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Conferenza droga
Radio Radicale Roberto - 21 novembre 1997
IL "DUELLO" BINDI-AIUTI SULL'AIDS: BRACCIO DI FERRO SUI FONDI PUBBLICI
Domani scade l'ultimatum del medico al ministro

Bindi: "Il dossier della commissione ha solo un uso amministrativo". Sull'immunologo: la ricerca non ha bisogno di lui.

Aiuti: "Tolse dalla commissione me e altri colleghi e nomino' l'indagine. Ora voglio sapere i risultati se no vado in Parlamento"

di Margherita De Bac - Corriere della Sera, 21/11/1997

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ROMA - L'ultimatum scade domani. "Il ministro della Sanita' ha 7 giorni di tempo per rivelare il contenuto dell'indagine sui fondi della ricerca per l'Aids. Altrimenti vado in Parlamento e poi alla Procura", ha annunciato sabato scorso l'immunologo Fernando Aiuti. I sette giorni stanno per scoccare. Ma Rosy Bindi non ha cambiato idea. Quel fascicolo, fa sapere, avra' un uso amministrativo, niente pubblicita' "perche' non era questo lo scopo dell'iniziativa". E il medico, che da mesi la sta contestando, non molla. Ha gia' preso contatto con alcuni gruppi parlamentari. Altri nomi illustri della ricerca italiana, fino al marzo scorso nella Commissione nazionale Aids e poi non riconfermati dal ministro, prendono le difese del collega, finora voce isolata.

"La Bindi ci ha tolti dalla Commissione avanzando la necessita' di trasparenza - attacca il virologo Fernando Dianzani -. E il sospetto e' caduto su tutti noi. Adesso deve dirci chi e se qualcuno ha sbagliato. Altrimenti non ci sentiremo mai scagionati. Se la verita' non viene fuori anch'io usero' tutti i mezzi per conoscerla". L'infettivologo Mauro Moroni e' d'accordo: "Sarei curioso di sapere se ho operato bene o no", commenta giudicando legittima la richiesta del collega.

Pero' non c'e' sentore che quel dossier venga reso pubblico. La Bindi la prossima settimana tornera' a parlare di Aids ma solo per presentare il piano triennale per la lotta alla malattia. In quanto ad Aiuti continua a liquidarlo con aggettivi impietosi: "E' solo un presuntuoso, uno che cerca pubblicita'. E la ricerca non ha bisogno di gente del suo stampo", fa sapere attraverso la sua portavoce, sottolineando di non volersi prestare a polemiche che giudica aride e controproducenti per i malati.

La cattolica Bindi e il professore che si definisce "mai vicino alla Dc" (entro' in collisione anche con Donat Cattin) non si sono mai amati. Quando lei fu scelta da Prodi per occupare la poltrona che era stata di Guzzanti, lui le mando' un mazzo di rose rosse, per simboleggiare l'impegno comune a combattere l'Aids. Ma l'idillio non e' mai decollato, compromesso in partenza da una serie di episodi.

Luglio '96. Dal palco di piazza Navona, dove era in corso una serata di beneficenza ripresa in diretta dalla Rai, Vittorio Agnoletto, presidente dell'associazione di volontariato Lila, attacca la gestione secondo lui non meritocratica dei fondi per la ricerca (27 miliardi) assegnati dalla Commissione Aids di cui in quel periodo faceva parte anche Aiuti, accusato tra l'altro di sfruttare i malati e di avere interessi con le case farmaceutiche. Mentre Agnoletto e l'immunologo si querelano a vicenda (il 28 novembre potrebbero essere rinviati a giudizio), il ministro nomina una commissione d'inchiesta formata da un medico e due magistrati per appurare se le illazioni di Agnoletto avessero fondamento.

Marzo '97. La Bindi nomina la nuova commissione Aids, imprimendole un taglio piu' sociale e salvando, della vecchia, solo pochi nomi fra cui lo stesso Agnoletto, parente di Giuliano Pisapia (Rifondazione comunista) presidente della commissione Giustizia della Camera. Gli scienziati sono tutti destituiti e trasferiti nella Consulta. Compreso Aiuti, che pero' un mese fa si e' dimesso per protesta ("E' una farsa, siamo stati convocati una sola volta").

Novembre '97. Aiuti torna a reclamare la verita' sull'indagine: "Se la Bindi non parla - insiste - e' per proteggere personaggi della Commissione. Ha fatto fuori me ed altri perche' eravamo scomodi. A discapito dei clinici, ha privilegiato

gente che non ha mai visto un malato in vita sua, come epidemiologi e medici del lavoro". Allude a personaggi da lui definiti "factotum" della sua "avversaria" e a lei piu' vicini politicamente che, in Commissione, si sarebbero segnalati per aver avversato la sperimentazione in Italia delle nuove terapie contro l'Hiv. La Bindi, criticata ferocemente anche sul piano della politica contro l'Aids, gli ha risposto con una querela, partita prima che scadesse l'ultimatum dei 7 giorni.

Il match a distanza continua con un dato di fatto: da quando non e' piu' "nel cuore" della Bindi, Aiuti non e' stato penalizzato nell'assegnazione di fondi per la ricerca. Ne ha ricevuti, in proporzione, piu' che negli scorsi anni, quando era lui uno di quelli che li distribuiva.

 
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