti ai suoi corrispettivi di 15 nazioni centro-europee: "L'esercito della mafia è più grande e pericoloso di quello di Hitler...La mafia ha un esercito immenso, dotato di una straordinaria facilità di ricambio dei caduti e dei prigionieri e di un'eccezionale capacità di armamento...La sfida si può vincere, mabisogna usare la stessa strategia che metteremmo in campo se dovessimo combatere la terza guerra mondiale...".
Invito l'apocalittico Violante a leggere il libro "Proibito?" (Donzelli, Roma, 1993) di Ada Becchi e Margherita Turvani (la Becchi, docente universitario, è stata tra il 1987 e il 1992 deputata del PCI-PDS, ha fatto parte delle commissioni d'inchiesta sulla mafia e sul terremoto dell'Irpinia ed è stata ministro-ombra per i problemi del Mezzogiorno), di cui riporto alcuni brani illuminanti:
"...I criteri cui attenersi per evitare l'insediarsi delle nuove mafie etniche sono nebulosi, ed è plausibile che gli apparati represivi non siano ancora dotati di strumenti adatti. Dietro l'insistenza con cui gli apparati continuano a riproporre la criminalità mafiosa come la vera responsabile del narcotraffico in Italia, e non solo, ci può del resto essere anche la consapevolezza di questi limiti, oltre alla convinzione che qust'interpretazione sia convergente con il comune sentire, o con il sentire del mondo politico. E' cioè del tutto verosimile che ribadiscano sempre questa tesi, ma non ne siano davvero persuasi. La <>...inista nel fatto di rappresentare il narcomercato come controllato dalla criminalità mafiosa avrebbe allora gli stessi risvolti di altre simili <>. Così rappresentato il nemico è non solo più facilmente identificabile dal pubblico, ma circondato di mistero ed insieme ammantato di invulnerabilità se non di onnipotenza. Insomma, la rappresentazione del crimine può essere per certi aspetti più importante della sua stessa <>...Le semplificazioni sono, del resto, pericolose. Rischiamo di legittimare l'iidea che il malaffare sia contrastabile solo "manu militari", nel senso che non esiste una capacità dell'"upperworld" di contraporsi altrimenti all'"underworld" e di restringere la sua sfera d'influenza. Ed è un'idea che già trova molti adepti...L'evoluzione in corso nel mercato italiano dei narcotici illegali sugerisce che il mondo criminale italiano si stia riarticolando e differenziando. Se gli Stati Uniti, impegnati nella lotta frontale contro Lcn (La Cosa Nostra), hanno visto moltiplicarsi le mafie etniche che si muovevano sul loro territorio, con il contributo decisivo del traffico di droga, prchè questo non dovrebbe accaderre in Italia? E' infatti probabile che stia accadendo, ed è intuibile che - anche per la nostraa recente e modesta esperienza multietnica - questa nuova criminalità possa risultare in Italia più difficilmente perseguibile che altrove, e possa di consegeunza dar luogo a reazioni e conflitti più difficilmente controllabili e riconducibili a regole di civiltà. Nonostante te i segnali indubbi di una maggior efficacia ora del'intervento volto a reprimere le mafie (e quelle siciliane più delle altre), è possibile che, nel campo dei narcotici, si debbba faticare ancora prima di individuare una strategia di controllo che lameno induca un assetto più ordinato del mercato con minori rischi per ilconsumatore....".
Per finire, rilevo solo la singolare concomitanza fra le dichiara